Diversa

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La salsedine impregna l'aria e la rende densa e facile da respirare, se solo non mi fosse reso difficile da Irene e le sue attenzioni poco velate.
Il mare sembra aumentare le sue onde ma il rumore ovattato delle stesse mi fa credere di essere lontano chissà dove.
Non sono più su una spiaggia, anche se il vento che mi sferza la faccia fa sollevare piccoli granelli d'orati.
Mi sembra di essere tornato nella mia tenda.
Non volevo più tornarci li. Perché ci sono finito di nuovo?
No...
Ora la mia vita è diversa, ora le mie mani non sono più fatte per stare su questi fianchi e accarezzare questo corpo.
Ora è tutto diverso.
Lei è diversa. È strana. Mi odia. No, forse ora mi tollera. Forse.
Lucy...
Lucy.
<< No.>>
Torno in possesso delle mie azioni e tolgo le mani dal suo corpo per stringerle entrambi i polsi e allontanarla.
<< Natsu...>> Dice stupita. Infondo non deve essere abituata al rifiuto di un uomo.
Lascio andare la presa e, veloce, mi allontano da lei andando verso l'acqua.
Ho bisogno di riprendermi.
Mi chino piegando le ginocchia e con le mani prendo quanta più acqua posso. Me la lancio addosso, bagnandomi capelli e faccia, forse anche un po' la maglia ma fa niente.
Mi tiro su.
<< Ma che fai?>> La sento avvicinarsi.
Devo inventarmi una scusa.
Credo che la cosa peggiore che possa fare un uomo ad una donna, anzi, una persona ad un'altra persona, è andarci a letto pensando ad un'altra. La si svilisce completamente, la rendi un nulla, non è più un essere umano con emozioni ma è un oggetto che si utilizza per arrivare con il pensiero a qualcun altro. Ignobile. Non farei mai questo ad Irene. Se devo andare a letto con lei non voglio dover pensare a nessuno, lei deve avere la mia completa, totale, indissoluta attenzione.
<< Scusa, non sono dell'umore.>> Tengo la testa bassa e guardo le gocce salate lasciare i miei capelli.
Nella vita bisognerebbe essere come il mare, travolgente, ma che sa farti divertire, emozionare, che si incazza come una bestia ma sa essere anche rilassante e che ti lascia sempre qualcosa addosso. Puoi uscire dalle sue acque, abbandonarlo alla sua esistenza, ma avrai il suo sale addosso, come se volesse lasciarti un ricordo di sé...beh, almeno finché non te lo lavi via, ma questo il mare non lo sa. Che poi, se ci si pensa bene, il sale è una parte fondamentale del mare, gli da sapore, gli dà una caratteristica che rende le sue acque diverse dalla altre. Lui ti concede una parte così importante di sé...
Eh?
Mi volto sentendo la mano di Irene sulla mia spalla.
<< Non fa niente, è stato stupido da parte mia tornare sui miei passi.>> Sorride dolce. Era raro un sorriso simile da parte sua. Lei faceva sempre l'ammaliatrice.
<< Quando vorrai, anche solo per divertirti un po', sappi che sono qui.>> Mi fa l'occhiolino e ora rivedo l'Irene incantatrice suadente. Forse preferivo l'altra versione di lei, meno costruita.
<< Andiamo?>> È l'unica cosa che riesco a dirle.
Il sale ha iniziato a pizzicarmi sulla pelle del viso.
Annuisce.

