Le sue labbra sono calde, morbide, nostalgiche...
Già, nostalgiche di emozioni mai fiorite completamente, di parole che hanno assaporato ma che non hanno mai saziato, di canzoni ascoltate ma mai cantate, di poesie lette e non capite.
È giusto riassaggiarne l'amara sconfitta?
Maledizione.
Dovrei allontanarla.
Ma perché mi riesce così difficile?
Non voglio farla restare male per un rifiuto.
È lei che si allontana, veloce come si è avvicinata.
I suoi occhi sono lucidi e il colore celeste è tremendamente acquoso, tanto che sembrano davvero pieni di mare.
È frustrante sapere che se fossi riuscito ad amarla, la mia vita sarebbe stata più semplice.
Lì, mia dolce Lì...
Quanto ti ho fatta sentire non abbastanza?
Lo percepisco dai tuoi occhi, talmente limpidi da farmi vedere la verità dietro ogni passo che hai fatto verso di me e quelli per scappare via.
<< Lì...non è stata colpa tua se non ti ho amata, forse, in un momento differente della mia vita...forse...forse se avessi avuto una vita diversa...se fossi stato migliore...>>
Lascio, solo con una mano, la presa su di lei e la porto sul suo volto rosso per l'imbarazzo, poggio piano la mia fronte alla sua e chiudo gli occhi sospirando.
<< Perdonami, non avrei dovuto cedere a mio padre e alle pressioni che faceva su di noi. Se fossi andato con i miei tempi, con i nostri tempi, forse avremmo avuto più possibilità.>>
Il mio pollice ferma, involontariamente, una lacrima.
No, Lì, no, ti prego non piangere.
Non per me.
Non me lo merito.
<< Scusa.>> Sussurro ancora tra i denti serrati.
Quando ho deciso di accontentare mio padre, quando ho deciso di andarci a letto insieme per fermare le chiacchiere, è lì che l'ho persa. Quando credevo che l'amore sarebbe potuto arrivare dopo, ma notte dopo notte mi sentivo sempre più in colpa, sempre più sporco, è stato lì che, ora ho capito, è finita.
Non mi ero nemmeno reso conto che lei ci stava provando con tutta se stessa mentre io avevo già rinunciato.
Ma non a lei, no, avevo rinunciato all'amore in generale.
Perché non mi parla?
Apro gli occhi, riesco a vedere solo le lunghe ciglia bagnate dalle lacrime. È una visuale triste...e sono io... è colpa mia.
<< Staremo bene, non è vero?>>
Spalanco gli occhi.
La sua voce dolce mi ha pugnalato il cuore.
Si, si, Li, staremo bene. Te lo prometto.
Vorrei tanto poterglielo dire, ma io non lo so come andrà, non lo so che ne sarà di lei, di me, di noi...di tutti noi. Io non so niente.
Maledizione.
Non so nemmeno perché sono qui ora.
Non staremo bene, Lì, non finché continueremo a guardarci tra i corridoi di questa casa, ricordandoci cosa ci siamo fatti. Mi ricorderò per sempre di te come la più grande vittoria di mio padre...e la mia peggior sconfitta.
Io non starò bene finché non mi sarò liberato di quella bestia.
<< Lo spero, lo spero tanto.>> Torno a chiudere gli occhi.
È rilassante aver trovato nuovamente conforto in una persona che, nel bene o nel male, ha fatto parte della mia vita, ma ora devo proprio andare.
Ho un sacco di cose da sistemare, da capire, da sapere.
Devo anche trovare il mondo di tenere al sicuro Lucy.
Lucy...
Non lo so. È complicato.
Cosa è complicato?
Maledizione, non me lo levo proprio dalla mente.
Devo dimenticare.
Devo allontanare qualsiasi pensiero di lei.
Mi allontano da Lisana prima di fare una cazzata, se proprio voglio usare la tecnica del "chiodo scaccia chiodo", lo farò con Irene, non farò mai più del male a lei.
<<Ora devo andare.>> Le lascio un bacio all'angolo della bocca e mi sbrigo ad alzarmi.
Non sono mai stato così veloce ad uscire da una stanza.
Però prima...
Mi volto nuovamente verso di lei e la trovo che ancora mi guarda stupita.
<< Ti voglio bene.>>
È un sorriso, l'ennesimo sorriso, quello che vedo comparire sul suo volto, solo che questo è differente, non è solo dolce, o gentile, affettuoso, amichevole... è rilassato, contento. Come se avesse tirato un sospiro di sollievo, come se le avessi tolto un peso dal cuore.
<< Anche io te ne voglio.>>
Ricambio il sorriso, meno raggiante del suo sicuramente, ed esco definitivamente.
Devo raggiungere Irene, ovunque sia, devo parlarle, voglio sapere di più. No, dannazione, voglio sapere tutto.
Sicuramente starà nella stessa camera che occupava quando veniva qui in visita da ragazzina.
Arrivo davanti alla porta della stanza e busso, un paio di volte soltanto.
<< Chi è?>>
Ah, almeno in questo sono stato fortunato.
<< Sono io.>>
Sento solo silenzio, per molti secondi.
<< Entra.>> Sembra sconsolata.
Quando apro la porta e me la trovo davanti, noto l'espressione indecifrabile che ha sul viso.
Posso capire come si senta. Tanti sforzi per stare da capo a dodici.
