Mi è passata anche la voglia di allenarmi.
A parte che dovrei andare dai senatori e sbattergli in faccia la lettera di mio padre e pretendere una seduta...la sua seduta.
Ma non ho voglia di fare neanche quello.
Maledizione.
Per il momento mi limito a stare qui nella serra. Poi prometto che ci andrò da quei vecchi rettili.
È stata una bella idea mettere delle panchine così comode qui, oltre che al tavolino da tè.
Mamma passava un sacco di tempo qui dentro...per quel poco che riesco a ricordare, la vedevo felice in mezzo al profumo dei fiori.
Felice... già.
Era mai stata veramente felice al fianco di Igneel? Al fianco di mio padre...del marito che l'ha uccisa per un ideale.
Più guardo la mia vita e più mi accorgo che le decisioni, le strade che prendo, sono sempre le stesse, anche gli errori che faccio sono tutti uguali e sono sempre io, non cambio mai, non miglioro, non imparo nemmeno.
Perché Gray ha dovuto dire quella frase? Neanche Erza si permetterebbe mai di dirmi che ho dimenticato gli orrori che ho commesso in guerra.
Sono sempre io...forse un po' consumato dai guai, consumato da una vita che non tiene conto delle scelte fatte, ma forse solo degli sbagli.
Ma infondo quando percorri una strada, questa non ti conta i passi, è ovvio camminare ed andare avanti e se ogni passo è una scelta...io che strada ho preso?
Ho ancora la voglia di farcela?
Ho ancora voglia di fantasticare una vita senza intorpidimento? Non riesco a capire se sono o meno rassegnato a questo mio esistere.
Non riesco a stare fermo, ma non voglio fare nulla.
Ecco, forse tutta la mia vita si riduce a questo. Il non riuscire a vivere così, ma il non voler fare nulla per cambiare. Forse per codardia.
La gamba trema e la pianta del piede sbatte a terra freneticamente.
Che palle vivere così.
Mi alzo di scatto. Stringo la testa tra le mani e premo, premo forte.
Maledizione.
Voglio fermare questi pensieri.
Voglio uscire dalla mia mente.
Digrigno i denti per non urlare e tenere a bada il mio essere, il fuoco che mi preme dentro e chiede di essere liberato in un ruggito animalesco.
Cosa?
Cos'è?
Metto meglio a fuoco davanti a me.
Lascio cadere le braccia lungo i fianchi.
È... è una farfalla.
È così colorata...
Mi concentro sull'insetto e riesco a calmarmi.
Sospiro.
Scuoto la testa.
Mi farà bene una passeggiata.
Prendo a camminare e a seguire il volo di quelle bellissime ali colorate.
Chissà dove mi porteranno.
Cammino ma non faccio altro che guardare lei, come è arrivata qui dentro?
Dovrei farla uscire per ridarle la libertà o tenerla qui al sicuro da qualsiasi cosa possa metterle a rischio la vita?
Io vorrei qualcuno che mi proteggesse, che mi facesse da riparo, qualcuno che mi coprisse le spalle perché fa freddo, che mi porgesse un ombrello perché fuori piove...
La libertà forse non è altro che solitudine, ma forse ancora no, sono ancora giovane e posso interpretare la libertà come sola libertà.
Che poi...quanto vuoi che duri una farfalla? Certamente la libertà ha un prezzo.
Anche i fiori che curi con pazienza possono appassire in fretta...
Quindi le cose belle, i sogni che uno si tiene da conto... è tutto destinato a marcire?
Beh, forse solo se non si crede abbastanza in essi...ma la gente non crede mai troppo a niente, non conviene, lo sanno tutti, la credibilità è un po' come le parole a cui viene detto di resistere, loro hanno solo il tempo che possono mantenere, se poi nessuno le ascolta più, che senso ha restare? Infondo si muore una volta sola e perfino le parole lo sanno.
Si muore una volta sola...
Sarà vero?
Sempre le stesse storie sono quelle che ti uccidono, alla fine dei conti, quelle che ti consumano la faccia negli anni e che ti fanno capire che a contare veramente sono solo i danni che si sono fatti e che, nonostante tutto, non conta dove soffia il vento, ma ciò che trasporta via con sé e se ti porta lontano.
Non vedo l'ora che si faccia notte, per dare tregua ai sbagli che non sono riuscito a coprire perché non riesco a mitigare nemmeno il dolore. Se fuori la situazione è pessima, dentro di me è disastrosa.
Si è poggiata su una margherita lilla.
Confonde quasi il suo colore.
Sembra così delicata...eppure resistente.
Vorrei toccarla...
Arrivo con l'indice quasi a sfiorarla ma mi ritraggo.
No. E se le facessi del male?
Un essere così puro può sopportare il tocco di un drago che si è macchiato di atrocità? Sarebbe forte abbastanza da sopportare il peso della colpa e condividerlo?
Lucy...
Sono solo otto dannatissimi giorni che conosco i tuoi occhi e già sento di poterci abitare...se solo non mi guardassero con disprezzo, il disprezzo che ho cercato e che mi spinge a volerti più vicina. Ma non posso volerti solo per questo tuo odio, sarebbe ingiusto e malato.
Dentro di lei ha quel fuoco che non distrugge, ha la fiamma che crea. Non come me. Eppure so che vorrebbe il potere di radere al suolo tutto questo, ce l'ha nell'anima quel desiderio, si percepisce solo standole affianco.
Nella sua mente ci sono ricordi felici che la tirano su nei momenti di sconforto? Di quando era una bambina libera...
Quello che mi ricordo io sono viaggi di morte e guerra, dove passavo con la mia legione, il deserto era ciò che ci lasciavamo alle spalle, oltre alle grida di qualche madre.
