Vino

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Il silenzio ha preso facilmente il sopravvento su questo luogo e su di noi, ci ha avvinghiati in una morsa di imbarazzo e ci lascia credere che, qualsiasi cosa possa uscire dalla nostra bocca, sia superflua, se non addirittura inutile e sbagliata.
È strano stare in silenzio in torno ad un tavolo, infondo è il miglior luogo per parlare, è riconosciuto da tutta la società come un posto in cui dover fare conversazione, no?
Non lo so, so solo che ogni tanto alzo gli occhi dal bicchiere e la guardo, ma lei è così presa dai suoi pensieri che sembra non accorgersi nemmeno di me e questo un po' mi infastidisce.
Dannazione Lucy, perché non mi guardi?
Basta.
Per tutti i demoni.
Afferro il bicchiere e mando giù, in un solo sorso, tutto il vino che lo riempiva, sbatto il vuoto sul tavolo e li riesco ad avere la sua attenzione.
Mi guarda sbalordita.
<< Che c'è?>> Chiedo serio.
<< Perché lo hai fatto?>> Alza un sopracciglio.
<< Mi andava.>>
Prendo la brocca e mi verso altro vino.
Noto che il suo bicchiere e a poco meno della metà. << Riempio?>>
Si limita ad annuire.
<< Ho sentito parlare Lluvia e Levy di un ballo.>>
La vedo sorseggiare con gusto il vino e...no non può tornarmi in mente così la sensazione del suo viso vicino al mio.
Concentrati su quello che ti sta dicendo, idiota. Prima ti lamenti che non ti calcola e non ti parla e poi...
Però è bella.
No, concentrazione. Rispondigli.
<< Si. Il ballo. Beh... non è niente di che è...un ballo.>>
Ma che sto dicendo?
<< Questo lo avevo capito.>> Mi incalza.
Dai però, non posso fare queste figure di merda.
Bevo per incoraggiamento.
<< Scusa è che...sai non è una delle mie cose preferite.>> Alzo le spalle.
<< Non ti diverte danzare?>> Gioca con il bicchiere e fa oscillare il liquido all'interno.
<< Si facesse per quello sarebbe anche stato simpatico.>>
Simpatico? Che allegria.
Sembra si stia trattenendo dal ridermi in faccia.
<< Per cosa si fa?>> Beve ma tiene lo sguardo su di me.
<< Diciamo che quello di quest'anno sarà molto concentrato su di te, Lucy.>>
Sgrana gli occhi e poggia il bicchiere. << Su di me? E perché?>>
<< Perché sei il mio nuovo e prezioso acquisto, perché nessuno ha una maga dei spiriti stellari al suo fianco, perché devo esibirti come un raro oggetto da collezione, mentre altri draghi sfileranno con i loro schiavi e perché devo dimostrare pieno consenso alle leggi.>> sbeffeggio le ragioni di mio padre.
Sono schifato. Si vede?
<< E gli altri anni?>>
<< Non ho mai partecipato, pur avendo avuto Lisana come regalo di mio padre, ecco perché non sono ben visto nella società dragonica.>> Alzo il bicchiere e fingo un brindisi prima di portarlo alle labbra.
Lei non parla. È visibilmente contrariata.
Come la capisco.
Piccola, dolce, agguerrita maga.
Se solo potessi renderti donna libera, se solo potessi permettere ai tuoi occhi di splendere solo di gioia e cancellare dai tuoi ricordi i dolori che, immagino, la guerra ti ha fatto patire.
<< Non voglio essere messa in mostra come un oggetto.>> Sembra offesa e non posso darle torto nemmeno qui.
<< Non so come evitarlo.>> Abbasso la testa.
Sono patetico. Non riesco nemmeno a proteggerla.
Però potrei darle una dignità.
<< Ti giuro che non sarai come le altre. C'è un abbigliamento specifico per le schiave che vengono presentate, una veste tipica che...beh se si esagera un po' è del tutto inesistente. Tu non ti vestirai così. Non metterò in mostra il tuo corpo se non vuoi. Avrai il vestito più bello mai visto, supererà anche quello delle nobildonne che parteciperanno.>>
È una bella idea no? Può piacerle? Si sentirà aiutata in questo modo?
<< Se è così parteciperò solo per vedere le facce dei presenti.>>
Ci guardiamo per dei secondi cercando di rimanere seri ma, niente, scoppiamo a ridere.
Sarà il vino?
Non lo so, però è bello.
Lei è bella, maledizione.
Aspetta. Ma è la prima volta che ride così.
Mi fermo a guardarla. Sembra non riesca a smettere.
È cristallina, non troppo acuta, ha il dorso che sfiora le labbra aperte per coprirsi, gli occhi assottigliati in due fessure e gocce di lacrime ai lati degli occhi che però non scendono, li rendono incredibilmente lucidi e profondi. Vivi. Si. Forse per la prima volta i suoi occhi vivono non per vendetta, ne per la luce del rancore.
