A caccia

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Porto la mano a grattarmi la nuca, nel mio solito gesto di impaccio, mentre lei mi guarda con il volto colmo di stupore.
<< Come...come è possibile? I grifoni sono...>> Si volta nuovamente verso la creatura.
<< Anche io credevo fossero estinti, da talmente tanto che molti gridano al mito.>> Mi faccio più vicino a lei.
Aderisco il petto alla sua schiena, sembra talmente presa da non rendersene conto, mi chino per arrivare con le labbra al suo orecchio.
<< Vuoi vederlo da vicino?>>
Sobbalza. L'ho colta di sorpresa.
Non si volta a guardarmi, per la paura di trovare il mio volto troppo vicino.
Dovrei averlo anche io quel controllo, quella paura, dopo ciò che è accaduto, eppure non riesco a starle lontano, sembra sia invece peggiorato.
Annuisce.
Sorrido sorpassandola ed attraversando l'ultima muraglia di tronchi lentamente e con cautela.
Ora mi riconosce, ma potrebbe essere ancora indispettito o impaurito.
<< Amico...sono di nuovo io.>>
Notando la mia presenza si tira sulle zampe e volta il becco verso di me, mi guarda con circospezione.
Avesse dei tratti più umani direi quasi che ha alzato un sopracciglio.
<< Ti ho portato una...persona speciale.>> Gli sussurro avvicinandomi.
China il capo verso sinistra e i suoi occhi gialli si soffermano nel punto in cui ho lasciato Lucy.
Sembra studiarla, ma non è sul piede, o zampa, di guerra.
<< Si, va tutto bene, nessuno dei due ti farà del male.>>
In un attimo sembra cambiare completamente tipo di pensieri, si siede sulle zampe posteriori e inizia ad annusare l'aria, si rialza per cercare di avvicinarsi a Lucy che, vedendosi arrivare l'animale, si irrigidisce.
<< Non spaventarti e niente movimenti bruschi. Qualunque cosa ci sono io.>> Le dico mentre la bestia mi passa di fianco, puntando dritto verso di lei.
<< Si...si avvicina... troppo.>>
Serra gli occhi non appena il becco del grifone, ancora intento ad annusare l'aria, è a pochi centimetri da lei.
Ho capito. Lei ha lo zaino con le provviste.
Deve avere fame.
Mi avvicino ai due, metto una mano sul becco del grifone e allontano Lucy con l'altro braccio, ma non si allontana, si avvinghia ad esso.
Sorrido.
<< Lo so che hai fame ma quella roba non è per te. Andiamo.>> Porto la mano sul suo collo possente e lo induco ad indietreggiare.
<< Che cosa...?>>
<< Non preoccuparti, voleva solo le nostre cose da mangiare. Vado a prendergli qualcosa e torno.>> Mi volto e le sorrido.
<< Vuoi dire che...andrai a cacciare?>> Aggrotta la fronte.
<< Sei anche contro la caccia adesso?>> Chiedo ironico.
<< Beh non è mai bello porre fine ad una vita, ma immagino che questa sia un'occasione particolare.>>
<< O un coniglio o il nostro cavallo.>>
Forse non dovevo dirlo, ma era una battuta innocente.
Meglio che vada.
<< Stai attenta e se non te la senti non avvicinarti troppo.>>
Torno nel fitto della boscaglia.
Sembra passata una vita dall'ultima volta che ho cacciato in queste condizioni. Devo concentrarmi, farmi invisibile e silenzioso.
Piego le gambe per abbassare il baricentro, sto attento ad ogni passo che faccio per non pestare qualcosa che possa fare troppo rumore.
Con le mani modello dal fuoco un arco con una freccia.
Devo cercare di non pensare, di non dare retta ai ricordi che il mio stupido cervello porta a galla, di quando cacciavo per vivere, quando lo facevo per i soldati sotto di me.
Chiudo gli occhi, mi sembra di aver sentito qualcosa.
Mi concentro sul rumore. Acuisco l'udito.
Riesco a percepire perfettamente il battito del cuore della mia preda.
Non è un coniglio.
Sembra...
Annuso l'aria.
È un cinghiale.
Speriamo gli piaccia.
Punto la freccia nella direzione dove sono certo ci sia l'animale e senza pensarci troppo tiro.
Apro gli occhi, ma anche senza andare a controllare so di averlo preso. Non posso sbagliare.
Dissipo le fiamme e faccio sparire l'arco.
