Mi sono sempre sforzato di credere in qualcosa, di immaginare un mondo in cui vada tutto bene, di fare perfino affidamento sugli dei, adesso riesco a vedere la farsa dietro i sogni.
Gli dei...
Anche per questo mi è servita Lucy.
Lei ha un contatto diretto con loro, io spero disperatamente di avere ancora fiducia in essi.
È ridicolo, mentre spero, per non sbagliare, mi alleno ad uccidere.
È un ossimoro.
Devo dare una risposta a Lucy, continua a guardarmi con quella sola lacrima che oramai è arrivata al mento e minaccia di cadere in una piccola goccia. Quasi insignificante, se non fosse la sua.
Mi viene spontaneo allungare la mano e con l'indice raccoglierla per evitarne la caduta.
<< Non devi piangere a causa mia.>> Sussurro.
Davvero questa è l'unica cosa che mi è venuta in mente di dire?
Potrei dirle talmente tante cose, prima di tutto, si meriterebbe di sentirsi dire che ha ragione e che mi scuso.
<< Scusami io...>> Cerco di dare voce ai miei pensieri ma niente. Sembro un bambino con una scarsa conoscenza linguistica.
Non trovo le parole adatte. Forse neanche ci sono.
<< Non fraintendermi. Non voglio diventare tua amica o iniziare un rapporto pacifico, voglio solo farti sapere che se non mi vai a genio è una scelta mia e non voglio avere responsabilità su ciò che penso o provo per te. Io sono io. Le mie sensazioni sono solo mie. Se un giorno smetterò di provare questo rancore non voglio dovertene dare spiegazione. Intesi?>>
So che non è un armistizio, ne una dichiarazione di affetto, ma sono felice. Forse è per questo che sto sorridendo senza neanche volerlo.
Sono stato un egoista a proiettare su di lei una responsabilità così grande come l'odio di una popolazione.
Torna a guardare il cielo. Io non riesco proprio a toglierle gli occhi di dosso, ne tanto meno a parlare, a dirle qualcosa di sensato.
Sorrido e basta.
Mi prenderà anche per un idiota.
<< È difficile sfuggire al mondo, in qualche modo ti ingloba sempre e ciò che affligge la gente non può che far male anche a te.>>
È un pensiero molto profondo, me lo aspettavo da parte sua.
Dovrei risponderle?
<< Si può sempre rinchiudere il proprio cuore in una cella per tenerlo isolato.>> Mi giro per poggiare la schiena al tronco e per poterla guardare meglio. Sotto la luce della luna è veramente meravigliosa.
Com'è che l'avevo chiamata? La meraviglia di Fiore. Già.
Maledizione.
Metto un piede sul tronco piegando una gamba, l'altra la lascio penzolare nel vuoto, un braccio poggiato sopra il ginocchio piegato e con l'altra mano mi strofino il collo.
<< Quante serrature dovresti cambiare prima di accorgerti che è inutile tenerlo chiuso? Troverà sempre il modo di andare via.>>
Ora è anche lei voltata a guardarmi.
<< Dovresti solo vivere con dignità sapendo di avere un cuore in balia dei dolori del mondo.>> Conclude accennando un sorriso.
<< Siamo tutti uguali sotto questo punto di vista, vero?>> Sorrido di rimando.
Io sono solo una voce nel coro di quelli che hanno subito traumi o dolori per via di questa guerra. Quanti come me aspettano scenda la notte per ritrovarsi?
Nella notte non puoi raccontarti bugie e il mondo dormiente non può dirti le sue.
<< Ho sentito Gray e Juvia parlare di te una volta, dicevano che eri forte perché non avevi un etichetta, niente che ti indirizzasse in un preciso posto nel mondo, ti interessavi a qualsiasi cosa ti andasse a genio, anche se la vita brucia dentro di te non hai fretta di viverla, rifiuti i schemi precisi e non ti fai influenzare da nessuno, passi gran parte del tuo tempo con i maghi ma sei un drago e combatti da drago. Tutti credono tu sia un tipo tosto, per me sei solo strano.>> Alza le spalle. Incredibile come riesca a dire certe cose con una noncuranza plateale. Ti sbatte in faccia le sue parole e non si interessa dell'effetto che possono farti.
Non so perché ma mi viene nuovamente da sorridere.
