The power is all in thought.

663 37 1
                                    


Il pomeriggio del giorno seguente lo trascorsi sul divano in compagnia della mia migliore amica.
Pioveva e faceva freddo, per di più mio padre era fuori per lavoro e l'idea di restare sola in casa con Harry non mi allettava parecchio.
"Come procede la convivenza con tuo cugino?" mi chiese poi Vicki, ad un tratto. Tasto dolente.
Sapeva che non amavo parlarne, ma la sua curiosità era troppa.
"Non dire quella parola" borbottai, infastidita.
"Quale?"
"Cugino" puntualizzai, "lui non è mio cugino."
"Okay, allora.." fece una pausa, "come procede la convivenza con Harry?"
"Brava" commentai, soddisfatta, "comunque non bene. Sono passati solo un paio di giorni, eppure non vedo miglioramenti."
"Dipende tutto da te" mi richiamò lei, "dovresti aprirti di più, anziché chiuderti come un riccio e fare l'antipatica. Dopotutto lui non ha fatto niente di male."
"Questo lo pensi tu" sbuffai, mettendo le braccia conserte, "adesso potremmo continuare a guardare il film invece di parlare del mio odioso coinquilino?"
Vicki fece una smorfia e annuì, stringendo forte un cuscino e tirando a sé la coperta che ci eravamo spalmate addosso durante la visione del film. Come non detto, quel momento fu rovinato dal rumore del campanello. Guardai confusa la porta, chiedendomi chi potesse venire a trovarmi di venerdì pomeriggio con un temporale in corso.
"E' per me" annunciò Harry, scendendo rapidamente le scale e fiondandosi alla pota.
Sbarrai gli occhi quando vidi Allie Gilbert, una mia compagna - dalla reputazione poco rispettabile - con la quale non avevo neanche mai parlato. Una bionda con il seno talmente enorme che era quasi impossibile guardarla negli occhi mentre parlava.
Vicki, al mio fianco, continuava a guardare la scena con la bocca spalancata. Allie si gettò tra le braccia di Harry, come se gli volesse stampare le tette in faccia.
"Grazie per avermi invitato" gli sussurrò lei all'orecchio, con un sorrisetto accattivante stampato in faccia. Deglutii a quell'affermazione, senza mai scendere dal divano.
Se lo avessi fatto, probabilmente, avrei preso Harry per i capelli e lo avrei riempito di schiaffi. Come si permetteva ad invitare una ragazza a casa di mio padre senza il suo permesso?
In quel momento il riccio prese Allie per mano e, dopo avermi fatto un cenno con la mano, salì le scale insieme alla sua nuova 'amica.' Digrignai i denti, furiosa. Non gliel'avrei fatta passare liscia, poco ma sicuro. Mi voltai verso Vicki che a stento si tratteneva dal ridere.
"Lo trovi divertente?" borbottai, "perché per me non lo è, affatto."
"Mi fai ridere tu, non lui" sorrise, "devi restare calma."
"Non ci riesco" sospirai, "Harry mi fa uscire di testa. Lo vedi, è insopportabile!"
"Come fa a conoscere Allie?" aggrottò la fronte, ignorando la mia affermazione.
"Non lo so, è arrivato a scuola da due giorni ed è già più popolare di me" brontolai.
"Assurdo. Allie non si smentisce mai."
"Non voglio neanche immaginare il motivo della sua visita" misi le braccia conserte.
"Te lo dico io" ridacchiò prima di canticchiare: "sco-sco-scopata!"
Le tappai immediatamente la bocca per zittirla, infastidita.
"Forse. In ogni modo ho già capito che genere di ragazzo è Harry e.. sinceramente? Non mi piace per niente."
"Non deve mica piacerti" rise, "cioè.. è tuo cugino."
Provai a correggerla ma lei lo fece da sola.
"Lo so che non è il tuo vero cugino ma, in pratica, è come se lo fosse."
E a quel punto mi zittii, perplessa. Mi limitai ad afferrare il telecomando e riprendere la visione del film, interrotta - come al solito - per colpa di Harry.
Passò soltanto mezzora prima che Allie Gilbert scese nuovamente le scale, questa volta da sola, per poi andarsene in tutta tranquillità. Come se io fossi tanto stupida da non aver capito quale servizietto avesse riservato al riccio.
