Puoi giurarci

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Sono tornato da quella specie di riunione inutile a cui ho dovuto partecipare. Mi hanno solo messo al corrente di cose già in atto e che comunque avrei dovuto accettare perché già accettate da mio padre.
E si è parlato del ballo.
L'odiosa festa che dovrei dare in casa mia.
Non ho potuto oppormi a questa tradizione.
Dovrò vedermi sfilare i draghi con i loro nuovi maghi come trofei ed io dovrò mostrare Lucy.
Non è stato fatto necessariamente per quella motivazione il ballo, ma con l'andare avanti degli anni è diventato sempre di più un vantarsi di avere il mago più particolare a fare da valletto o accompagnatrice. Era come dire "ho il mio mago, sono come voi e rispetto e appoggio questa società basata sullo schiavismo".
Tra poco sarà ora di cena. Non credo mangerò qualcosa.
Anzi, ora mi vado a cambiare che magari allenandomi un po' scaccio i pensieri.
<< Signore, eccola. Dov'è stato tutta la giornata? Eravamo preoccupatissimi.>>
Nemmeno il tempo di varcare il cancello.
<< Sto bene Kana, ero andato al senato.>> La tranquillizzo.
Non è da tanto che questa maga è qui, ma ci tiene molto a prendersi cura di me.
<< Va bene, allora informo gli altri. La stavano cercando tutti.>> Sorride rilassandosi.
Tutti chi?
<< Chi mi cercava?>>
No, Lucy no, impossibile.
<< Beh Erza, Gray, Lluvia, Lisana, il drago di ferro, Elfman, Levy , Macao e Wakaba e, sono sicura, lo avrebbe fatto anche Nab se solo...>>
<< Se solo non fosse stato fermo a contemplare la lista delle cose da fare in casa?>> La fermo scoppiando a ridere e trascinandola con me.
Tutti ci scherziamo sul modo di lavorare di Nab e tutti ci chiediamo come possa averlo scelto quello schiavista di mio padre. Ovviamente non sa della sua nullafacenza.
E comunque tra tutti quei nomi lei non c'è.
Faccio mentalmente spallucce.
Non è che mi aspettassi qualcosa di diverso in effetti.
<< Vado ad aiutare in cucina, Reedus avrà le mani tra i capelli, l'avranno lasciato tutti solo. La chiamo quando è pronta la cena.>>
Dei, dato che sta in cucina la scena delle mani tra i capelli mi spaventa un po', ma so che è una battuta che si può evitare...a me avrebbe divertito dirla, però vabbè non mi va di parlare molto in realtà e poi non voglio trattenerla.
Ma una cosa devo dirgliela.
<< Non preoccuparti per me, non ho fame al momento, preferisco allenarmi da solo, casomai tenetemi qualcosa per più tardi se mi torna l'appetito. Grazie mille Kana.>> Le poggio la mano sulla spalla e le sorrido cordiale, lei si limita ad annuire sapendo che non mi va chiesta mai una spiegazione.
Prima di andare via fa un cenno di inchino con la testa.
Che odio questa cosa che fanno.
Mentre mi avvio nelle mia stanza altre tre persone mi hanno fatto la stessa ramanzina di Kana.
Da una parte mi fa piacere che si preoccupino per me.
Mi do una rinfrescata, mi cambio e vado nel campo di allenamento.
Ma Lucy è sparita?
Apro la porta della stanza sperando quasi di trovarla dentro. Magari che dorme sul letto o che fa il bagno.
Ma no, la camera è vuota.
Anche in bagno non c'è nessuno.
Apro il rubinetto del lavandino e mi butto un po' di acqua fredda in faccia con le mani a conca.
Perché nell'acqua raccolta nelle mani non c'è un riflesso? Forse perché non è tanta, non è profonda, perché si vede il fondo.
Alla fine è così sempre, come ti vedi, come sai chi sei se non hai tanto da raccontare? Se di esperienze ne hai fatte poche, come fai a dire chi sei?
Se le gocce d'acqua creano uno specchio in cui riflettere noi stessi, forse abbiamo bisogno noi di più profondità per emergere, per esistere.