Quando poi non prendevamo di mira le abitazioni, ma avevamo il nemico sul campo diretto, era tutta un'altra cosa. Lì c'era morte che fomentava altra morte.
Erano sempre diversi gli occhi che vedevo chiudersi davanti a me e sempre il solito sorriso aprirsi sulla bocca di mio padre al mio rientro nel castro.
Lucy poteva avere i miei stessi ricordi?
I denti stretti.
La paura di entrare nelle vite degli altri e recidere legami come vite.
Ricordo che non guardavo mai la luna, anche se ero certo, e lo sono tutt'ora, che lei ci guardava per giudicare le nostre azioni.
Lei guardava spesso la luna?
Vedevo fantocci che si credevano grandi uomini portatori di giustizia, ma non la luna.
<< Sei qui.>>
Cosa? Possibile che io non abbia sentito arrivare qualcuno?
Possibile che io non abbia percepito lei?
Lucy...
<< Sei venuta a cercarmi?>> Sforzo un sorriso.
<< Mi hanno mandato a cercarti.>> Sembra volermi correggere.
È stata una sorpresa sentire la sua voce e voltandomi averla davanti.
<< Non voglio sapere chi, fa finta di non avermi trovato.>> Abbasso lo sguardo.
Cavolo, la farfalla è volata via.
Ora come la ritrovo?
<< Cosa stai cercando?>> Il tono è curioso, ma volutamente distaccato.
<< Una farfalla, era qui un attimo fa.>>
Non ho risposta mentre continuo a guardarmi in giro. Faccio anche qualche passo per facilitarmi la caccia.
<< Ma chi sei?>>
Qui devo guardarla per forza.
Ma che domanda è?
Ha gli occhi assottigliati mentre cerca di studiarmi senza rispetto e discrezione.
<< Come scusa?>>
Piego la testa di lato.
<< Dici di volere al tuo fianco una come me, ma come puoi chiedermelo se non mi dici nemmeno chi sei?>> Incrocia le braccia al petto.
Non riesco ancora a cogliere il significato.
Credo deve averlo capito dalla mia espressione perché sbuffa e scuote la testa.
<< Dici di volermi vera, allora dimmi chi sei tu. Come puoi pretendere verità se tu per primo non ti sveli?>>
Aaaah. Ora capisco.
Beh...
Giusto.
Si. Ma che le dico?
<< Ci sto provando ad essere vero con te.>>
<< Allora dimmi perché sei qui da solo a cercare una farfalla.>>
Sembra voglia sfidarmi, tutto mi grida guerra, i suoi occhi, il suo atteggiamento e la sua espressione.
<< Perché stavo parlando di te a due miei amici...>>
<< Chi?>> Non mi lascia nemmeno finire.
<< Erza e Gray.>> Rispondo veloce e senza pensarci.
<< Cosa gli stavi dicendo?>>
Sembra un cazzo di interrogatorio. Dannazione.
<< Che sei fredda e scontrosa e che, anche se ci provo, non riesco ad avvicinarmi nemmeno un po' a te.>> Rispondo risoluto. Devo farmi vedere sicuro della mia verità.
<< In che modo ci avresti provato? Mostrandomi la facilità con il quale puoi approfittarti di una ragazza? Ah, magari quando ti sei addormentato spiandomi. O meglio quando mi hai sdraiata sul letto per farmi provare paura di te.>>
Ok...vista così è tutta un'altra storia.
Però...
<< Ti ho spiegato tutte le mie ragioni.>> Ribatto.
Resta in silenzio per un po', immersa nei suoi pensieri.
<< La cosa che mi confonde è che, dopo tutte queste cose, ti ritrovo in mezzo ai fiori a rincorrere le farfalle.>> Sembra essersi calmata.
Sorrido. Devo sembrargli un pazzo.
<< Mia madre diceva sempre che le farfalle sono un segno che ti mandano gli dei, in base ai colori puoi interpretare il significato.>>
Corruga la fronte. Cerca di ricordare se anche a lei sia mai stata detta una cosa simile?
<< Quindi stavi cercando di vedere i colori?>> Si informa.
<< No, volevo semplicemente guardarla.>> Alzo le spalle.
<< Credo che non riuscirei a capirti nemmeno tra cento anni.>> Afferma ormai disinteressata...o almeno così sembra.
Chissà cosa direbbe mia madre di lei.
Comunque...serio? Lei non riuscirebbe a capire me?
<< Proverò a spiegarmi meglio, magari più avanti.>> Le sorrido.
<< Non voglio capirti. Sembri un gioco in cui è facile perdere tutto.>> Fa per voltarsi ma si ferma di botto.
Cos'ha adesso?
Mi squadra dalla testa ai piedi, poi decide di andarsene.
Non voglio nemmeno trattenerla.
A che scopo?
La farfalla era violacea e nera, non proprio un presagio fortunato.
Però apprezzo il fatto che abbia deciso di farmi il favore di non dire a nessuno dove sono.
Ricomincio a camminare.
Sembra quasi che qui lei non ci sia mai venuta, come se mi fossi immaginato l'intera conversazione.
Avrei voluto rimanesse.
Un gioco in cui si perde tutto...se non mi rompo prima.
Non si trova più quella farfalla.
Se la voglio vera devo essere vero anche io.
Non fa una piega.
STAI LEGGENDO
La Meraviglia Di Fiore
Fanfiction"Quando la vedo entrare strabuzzo gli occhi. Per tutti i cieli se è bella. È bionda, capelli lunghi, più o meno della mia statura, è formosa al punto giusto e nei punti giusti... Mi avvicino di più. Cosa avevo detto prima degli occhi marroni? Mi...