Di Harry ancora nessuna traccia, così io e Vicki terminammo di guardare la televisione in santa pace e poi se ne andò anche lei. Dunque, rimasta sola, mi diressi in cucina per mangiare qualcosa. Nel momento in cui aprii il frigo, però, sentii una voce alle mie spalle.
"E' molto carina" sussurrò Harry, mordendosi il labbro.
Era ancora stranamente vestito.
"Come?" chiesi, aggrottando la fronte e guardandolo truce.
"La tua amica, intendo" sorrise beffardamente, avvicinandosi, "si chiama Vicki, giusto?"
Detto questo Harry rise, divertito, e rubò un biscotto dalla scatola sopra il frigorifero al quale ero ancora poggiata. Il mio sguardo si posò sulle sue labbra, e la sua bocca intenta a mordicchiare quel biscotto mi causò altri pensieri perversi sui quali non avevo comando.
"Ehi?" mi richiamò lui, notando la mia distrazione. Sussultai, distogliendo gli occhi da lui e portandoli verso il muro.
"Oh, scusami" mormorai sovrappensiero,"comunque non ti è bastata Allie? adesso hai messo gli occhi anche sulla mia migliore amica?"
Harry rise, guardandomi sbalordito, "non ci posso credere."
"Cosa?"
"Meghan Allen si è appena scusata con me" esclamò trionfante.
"Quindi?" borbottai, mettendo le braccia conserte.
"Non era mai successo prima, è una data da segnare" continuò a scherzare.
"Non sei divertente" scossi la testa, "a proposito, non ti azzardare mai più ad invitare una ragazza a casa senza dirmelo, hai capito? Non puoi fare quello che ti pare qui."
"Mi dispiace" accennò un sorrisetto dolce e provocatorio allo stesso tempo. Così facendo gli apparvero anche quelle fossette intorno alla bocca che gli davano un'aria più innocente.
"Idiota" alzai gli occhi al cielo, "adesso spiegami cosa ci faceva quella Allie qui."
"E' un'amica" alzò le spalle, terminando di mangiare il biscotto e bagnandosi le labbra.
"Ma se neanche la conosci." protestai.
"Lo so, ma è stata così dolce ad offrirsi di farmi un pompino che non ho potuto rifiutare."
Lo guardai incredula per qualche istante, quasi strozzandomi col biscotto che avevo appena messo in bocca.
Lui scoppiò a ridere, passandosi una mano tra i ricci.
"Fai schifo" commentai, disgustata.
"Grazie, me lo dicono in tante."
Se Harry stava cercando di farmi innervosire, ci era riuscito. Ci riusciva sempre. Tornai in camera mia, infastidita per vari motivi, sperando che mio padre tornasse presto a casa.

Che Harry fosse carino non c'erano dubbi, ma non capivo e - allo stesso tempo - detestavo il fatto che tutte gli cadessero ai piedi così facilmente. Non facevano altro che alimentare il suo già montato ego. La settimana successiva, tuttavia, fu leggermente migliore.
Ovviamente avrei preferito avere la casa tutta per me, incluso mio padre, ma dovevo accettare la realtà. Per lui, ultimamente, esisteva solo e soltanto Harry; perché era suo nipote, un povero ragazzo in difficoltà e spaesato. Ma mio padre non sapeva molte cose; non sapeva che Harry aveva invitato una ragazza in casa e non sapeva neanche che il suo adorato nipote, durante quella settimana, si era fatto masturbare ben due volte da un paio di ragazzine del terzo anno. Le notizie a scuola giravano in fretta ed io non faticavo a crederci, né tantomeno rimasi stupita da esse.
Una mattina vagavo per i corridoi durante la ricreazione, ripassando per l'imminente lezione di storia, quando vidi proprio Harry in lontananza scambiare due chiacchiere con un ragazzo a me molto familiare. Era Liam Payne, meglio conosciuto come la mia cotta storica dalla terza media. Mi piaceva da anni ma non avevo mai trovato il coraggio di farmi avanti. E adesso lui era lì, a parlare con Harry, come se fossero amici da una vita.
Non appena vidi Liam andarsene, ne approfittai per raggiungere Harry a passo svelto e spingerlo con violenza contro il muro.