È una tortura tornare in casa e avere gli occhi addosso di tutti, ma forse è il prezzo da pagare quando si va in giro con una come Irene.
Varchiamo il cancello della proprietà Dragneel e la cosa non migliora affatto. Anzi.
Vedo Gray correre verso di noi.
Era da quella discussione che non ci parlavamo. Credo di averlo perdonato.
Ma...ha la faccia di uno che ha appena visto un demone dei libri sacri.
<< Natsu! Erza, lei è...insomma dobbiamo andare da lei.>> Guardando la sua espressione capisco che non è una presa in giro e che anzi, è molto preoccupato.
Cosa sarà accaduto ad Erza?
<< Perdonami.>> Mi rivolgo ad Irene, scendo da cavallo e lascio le briglie a Macao, di turno al cancello.
<< Andiamo, Gray.>> Gli poggio una mano sulla schiena per spingerlo a farmi strada.
Iniziamo a correre.
<< Cos'è accaduto?>> Chiedo cercando di non perdere troppo fiato.
<< Credo sia colpa di quel mago che è arrivato questa mattina.>> Risponde con il fiatone.
Un mago che è arrivato questa mattina?
Ma possibile che in casa mia io non sappia chi diamine entri? Farò una bella ramanzina a Macao e Wakaba.
Cos'ha fatto questo mago alla rossa?
Aspetta...non sarà per caso il mago di Irene? Si, deve essere lui. Quale altro mago potrebbe mai mettere piede qui?
Cosa le ha fatto? Se le ha torto anche solo un capello io...
Stringo i pugni e serro i denti.
Lo uccido a quel figlio di puttana. Dovessi anche combattere con Irene.
Arriviamo nelle stanze dei maghi e sentiamo le grida inferocite di Erza.
Rallentiamo sempre di più e ci guardiamo terrorizzati. Erza fa paura a tutti quando si arrabbia.
Entrambi deglutiamo facendoci coraggio.
Varchiamo la porta della cucina e, la prima cosa a cui faccio caso è il caos che si è creato. Oggetti sparsi ovunque come se fossero stati tirati in un impeto di rabbia, sedie lontane dal tavolo, i volti impauriti della gente che aveva assistito a quella scena...Erza che urlava e piangeva, malediva e imprecava...sembrava sia triste che furente.
Sembrava una tristezza inconsolabile.
Sospiro. Devo fare qualcosa per lei, non posso vederla così.
<< Erza...>> Cerco di avvicinarmi ma vengo bloccato dalla mano di Gray sulla spalla, mi guarda come a chiedermi se ne fossi sicuro.
Si. Voglio rischiare. Non può farmi del male dai, siamo amici.
Annuisco per rassicurarlo e riprendo a camminare.
Non appena attiro la sua attenzione, il suo sguardo scatta veloce su di me.
<< Vai via Natsu.>> Sembra una minaccia.
<< Altrimenti?>> Incrocio le braccia al petto.
<< Ti faccio fare la fine che ha fatto quel piatto.>> Mi indica un oggetto a terra.
I cocci sono ovunque.
<< Perché mi stai distruggendo casa? Che è successo?>> Avanzo di un passo.
<< Perché quella feccia non doveva più farsi vedere e me lo sono dovuta ritrovare in casa!>> Urla.
La sua potenza magica sta aumentando. Le emozioni di Erza sono benzina sul fuoco della sua magia.
<< Il mago che è venuto questa mattina?>> Chiedo con cautela.
Se esplode è la fine.
Sotto questo punto di vista Erza è molto pericolosa. Pochissimi maghi hanno la sua forza e davvero pochi hanno il suo tipo di magia legata, forse troppo, ai sentimenti e alle emozioni.
Tutto in lei si amplifica per farle avere un potere degno del suo dolore. È un cane che si morde la coda, se non riesce a controllarsi.
<< Calmati, non puoi lasciar sfogare la tua magia qui. Ci farai fuori tutti.>> La butto sul ridere, ma la situazione non è per nulla divertente.
<< Deve andare via!>> Urla di nuovo.
Nei suoi occhi perfino le lacrime che vi si sono stanziate sono intrise di potere magico.
Se mio padre la vedesse adesso ne avrebbe paura. Forse la ucciderebbe.
Mi volto verso tutti gli altri. << Andate via per favore. Gray, allontanali.>>
Devo mettere in salvo tutti, se dovessi fallire nel calmarla, sarebbe la fine.
Non mi ero accorto ci fosse anche Lucy.
Gray mi dà retta e fa uscire tutti i presenti.
Rimaniamo soli.
<< Puoi parlarmene? Cercheremo una soluzione insieme.>> Cerco di mantenere un tono pacato, voglio che le arrivi la sensazione che sono qui per aiutarla davvero, che non è sola.
Sentimenti positivi, ecco cosa le servono.
Mi guarda, riesco a catturare il suo sguardo, noto che sta cercando di far andare il suo respiro a ritmo con il mio. Ha paura anche lei di quello che potrebbe accadere se si lasciasse andare.
Sotto alcuni punti di vista, la magia è più mostruosa di noi.
Le faccio un segno di assenso con la testa per farle capire che sta andando bene, che sono fiero di lei, che può farcela. È da quando siamo piccoli che la tranquillizzo così, ma erano anni che non aveva più queste esplosioni di rabbia e frustrazione.
Noto le sue spalle meno tese.
<< Sei più tranquilla?>> Chiedo con cautela.
<< Si.>> Sussurra.
<< La risolviamo insieme, non sei sola.>> Aggiungo per confortarla.
Mi rendo conto che i suoi sono veri e propri attacchi di panico derivati dall'ansia di un potere che non sa controllare, una magia di cui ha paura. Ma è la sua magia.
Forse io sono l'unico che riesce a calmarla perché sono l'unico che può capirla.
Anche io ho un potere che non voglio, non posso lasciare libero e che più lo soffoco e più si ribella prepotente, più diventa forte.
Si rilassa, talmente tanto che crolla a terra, in ginocchio. Sarà stremata poverina.
Corro a soccorrerla.
Erza...non sopporto vederla così. Dovrà pagarla per averla ridotta in questo stato.
Le faccio da sostegno per rimetterla in piedi e la porto a sedersi sulla prima sedia che trovo.
Sono ancora chino su di lei mentre le accarezzo la guancia in un segno di affetto fraterno. << Va tutto bene? Vuoi dell'acqua?>>
Scuote la testa per dire di no.
Mi inginocchio davanti a lei e stringo le sue mani nelle mie. Ha la testa bassa, schiva continuamente il mio sguardo.
Vorrei parlarle. Cosa posso dirle? Come le chiedo cosa è successo senza riportarla a quei sentimenti?
<< Tutto bene, ragazzi?>>
Mi volto e vedo Gray entrare nella stanza. Gli sorrido. Forse lui saprà come rivolgersi meglio a lei.
<< Come stai?>> Accarezza la testa rossa.
La maga annuisce.
<< Non ti ho chiesto se stai bene, ma come stai.>> La prende amichevolmente in giro il moro.
Sorrido anche io.
Erza sbuffa. << Sto meglio.>> Finalmente alza lo sguardo verso di noi. << Grazie.>>
Il suo sguardo è talmente sincero che quasi mi emoziona ricevere una parola simile.
Le stringo un po' di più le mani e le sorrido.
<< Possiamo sapere perché hai reagito così?>> Chiede il mago, in piedi vicino a noi.
<< Possiamo parlarne fuori? Ho bisogno di aria.>>
Io e Gray ci guardiamo prima di annuire. Mi alzo ed aiuto lei a fare lo stesso, ci avviamo alla porta che da all'esterno, il sole, oscurato da una nuvola più grigia delle altre, sembra voler creare un'atmosfera pesante e malinconica.

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