Senza nulla siamo nulla.
Con poco siamo ancora nulla.
Con l'immensità del mare siamo una sagoma sfocata.
Mi butto l'acqua sulla faccia.
Alzo la testa e mi guardo allo specchio.
Mi chiedo se mio padre quando mi guarda vede ciò che vedo io, se pensa mai al passato, se rimpiange le volte in cui non poteva essere con me, in cui non è stato un padre o le volte in cui se poteva affondarmi lo faceva senza scrupoli.
Quando mi guarda in viso, vede i segni dei dispiaceri che vi ha lasciato sopra?
Lui voleva crescermi secondo i suoi piani, non poteva immaginare che sarei diventato il contrario di tutto ciò che voleva. Se fossi stato un altro figlio...
No.
Se lui fosse stato un altro padre sarebbe stato orgoglioso di me.
Se fosse stato una persona decente mi avrebbe supportato nelle mie idee e...il mondo sarebbe stato diverso.
Incredibile come qualcuno possa avere un potere tale da influenzare interiormente una persona ed esteriormente il mondo intero.
E messo a paragone cosa pesa di più?
Un figlio o una società?
Aaah.
Spengo velocemente l'acqua e afferro la saponetta sul contenitore in marmo, la tiro con violenza a terra.
Mi poggio al lavandino dando le spalle allo specchio e con le mani mi sorreggo al bordo.
Il collo incassato tra le spalle per via della posizione scomoda mi inizia a fare male. Sarà anche perché ho dormito in modo pessimo la notte scorsa.
Sto perdendo tempo facendo ciò che voglio fare?
Torno in camera e mi spoglio del tutto per mettermi cose comode.
Fortunatamente sono finiti i tempi in cui mi faceva male la sua disapprovazione e lottavo fortemente per renderlo orgoglioso, partecipando anche in prima linea alla guerra.
Poi ho capito.
Non sarò mai abbastanza bravo per lui. E allora?
Non è più un mio problema.
Ma chi voglio prendere in giro?
Si che lo è.
È una società fondata su ciò che vuole lui. Come posso dire che non è un mio problema ciò che vuole da me? Non posso fare finta di stare bene così.
La stanza sembra improvvisamente fattasi più stretta, sicuramente è più buia, il cielo si è incupito e il sole ha deciso di abbandonare questo lato della terra, ormai sarà ora di cena.
Sono pronto.
Tolgo lo sguardo al cielo e mi volto. I miei passi non fanno rumore sul tappeto che ricopre il pavimento.
Nel momento esatto in cui il mio primo passo mi avvicina alla porta, questa si apre e, con estrema nonchalance mi mostra una Lucy sorpresa nel vedermi.
Perché sorpresa se è camera mia?
<< Sei tornato?>> Sembra non le sia cambiato assolutamente nulla.
<< Eri preoccupata?>> La seguo con lo sguardo mentre, dopo aver chiuso la porta, si mette seduta sul letto.
Ride divertita. Ma non è una risata sincera, lo fa per prendersi gioco di me.
<< Non direi, non sei il tipo che abbandona la sua posizione di potere ed il lusso. Lo dimostra il fatto che ti riempi la bocca di belle chiacchiere ma hai passato la giornata al senato.>> Incrocia le gambe e poggia i palmi sul materasso facendo in modo che le braccia siano più in dietro rispetto al busto.
Cos'è che ha detto?
Non ci credo.
A parte che come fa a sapere dov'ero? Ha chiesto di me?
Però aio. È pungente.
Devo ancora abituarmi.
Come faccio a spiegarle la verità?
Che poi non esiste una verità assoluta, dipende sempre dagli occhi di chi la guarda.
Posso provarle a spiegare la mia di verità. Il mio perché.
Mi guarda avvicinarmi a sé.
Più mi faccio vicino e più la sua espressione sembra meno arrogante e spavalda.