È meravigliosa la mia Lucy.
Mia...
Non lo sarà mai.
Mi si ferma il cuore.
Che sensazione strana.
<< Vieni al mare con me domani.>>
Cosa? Ma quando ho deciso di dirglielo?
Lei si riprende lentamente dalla risata. Aspetto che torni seria. Non ho fretta. Tanto so già che riceverò una porta in faccia.
<< Al mare?>> Sulla sua fronte appaiono poco marcate delle rughe di incertezza.
<< Si. >>
<< Ma non è periodo.>>
<< Ci deve essere un periodo? Ne ho voglia, mi piace guardare il mare.>> Alzo le spalle.
Ho finito anche questo bicchiere.
Lei non mi risponde. Noto che ha messo del rossore sulle guance. Credo che per lei basta vino.
Io però me ne verso un altro po'.
A quanto sto? Tre o quattro?
E lei? Due o tre?
Però non voglio dar per scontato nulla.
<< Ne vuoi altro o preferisci di no?>>
Ci pensa un po' su. << L'ultimo bicchiere, poi basta.>>
<< Dimmi quando fermarmi.>> Inizio a versare ma, non so il perché, a quella frase avrei voluto mi rispondesse con un "non fermarti mai". Sono patetico. La guardo negli occhi e non riesco a non ripensare a prima e al suo corpo addosso al mio.
Non voglio mai fermarmi con lei, non voglio smettere di provocarla, di conoscerla, di incuriosirla, di studiare la sue espressioni e i suoi modi di fare io non...non voglio che questa cosa che sento verso di lei finisca. Questo magnetismo che lei ha mi costringe a girarle attorno come un satellite, uno un po' confuso perché tanto mi attrae quanto mi allontana.
Che occhi ha. Per tutti gli dei.
Sono pronto a scommettere che l'abbiano mandata loro da me per farmi uscire pazzo.
Però se anche lei mi guarda così...magari sta pensando le stesse mie cose. Magari anche lei vuole dirmi di non fermarmi, di non arrendermi con lei, di continuare a volerla conoscere, di arrivare in fondo, di scavare tra le sue paure e tormenti e di portarla fuori per farla vivere meglio. Vuole essere salvata da me? Vuole che io le mostri un mondo in cui un drago può essere degno del sentimento di una maga?
<< Ah!>>
Cazzo!
Ma che cazzo faccio?
<< Mi dispiace, mi ero distratto, non volevo sporcarti.>> Mi alzo veloce dalla sedia per raggiungerla.
Lei si è spostata velocemente dal tavolo strusciando indietro la seduta.
Sul tavolo il vino riverso sgocciola a terra mentre il bicchiere satollo traballa leggermente facendo cadere altro liquido.
Lei è bagnata sulla mano che reggeva il bicchiere e sul vestito.
Sono un idiota.
<< Non preoccuparti. Non è niente di grave.>> Si controlla l'abito.
Beh, ha una bella chiazza.
Prendo un canovaccio pulito, lo bagno con l'acqua e mi sbrigo ad andare da lei.
Mi metto a terra con un solo ginocchio poggiato e inizio a tamponare il vestito.
<< Posso farlo da sola.>> Dice imbarazzata.
<< Lo so, ma lo sbaglio è stato mio.>> Alzo lo sguardo ed incrocio i suoi occhi.
No. Non guardarla più.
Torno ad osservare la macchia.
Non sembra stia migliorando, anzi.
Come si leva una macchia di vino?
<< Smettila, tanto non si toglie così.>>
Cosa?
Alzo la testa ed in un nano secondo lei ha indossato nuovamente la sua espressione più infastidita e si è alzata.
Cosa ho fatto adesso?
Mi alzo a mia volta finendole molto vicino.
L'odore di vino è invadente.
Però è corposo, ricopre l'aria come fosse velluto e avvolge, stringe le pareti intorno a noi.
Noto che ne ha una goccia sul petto. Forse quando ha scrollato la mano fradicia una è arrivata lì. Che invidia.
È colpa del vino se ci perdiamo così spesso a guardarci?
Però...
Sollevo il canovaccio e, lento, leggero come fosse piuma da non piegare, le pulisco la pelle nivea.
Mi lascia fare. Forse troppo intontita e inebriata dai bicchieri bevuti.
Io...
Le accarezzo anche il collo con la stoffa umida e noto dei brividi sulla sua pelle. Sospira leggera.
Guardo la mia mano arrivare fino a sopra il bordo della scollatura.
Ok basta. Sto esagerando.
Vino o non vino non posso approfittarmi del suo stato di incoscienza.
Tolgo velocemente via la mano da lì e mi giro per allontanarmi ancora più velocemente. Tiro sul tavolo l'asciugamano e mi avvicino alla porta.
In tutto questo il fatto che non dica una parola mi fa davvero rendere conto della sua poca lucidità.
Col cavolo che domani viene con me al mare.

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