<< Ed è un male essere strani? Mi sento più umano di molti altri, anche se sono un drago.>>
<< Non è un male è solo...strano. Come si può vivere senza sapere chi sei? O saperlo ma rinnegarlo.>> Si volta con il busto mettendosi a cavalcioni sul ramo. Le gambe lunghe lasciate ai lati del legno sono aperte tanto da fare arricciare la gonna sopra le cosce lasciate, forse troppo, scoperte.
Non devo guardare. Non devo guardare.
Dannazione.
Stiamo facendo un discorso serio, per gli dei.
<< Non so se rinnego il mio essere, forse ho accettato di essere un drago, non ho accettato il fatto che esserlo significhi automaticamente odiare i maghi, nessun essere vivente nasce per odiare qualcuno.>> Alzo la testa verso il cielo per non distrarmi.
<< Io non so in cosa e quanto poi effettivamente siamo diversi, so solo che non possiamo essere migliori.>>
Torno a guardarla in viso e le sorrido ammiccante cercando di alleggerire la conversazione. << E poi...>> Mi inumidisco le labbra con la lingua.
<< Se ci tieni tanto a sapere com'è, provalo.>>
Sorrido ancora più divertito vedendo la sua reazione. È diventata rossa e ha distolto immediatamente lo sguardo.
Strano, solitamente, anche se in imbarazzo, rimaneva a guardarmi.
Mi diverte scherzare così, anche se poi le mie sono solo chiacchiere. Forse è un qualcosa che mi è rimasto dal periodo con Irene.
Comunque vedere che non mi risponde più mi infastidisce leggermente. Forse ho sbagliato a metterla così a disagio. Meglio tornare serio sul discorso iniziale.
<< È un concetto sterile il mio, un desiderio fine a se stesso, nessun drago e nessun mago oserebbe mai dire di essere simile all'altro, nessuno si improvvisa diverso da ciò che gli altri hanno scelto di farlo essere. Tutto questo sogno è destinato ad affogare nell'omertà.>>
Sono contento che sia tornata a guardarmi ora.
È tremendamente bella, dannazione.
<< Anche tu infondo ti lasci un po' cullare dalla tua stessa omertà.>> Non sembra un'accusa, come era solita farmi, sembra invece che stia cercando di capirmi. Questo mi rende ancora più felice.
<< La mia omertà è la stessa del mondo, provo a vivere nel quotidiano secondo ciò che provo e penso, ma non ho il coraggio di ribellarmi se vengo chiamato alle armi, la verità è che mi vergogno di essere così...>> Sorrido, anche se forse c'è poco da sorridere. << Essere strano sembra un'insolita qualità.>>
<< Sei un controsenso. Pensi con il tuo cervello ma agisci in conseguenza agli altri.>> Sospira.
<< Beh, l'importante è ciò che uno ha dentro no? Se ti portano via quello è la fine, è la miseria la cosa che ti attende.>>
Già, misero è chi non riesce ad immaginare un mondo diverso da questo, chi accetta ed abbraccia tutto questo stupido odio senza provare a vedere un po' più in là.
Non è questo che significa essere umani? Provare compassione, amare, capire e farsi capire.
La nostra razza si è trasformata apposta, secoli fa, per sentirsi più umani...
Se gli antenati sapessero le bestie che siamo tornati ad essere ci ucciderebbero loro.
Io sto dalla parte di tutti e dalla parte di nessuno, posso essere debole come forte, non sono limitato da un appellativo o da uno schema. Non so cosa sia l'odio verso una persona solo per partito preso. Forse odio solo me stesso. No, neanche mio padre, forse, non ancora.
<< Sembri uno che si perde molto in se stesso, nei suoi pensieri...>> Mi guarda cercando di cogliere chissà cosa in me. Vorrei rassicurarla, dirle che non c'è veramente niente di speciale da trovare in uno come me, di smettere anche di cercare. Perde solo tempo.
<< Ma mi ritrovo sempre.>> Le faccio un occhiolino, divertito.
Scuote la testa e rotea gli occhi.
<< Sai essere due esatti opposti, ma non sei mai banale, questo devo ammetterlo.>> Stende le braccia dietro la schiena per poggiare le mani sul ramo facendo in modo di tirarsi indietro con il busto.
Ma non si rende conto che, sarò anche strano come dice, ma sono un drago? Come può mostrarsi così vulnerabile, con il corpo completamente indifeso, una gonna che ormai copre poco e niente e le gambe aperte?
Se fossi stato un altro non mi sarei così impegnato nel non pensare a ciò che potrei farle.
