Irene

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Mi sveglio con un dolore al collo.
Maledizione, devo trovare un modo migliore per dormire o qui ci rimetto di salute...non solo mentale.
Non ho voglia di aprire gli occhi.
Il sole mi infastidisce già così.
Non percepisco il suo respiro, neanche il suo odore. C'è solo il profumo restio di ieri. Segno che non è venuta a dormire qui.
E io che le avevo lasciato la porta socchiusa e il letto tutto per se.
Che idiota sono.
Lei mi detesta, come è giusto che sia, è stato stupido da parte mia credere che dopo ieri sera le cose potessero cambiare.
Forse ho solo fatto in modo che si allontanasse di più.
Bravo idiota.
Voglio andare al mare.
Apro gli occhi con calma per abituarmi alla luce del sole e mi alzo dal divano.
Già, il letto è intatto e la porta come l'avevo lasciata. Non si è avvicinata affatto.
Mi lavo e mi vesto al volo, esco dalla camera e...aia.
Gajeel. Che ci fa qui?
Maledizione.
<< Buongiorno principessa.>> Mi deride con un sorriso amichevole.
<< Buongiorno a te che parli pur avendo i capelli più lunghi di Erza.>> Lo sorpasso dandogli una pacca sulla spalla. Sento che mi segue ridendo.
<< Ho saputo del tuo scontro con i senatori. Ti è parso il caso?>> Continua a seguirmi e continua a parlare come se non credesse nemmeno lui alla ramanzina che mi deve fare.
<< Mi hanno dato del vigliacco.>> Apro la porta della sala da pranzo e aspetto che passa per richiuderla.
<< Potevi dire che era uno stronzo!>>
Aaaaah ora capisco.
<< Il drago di Giada si è lamentato per caso?>> Non vorrei essere così tanto ironico ma... si, voglio proprio prenderlo per il culo.
<< Non insulto con epiteti simili persone così anziane. Quanti secoli ha?>> Afferro una mela dal piatto di frutta al centro del tavolo.
<< Però puoi dargli della zavorra?>> Incrocia le braccia e mi guarda con un sopracciglio alzato.
Per ridere tossico il pezzo di frutto che stavo per ingoiare. Ma è pazzo? Vuole farmi strozzare?
Lo vedo che è divertito.
<< Ipocrita zavorra.>> corregge una voce lontana.
Ci voltiamo entrambi nella direzione della voce, anche se già avevo un sospetto, insomma so riconoscere il potere di un drago a chilometri di distanza e il suo è inconfondibile, anche se cerca di nasconderlo.
Bella, leggiadra, elegante come non mai, camminava verso di noi Irene Belserion, figlia unica di una delle stirpi più antiche, i Belserion.
Lei è una di quelle che nessuno vorrebbe mai avere contro. Il suo potere trascende il cielo e la terra.
Il drago della saggezza.
Terrificante e ammaliante allo stesso tempo. Con quei capelli color mogano perfettamente pettinati in lunghe e folte trecce che oscillavano ad ogni suo sinuoso passo da...cavolo si, da pantera, la frangia che le copre la fronte sembra fare da sipario ad un volto bello quanto seducente...ma di quella seduzione forte, spigolosa, che sa di poter fare male ma se ne frega perché può, perché ama, anche divertendosi delle volte. Gli occhi da felino in continua ricerca di una preda erano colore dell'oro colato, se visti sotto la luce splendente del sole, ma di un tono molto più caldo e scuro se nell'ombra, fatto sta che sapevano imprigionarti dentro il loro riflesso se non stavi attento. Quante volte mi ero lasciato catturare io.
Il naso piccolo quanto bastava per permettere alle labbra di essere della grandezza giusta. Carnose e rosse. Solo a guardarle si poteva capire cosa fosse in grado di offrire e, per tutti gli dei, se non vedevi l'ora di sentire qualcosa uscire da quelle labbra.
Il corpo era strategicamente lasciato scoperto nei punti più giusti, era una donna sempre pronta al combattimento e al trasporto passionale, i suoi abiti le permettevano questa libertà.
E che corpo, comunque. Era da tantissimo tempo che non la vedevo e devo dire che le sue lunghe gambe e le sue forme non sono affatto...
<< Chiudi la bocca fiammifero.>> Sussurra giocoso Gajeel.
Irene ride di cuore. Ovviamente è riuscita a sentire il commento del drago di ferro.
Ho sempre avuto un debole per quella donna. Anche, però, un profondo rispetto.
Mi inchino non appena si è fatta vicina abbastanza da poterle prendere la mano e poggiarci, quasi impercettibilmente, le mie labbra.
Torno dritto con la schiena ma non lascio la sua mano.
<< Irene, quanto tempo. Come mai qui?>> Sorrido.