<< Mio padre non farà ritorno qui per molto tempo, mi ha detto di prendere momentaneamente il suo posto nella camera del consiglio.>> Mi fermo a pochi passi da lei. << Sai perché ho odiato stare lì? >> Abbasso la testa ed incrocio le braccia al petto. Mi inumidisco le labbra prima di tornare a guardarla negli occhi. << Perché è stata un'ennesima riprova del fatto che non posso nulla contro mio padre e tutti i senatori, almeno per il momento. Tutto ciò che hanno fatto è stato mettermi davanti a fatti compiuti già approvati da mio padre e l'altro console. Non si fidano di me, lo hanno dimostrato tirando in ballo il mio ritiro e dandomi del vigliacco, io di risposta ho cacciato dal senato uno di loro.>> Mi scappa un risolino e cerco di trattenerlo mordendomi il labbro inferiore e alzando la testa vero il soffitto. << Cosa pensi che faranno ora?>> Abbasso la testa.
<< Ti andranno ancora più contro.>> Mi risponde seriamente concentrata sulla conversazione.
Questo mi fa piacere.
Non è mai sembrata veramente interessata a ciò che dicevo.
<< Mi daranno del filo da torcere e mi ricorderanno costantemente che sono lì solo per tenere il posto caldo al console che tornerà.>> Lascio cadere le braccia lungo i fianchi prima di darle le spalle.
Mi porto il braccio destro sul lato sinistro del collo, lo massaggio e lo ruoto a cerchio e poi a semicerchi per scrocchiarlo e rilassarmi.
Sento il suo sguardo sulla mia schiena.
<< E quando tornerà cosa farà secondo te se vedrà il figlio, suo successore, portare avanti idee completamente opposte alle sue?>> Levo la mano sul collo e la poggio sulla maniglia.
<< Farà tornare tutto come prima, con tutto l'appoggio del senato...e non ti permetterà mai più di essere suo successore.>> Sussurra.
<< Mi conviene secondo te rischiare? Oggi potrei non cambiare nulla, anzi, sicuramente, ma forse un domani, quando quel posto sarà solo mio di diritto e nessuno potrà portarmelo via, allora li potrò cambiare le cose. E puoi giurarci che lo farò.>>
E tu padre, questo non puoi cambiarlo.
Questo non puoi levarmelo.
Abbiamo perso tutto io e te, ogni legame affettivo.
Abbiamo capito che nulla dura per sempre ed entrambi sappiamo che è il sangue che comanda.
Quanto viene sparso. Quale viene sparso. Da chi. Chi ne sparge di più chi di meno.
Quale sangue hai nel corpo determina chi sei e quanto ne hai fatto versare indica il tuo valore.
Mi dispiace.
Ora è troppo tardi per riavvolgere il tempo e cercare di essere perfetto.
Non possiamo tornare indietro e io non posso cambiare.
Faccio pressione sulla maniglia e apro la porta.
Lei non mi risponde.
Non mi crede?
<< Sono belle chiacchiere. Ma sono comunque chiacchiere.>>
Eccola.
<< Ma sono comunque belle.>>
Perché non vedere mai l'altra faccia della medaglia?
Perché dare sempre una prospettiva negativa alle cose?
Sospiro.
Voglio uscire.
Spalanco la porta e metto un piede fuori, sul corridoio.
<< Aspetta.>>
Mi volto. Si è alzata dal letto ma è rimasta ferma lì.
<< Possono essere belle, ma fa che non siano inutili.>> Sembrava una preghiera proveniente direttamente dal suo sguardo supplichevole.
<< Se le ho pronunciate ad alta voce, di fronte a te, hanno un peso, un valore. Non possono essere dimenticate. Ora ho una responsabilità maggiore verso di esse.>> Voglio sembrarle il più serio e sincero possibile.
Sembra che involontariamente i due angoli della bocca si siano impercettibilmente alzati in un piccolo ma prezioso sorriso.
<< Stai andando ad allenarti?>> Mi chiede timida e un poco rossa sulle gote.
<< Si.>>
<< Vengo con te.>> Fa una piccola camminata veloce per raggiungermi a testa bassa.
Sorridente la lascio passare avanti e mi richiudo la porta alle spalle.

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