Non percepisco più la sua presenza e non sento più il suo battito, segno che se è morto subito deve aver sofferto poco. Non ho perso la mano.
Massimo risultato, minimo sforzo.
Sfrutto il mio olfatto per aiutarmi a trovare la carcassa, non credevo fosse così distante.
Sposto un cespuglio. Trovato.
Lo sollevo con facilità, nonostante la stazza.
Più vivo momenti del genere e più mi rendo conto che razza di mostri siamo.
Siamo nati per essere letali, tutto in noi è uno strumento datoci per uccidere e prevalere.
La forza fisica che riusciamo a raggiungere è straordinaria, siamo in grado anche di volare per lunghe distanze senza sosta.
L'udito, la vista, l'olfatto, perfezionati per scovare le prede, nessuno può pensare di sfuggirci.
<< Natsu...?>>
Cosa?
Appunto.
A parte lei. Lei può sfuggirmi.
Perché non percepisco la sua presenza?
È l'unico essere vivente che può sorprendermi.
Eppure io sento il suo odore forte come fosse il mio, sento il suo cuore battere come stesse nella mia cassa toracica, il suono della sua voce lo riconoscerei a miglia di distanza.
Come fai, Lucy?
Sei così invisibile a me eppure rumorosa al tempo stesso.
<< Che ci fai qui?>> Mi avvicino a lei con il corpo sulle spalle.
<< Mi sentivo troppo...osservata.>>
Parlava del grifone? Strano, di me non si era interessato molto.
Iniziamo a camminare vicini per tornare nella radura.
Lei tiene la testa bassa, capisco che c'è qualcosa che le frulla in testa, che vuole assolutamente dire.
Sospiro.
<< Dimmi.>>
<< Cosa?>>
<< Lo sento il tuo cervello che rimugina e lavora. Cosa devi dirmi?>>
Sembra farsi ancora più piccola, non le piace essere scoperta e presa in contropiede.
<< Ho...ti ho visto cacciare. O meglio, ti ho visto chiudere gli occhi e scagliare la freccia...la tua...freccia.>>
L'avevo forse impressionata?
Sembrava più intimorita.
Che cretino. Dovevo assicurarmi che non vedesse.
<< È solo tanta pratica.>> Cerco di sminuire, ma la verità è che sono un predatore nato.
<< Hai...ucciso molta gente...>>
<< Cosa?! No!>>
Lascio cadere a terra il cinghiale e mi porto in fretta davanti a lei, la guardo una volta averle afferrato le spalle.
Ti prego Lucy non pensare a questo.
<< Ho fatto pratica cacciando per la mia legione. Non ho mai usato queste doti per uccidere i maghi o....>> L'ardore e l'urgenza con il quale cercavo di dissipare i suoi timori d'un tratto vanno via. I suoi occhi li avevano cacciati come il vento fa con le nuvole e ora mi potevo concentrare sul sole davanti a me <<...le maghe.>>
Non so bene neanche io perché resto così incantato ogni volta che incrocio il suo sguardo.
Nei suoi occhi vedo riflesso un mio ricordo, come se la mia testa stesse proiettando qualcosa che vuole a tutti i costi farmi vedere, su qualcosa da cui sa che non distoglierò mai lo sguardo.
Sono in un bosco, poco lontano i miei commilitoni stanno preparando le tende per la notte nel luogo appena liberato da un insediamento di maghi.
Civili, donne, bambini, persone di qualsiasi età, non erano guerrieri.
Un cervo aveva attirato la mia attenzione, ma purtroppo non solo la mia.
Scagliai la freccia e trafissi una maga che si era messa in mezzo per rubarmi il pasto.
Corsi da lei per soccorrerla ma era troppo tardi, avevo preso entrambi. Camminai con il cervo sulle spalle, senza fame.
Trovai poco più in là quella che ero sicuro fosse la famiglia della donna e lasciai li la carcassa.
Cosa credevo? Che sarei stato assolto? Che quegli occhi terrorizzati mi avrebbero perdonato?
Lascio le spalle della mia maga.
Maledizione!
Cerco ancora quel perdono?
Tiro di nuovo su l'animale e torno a camminare entrando presto nella radura.
La sento camminare a qualche metro di distanza.
Solo gli dèi sanno quante colpe ho, quanto il mio spirito fatichi a trovare la pace e, nonostante tutto, quanto io mi senta ipocrita nel dolore che provo.

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