Beh, la domanda migliore sarebbe, come sei entrata, ma so già che avrà aggirato o convinto chiunque per non farsi annunciare.
<< Ho saputo del tuo esordio in senato e non volevo perdermelo per nulla al mondo, Dragneel.>>
Sembra molto divertita.
<< Ho dato così scalpore?>> Sollevo le sopracciglia.
<< Sai che i draghi di Giada erano i Re prima della Repubblica?>>
Si allontana da me per salutare Gajeel.
<< Irene, credo che Natsu lo sappia benissimo, ma è una testa calda.>>
Dovrebbe essere una battuta Gajeel?
Ride solo Irene.
<< È comunque un drago di fuoco, diamogliene atto.>> È palesemente divertita.
Comunque si che lo sapevo...solo che me ne ero dimenticato.
Dannazione.
<< Ormai quel che è fatto è fatto. Non torno sui miei passi.>> Poso il frutto sul tavolo. Alla fine gli ho dato solo due morsi, che spreco.
<< Sei orgoglioso come tutta la tua stirpe.>> Mi sbeffeggia la donna.
Alzo gli occhi al cielo prima di sorriderle per farle sapere che sto al gioco.
<< Vi lascio soli, ho delle cose da sbrigare. È stato un piacere rivederti Irene.>> Si inchina verso la draga, poi si gira verso di me e mi guarda male. << Io e te poi parliamo seriamente.>>
<< Non trattarmelo troppo male.>> Ricambia il saluto la dama.
Vediamo Gajeel chiudersi la porta alle spalle.
Irene si volta verso di me e mi poggia una mano sul petto.
<< Ho interrotto qualche tuo programma per oggi?>>
Sembra mi stia ammiccando. È sempre stata una gran provocatrice.
<< Volevo andare al mare.>>
Lascia scivolare suadente la mano e la porta ad afferrare la mia, dopo avermi accarezzato tutto il braccio.
<< Ottima idea! Il mare in questo periodo è meraviglioso e poi potremmo stare un po' da soli.>>
Fa in modo di mettersi sotto il mio braccio e si stringe al mio fianco.
Come posso dirle che sarei voluto andare da solo e che la mia unica eccezione sarebbe stata Lucy?
Non potevo.
E poi dai, è una cara amica che non vedo da tanto, mi farà bene passarci la giornata insieme.
Magari senza rivangare cose del passato.
Soprattutto dopo ieri.
Una giornata lontano dalla maga mi farà riprendere.
<< Andiamo allora.>> Le sorrido gentile.
Squittisce felice e si srotola da sotto il mio braccio, ma senza lasciarmi la mano che utilizza per trascinarmi fuori da casa.
Mentre la seguo divertito noto una ciocca bionda, come se il proprietario avesse appena girato l'angolo del corridoio. Era Lucy? Da quanto era qui?
Ah, chissenefrega. Poteva venirci lei invece che prenderla come un'idea stupida e fare la sostenuta che non viene nemmeno a dormire in un letto lasciato solo e unicamente a lei.
Decidiamo di prendere i cavalli. Anche lei sa che odio trasformarmi per cose futili.
Quando arriviamo la spiaggia è completamente vuota, le onde mosse creano l'unico rumore degno di essere ascoltato, i cavalloni si inseguono, arrancando uno sopra l'altro per arrivare a riva, ma sfiniti vengono trascinati nuovamente a largo. Mi ha sempre dato l'idea di un'entità che si aggrappa disperata alla terra ferma ma che viene risucchiata, per cedimento, dalla cattiveria della corrente. Affoga. Poi l'entità affoga.
Scuoto il capo e scendo da cavallo. Irene è già con i piedi a terra.
<< Andiamo dai!>> Mi afferra il braccio e prende a correre sulla sabbia umida. Ride libera. Spensierata.
È forse questo ciò di qui ho veramente bisogno?
Mi lascio semplicemente trasportare.
Finiamo presto con il sedere a terra, ma siamo felici...o almeno divertiti.
Siamo spalla a spalla a guardare il mare.
Lei sospira.
<< Perché quel sospiro?>> Chiedo guardandola con la coda dell'occhio.
<< Anche quando eravamo più piccoli preferivamo passare le nostre giornate in questo modo.>> Resta con lo sguardo alle onde.
<< Poi siamo cresciuti e abbiamo scoperto di poter fare altro.>> Ammicco divertito facendola scoppiare a ridere.
<< Ti ho traviato.>> Ammette senza riuscire a riprendersi del tutto dalle risate.
<< Ero un bimbo innocente.>> Fingo rancore.
<< Innocente? Mi accorgevo di come mi guardavi, mi faceva piacere.>> Mi dà una lieve spallata.
<< Ho cinque anni meno di te. Ero un bambino con i primi segni di squilibrio ormonale e tu eri una ragazza bella, divertente e molto disinvolta ed espansiva. Soprattutto con me.>> Mi volto per guardarla e noto che lei lo stava già facendo.