E tutto perché io voglio proteggere quella maga.Irene era sconvolta mentre mi raccontava cos'era stata la sua esistenza negli ultimi tempi, di come si svegliasse ogni mattina sperando non fosse come ogni altro giorno della sua vita, ma nulla cambiava mai realmente.
Mi aveva parlato di Gérard, di quanto era stato difficile trovarlo e convincerlo a collaborare e infine mi aveva parlato di una cospirazione del senato, secondo lei, con il solo scopo di imprigionare gli dei e renderli sottomessi al loro volere.
Ma come li catturi e li schiavizzi degli dei?
Il primo passo erano le chiavi di Lucy.
La principessa Lucy.
" Ci impegniamo una vita, come degli stupidi, a seguire le regole, a fare tutto come ci viene detto dalla società, così che il giorno dopo arrivi e sarà sempre uguale a quello precedente, con le stesse identiche regole e così via. È un susseguirsi, Natsu, un cane che si morde la coda, è un cerchio continuo ciò che vogliono da noi. Io voglio, no, io ho bisogno di spezzare questo circolo."
Le sue parole non si scollano dai miei pensieri.
Ho capito davvero il senso di quelle frasi?
Ci tengono incollati ad una monotonia fatta di regole volte ad arrivare al giorno dopo, con il solo scopo di tenerci buoni mentre quei rettili fanno il loro sporco comodo.
Ogni giorno mi chiedo perché ho scelto di vivere. Per cosa lo sto facendo?
Lei la sua risposta l'ha trovata, anche se la vita è solo veleno amaro e non fa che peggiorare, giorno dopo giorno, lei una risposta a quella domanda se l'era data e non era nemmeno così scontata, solo complicata da perseguire.
Mentre vado da Macao sento il peso della gravità addosso e prego che arrivi in fretta la notte, che mi prenda veloce il sonno e mi porti via da qui, da questo posto che non ho mai conosciuto davvero, ma infondo chi conosce la vera essenza della vita e del mondo?
Potrebbe essere chiamato "luogo delle speranze perdute". Si, maledizione, sarebbe meglio e più appropriato del nome che ha ora.
Ma io cosa posso saperne?
Io ho cercato un posto in cui sentirmi al sicuro per una vita e cosa ho trovato?
È vero, sono lontano da quella paura fottuta che mi contorceva le viscere, quella di non sapermi trattenere, di impazzire e lasciare che il fuoco mi divorasse da dentro, bruciando tutto ciò che incontrava dell'essere umano che è in me. La paura di morire. La puzza di carne bruciata, putrefatta, il tanfo della paura stessa, perché quando questa ti afferra nella sua morsa...per gli dei, ho visto i più valorosi guerrieri farsela nei pantaloni o dare di stomaco.
Qui mi basta poggiare la testa su un morbido cuscino e chiudere gli occhi, pensare a ciò che ho detto e non a ciò che ho fatto, posso fissare il buio e sperare di imbarcarmi in un viaggio di preghiere che scelgono di non essere ascoltate. Ma almeno non resto nella realtà.
Perché ho scelto di restare?
Qui peggiora ogni giorno.
Mi basterà per sempre l'arrivo della notte?
Dannazione no.
Ecco cosa dovevo rispondere a Irene.
Non mi basta più vivere così. Voglio aiutarla, ma non metterò mai in pericolo Lucy.
Macao è seduto a guardia del cancello, ma non appena mi vede arrivare si alza in piedi con fare solenne.
Mi viene da ridere. Da quando è così ligio?
<< Macao, rilassati.>> Gli do una pacca sulla spalla.
<< Non c'è nessuno con te?>> Si sporge per vedere dietro di me.
Si aspettava Irene?
<< No, Macao, sono venuto solo a dirti che da questo preciso istante in poi, qualsiasi persona esca o entri devo saperlo immediatamente e deve avere il mio permesso. Intesi?>> Finisco per sorridergli.
<< Intendi dire prima di entrare o di uscire? Sempre?>>
Si sarà fatto due calcoli e avrà capito che gli è raddoppiato il lavoro?
<< Ogni volta Macao. Nessuno entra se prima non so chi sia. Nessuno esce senza il mio consenso.>>
Dai miei occhi deve capire la gravità della situazione, quindi si limita a tornare serio e ad annuire in assenso.
È davvero un brav'uomo Macao.
Mi congedo salutandolo con il sorriso e torno a camminare verso casa.
Anzi. Credo andrò nella serra.
Ho bisogno di stare solo.
Mi siedo qui, sulla solita panchina, davanti a me un centinaio di colori si mischiano ai profumi.
Qui, tutto solo, non posso fare altro che guardarmi intorno a cercare memorie di ciò che era questo posto prima che lei...prima che morisse.
Memorie infrante da una società ancora più distrutta, dilaniata dall'ipocrisia e dall'odio ingiustificato.
Ancora oggi non capisco come uscire illeso da questi cristalli di vetro rotti, che scendono come neve, di un mondo che collassa.
"È difficile capire quando non hai nessuno a darti una mano."
Di nuovo le dannatissime parole di Irene in quella stanza mi spannano la vista.
Quindi è così che va.
Devo trovare chi mi aiuti a capire.
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La Meraviglia Di Fiore
Fanfiction"Quando la vedo entrare strabuzzo gli occhi. Per tutti i cieli se è bella. È bionda, capelli lunghi, più o meno della mia statura, è formosa al punto giusto e nei punti giusti... Mi avvicino di più. Cosa avevo detto prima degli occhi marroni? Mi...