Fosse stata un'altra non avrei avuto i stessi pensieri, anzi, forse glielo avrei perfino fatto notare per poi invitarla a rimettersi composta, o forse non ci avrei nemmeno fatto caso, non mi avrebbe provocato nulla, ma è lei che mi smuove dentro qualcosa, sembra come del combustibile per il mio fuoco. Maledizione, è assurdo tutto questo. È frustrante tenersi sempre a bada.
<< Tu ti sbiadisci nella confusione di questa vita, ma poi ti ricolori con i tuoi ideali giusti. È tremendamente irritante questo tuo essere camaleontico.>> Sospira guardando le stelle. << Strano.>> Ripete in un sussurro.
Non so se posso ancora fare finta di non soffrire questa situazione.
La sensazione di prima sta tornando viva in me, il fuoco sta iniziando a prendere lo stesso sapore e qualcosa mi spinge prepotente ad avvicinarmi di più a lei e non so quanto potrò oppormi. Non serve a nulla nemmeno distogliere l'attenzione dal suo corpo.
Che poi sembra quasi che entrambi ci siamo dimenticati quello che è accaduto poco fa. Nessuno dei due ne ha fatto parola.
Io devo parlarle, cambiare argomento, distrarmi in qualche modo.
Potrei chiederle nuovamente di quello che è accaduto in cucina, chiederle scusa per averla lasciata lì sola...no, l'ho lasciata lì perché sennò avrei fatto quello che sto cercando di evitare ora.
Ecco, ora mi è persino tornata in mente la scena della credenza.
Maledizione.
Pensa ad altro, Natsu.
<< Dovremmo iniziare a sceglierti il vestito per il ballo.>>
Cosa? Ma che cazzo...
Davvero è la cosa più geniale che mi sia venuta in mente?
Imbarazzante.
Da quella posizione mi guarda incuriosita per via della stupida frase.
<< Sei strano, Natsu Dragneel.>> Dice seria, poi si lascia andare ad un sorriso.
Se mi guarda è pure peggio.
Come si resiste a degli occhi così?
No Natsu. Cazzo riprenditi che non è da te lasciarsi andare in questo modo.
Hai sempre avuto il pieno controllo delle tue emozioni e del tuo fuoco.
Questa fiamma che brucia non puoi lasciarla divampare adesso.
Lei neanche lo vorrebbe.
Perché mi guarda?
Sembra si diverta a vedermi così.
Ma che dico, neanche lo sa cosa sto patendo.
Devo allontanarmi immediatamente, prima che sia troppo tardi.
<< Che ti prende?>> Chiede perplessa vedendomi alzare veloce sulle gambe.
<< Devo andare, si è fatto tardi.>> Scendo sul ramo più basso, senza degnarla più nemmeno di uno sguardo.
<< Ei, aspetta. Se te ne vai io come scendo?>>
Cazzo è vero.
Maledizione.
E ora che faccio?
Non posso mica lasciarla lì.
Ma se la guardo nuovamente, se capita che devo tornare a stringerla come prima io...
Manderò Erza a riprenderla.
Scendo ancora.
<< Natsu!>>
La sento chiamarmi, ma ormai ho toccato il terreno con entrambi i piedi.
Mi sento così in colpa. Ma se rimanessi sarebbe solo peggio.
<< Aspettami, Natsu! Devi aiut...Aaaah>>
Un urlo impaurito mi costringe a voltarmi verso dove l'avevo lasciata, il rumore dei rami mossi mi fa gelare il sangue.
Cazzo, non ho visto che stava provando a scendere da sola.
Dannazione.
<< Lucy!>> Urlo per farle capire che ci sono, che non l'ho lasciata sola.
Nella frazione di un secondo sono steso a terra, la schiena dolorante e lei stretta tra le mie braccia.
Spero di averle attutito bene la caduta.
Diamine però che male.
Che botta.
Per tutti gli dei e le loro costellazioni.
Non so se abbia fatto più male l'impatto con lei o con il suolo.
Ciò che volevo evitare però è accaduto. Anzi forse anche peggio.
Ha il viso nascosto sul mio petto, le mani che stringono la mia casacca aperta e il petto che si alza veloce per respirare sotto shock.
Non ho mai tenuto nessuno così stretto.
Che imbecille sono stato, poteva farsi male a causa mia.
Dannazione.
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La Meraviglia Di Fiore
Fanfiction"Quando la vedo entrare strabuzzo gli occhi. Per tutti i cieli se è bella. È bionda, capelli lunghi, più o meno della mia statura, è formosa al punto giusto e nei punti giusti... Mi avvicino di più. Cosa avevo detto prima degli occhi marroni? Mi...