Mi era mancata questa leggerezza nelle conversazioni. Mi era mancata lei.
<< Cosa hai fatto in questi ultimi due anni?>> Chiedo guardandola tornare a fissare il mare.
Sembra stia pensando bene alle parole da dirmi. O magari a tutto ciò che ha vissuto in questo periodo per darmi una risposta decente.
<< Sono andata alla ricerca di un mago.>>
Cosa? Ma sul serio?
Due anni per cercare un mago?
<< Quindi mi hai abbandonato per andare a cercare un altro uomo...>> Mi fingo offeso.
Ma forse un po' lo sono.
Mi guarda divertita e mi da un'altra botta con la spalla. << Dai, scemo. Eri tu che sembravi non gradire più la mia compagnia.>>
Lo dico?
Dico la verità?
Tanto ormai a chi importa più?
Lo dico.
<< Ero pazzo di te, completamente e avevo capito che invece per te ero un gioco a cui eri solo molto affezionata.>> Abbasso la testa, vergognandomi un po' di esprimere questi sentimenti, anche se ormai legati solo al passato.
Forse non avrei dovuto dire la verità dopo così tanto tempo.
Sospira e si alza, avanza di qualche passo dandomi le spalle.
<< Sentivo che il mio...sentimento nei tuoi confronti stava aumentando sempre più velocemente.>>
Non ci credo. Mi sta prendendo in giro?
Se è uno scherzo questa volta non la perdono.
Ho sofferto, due anni fa, lei era l'unica persona a cui io potevo appoggiarmi durante la guerra. Passavo il mese a combattere solo nell'attesa di avere la possibilità di una giornata con lei in una tenda scomoda. Era l'unico mio rifugio. Qualsiasi cosa potesse accadere sapevo che tanto poi lei in quella giornata me l'avrebbe fatta dimenticare.
Mi aveva lasciato con una lettera.
Non mi sono reso conto nemmeno di essermi alzato e di essermi avvicinato a lei. E ora che dovrei fare? Che dovrei dirle?
Le prendo il braccio e la giro verso di me. Resto sbalordito dai suoi occhi lucidi. Sembra stia trattenendo le lacrime. Era seria?
<< Natsu...sono stata egoista, cattiva...ho preferito nascondere un sentimento che non volevo piuttosto che viverlo con te che te lo meritavi tutto.>> Abbassa la testa.
<< Perché?>>
Penso che delle spiegazioni me le debba.
Anche se so in realtà perché aveva preferito così.
Ricordo quante volte, anche quando a legarci non c'era nulla, dicesse che non voleva saperne di legami stabili e noiosi, non voleva la monotonia di un rapporto, preferiva viaggiare e avere avventure e lasciarsi andare a tutti i piaceri che il mondo poteva offrirle. Aveva avuto paura di una cosa che non aveva mai voluto e che le avrebbe rovinato i piani e i sogni che si era fatta per anni.
No. Non voglio più che mi dica il perché.
Quanto deve aver sofferto anche lei...
Che coraggio ha avuto. Io non ci sarei riuscito mai.
Metto una mano dietro la sua testa e una dietro la schiena e me la stringo forte al petto.
<< Tu non mi hai mai detto niente.>> Singhiozza.
E ha ragione.
Se magari avessi parlato dei miei sentimenti invece di chiudermi a riccio forse sarebbe stato tutto diverso. E magari a quest'ora non starei impazzendo dietro i capricci di una bionda intrattabile.
Sento le sue mani stringersi strette sulla stoffa della mia maglia.
La stringo un po' di più per darle quel conforto che due anni fa non ho potuto darle.
<< Va tutto bene, è passata ormai, le nostre vite sono andate avanti ed il bene che ti voglio mi ha sempre impedito di portarti rancore, mi è sempre bastata la spiegazione nella lettera.>> Le accarezzo la testa.
Cerca di calmarsi ma ci riesce solo dopo diversi minuti, poi alza la testa e mi guarda in viso. Ha gli occhi ancora rossi e le guance rigate.
<< Non era del tutto vero ciò che c'era nella lettera.>> Con una mano si asciuga le lacrime.
Appunto.
Che stress, maledizione.
Meno male che mi andava bene ciò che c'era scritto, che mi aveva fatto evitare di impazzire del tutto e che mi aveva impedito di portarle rancore.
Potevo stare zitto io?
Mai.
La allontano poco da me e la guardo curioso. O sospettoso. O infastidito. O arrabbiato.
Non lo so come la guardo, non so neanche com'è che sto adesso.

AGGIORNO A QUEST'ORA PERCHÉ SONO IMPREVEDIBILE 😈
NO SCHERZO, VI SI VUOLE BENE ❤️

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