"Ma che fai?" borbottò lui, scansandosi e corrugando la fronte.
"Ora devi spiegarmi cosa ci facevi in compagnia di Liam Payne" puntai l'indice contro il suo petto, terrorizzandolo con il mio sguardo minaccioso.
"E' simpatico, l'ho appena conosciuto" alzò le spalle, roteando gli occhi al cielo.
"Simpatico?" ripetei sospettosa, "non ci credo, dimmi la verità!"
"Non capisco cosa ci sia di strano" ribatté lui.
E, in effetti, mi resi conto di aver esagerato.
Harry mi guardò fisso negli occhi e, ad un tratto, mi parve di vedere una lampadina accendersi nella sua mente contorta.
"Okay, ho capito" annuì compiaciuto, "ti piace."
Sgranai gli occhi, "cosa?"
"Non negarlo, è evidente."
Era più sveglio di quanto pensassi; "a me non piace Liam."
Ma mi accorsi di non essere stata molto credibile nel pronunciare quelle parole perché, mentre lo facevo, mordicchiavo il mio labbro inferiore e gesticolavo nervosamente con i miei lunghi e lisci capelli castani.
"Hai letto il mio diario, non è vero?" esclamai ad un tratto, confessando il tutto, "ecco perché l'hai capito subito. Ed ecco perché stavi facendo amicizia con lui."
"Hai scritto di Liam in un diario segreto?" scoppiò in una fragorosa risata.
Serrai la mascella e deglutii, infastidita; "non hai letto il mio diario, quindi?"
"No, certo che no" rise, "non sapevo neanche che ne avessi uno. E comunque non avrei potuto neanche provare ad entrare in camera tua, se lo avessi fatto probabilmente tu mi avresti bruciato vivo."
"E' un vecchio diario, comunque. Adesso non lo uso più, non sono una bambina."
Harry ghignò, "tranquilla, non dirò niente a Liam. A meno che tu non faccia la brava."
"Sporco ricattatore che non sei altro."

All'uscita da scuola mi sudavano ancora le mani per l'imbarazzo provato nell'ammettere il mio piccolo segreto ad Harry.
Ero agitata, temevo che il mio fastidioso coinquilino potesse rivelare a Liam la verità da un momento all'altro. Ma Harry non era stupido, non lo avrebbe fatto - o almeno questo era ciò che speravo - perché altrimenti avrebbe scatenato la mia ira più grande e non credevo volesse trovarsi la sua peggior nemica in casa.
Uscii da scuola a passo svelto, affamata come mio solito, e salutai Vicki con un abbraccio veloce. Ormai mi ero rassegnata al fatto che fosse Harry il mio accompagnatore - visto che l'autobus era incredibilmente lento - e la cosa non mi infastidiva neanche più.
Arrivai nel punto in cui la sua auto nera era parcheggiata, ma lui non era lì. Mi appoggiai contro la macchina, mettendo le braccia conserte, e cercandolo con lo sguardo.
Alla fine lo vidi, vicino al cancello della scuola; Allie Gilbert era avvinghiata a lui e pomiciavano senza il minimo pudore.
Si potevano vedere addirittura le lingue intrecciarsi. Squallido.
Secondo un'altra voce vagante per i corridoi si diceva che quei due fossero ufficialmente una coppia, ma io non ci credevo. Harry non era il tipo da relazioni stabili e durature.
Dopo qualche minuti il riccio ebbe la splendida idea di liberarsi della sua nuova amichetta e dirigersi verso di me con le mani nelle tasche dei jeans. Mi aprì lo sportello mentre sorrideva beffardo, "mi dispiace averti fatto aspettare tanto."
"Non importa" borbottai, entrando in auto e allacciando la cintura, pronta a tornare a casa.
"Rilassati, okay? Ti ho detto che non dirò niente a Liam e ho intenzione di mantenere questo accordo" sospirò, mettendo in moto l'auto.
"Il problema degli accordi, Harry, è che ci si aspetta sempre qualcosa in cambio."
"Non questa volta" curvò l'angolo della bocca verso destra, sorridendo sghembo.
"Vorrei crederci, ma la mia fiducia nei tuoi confronti non è proprio alle stelle, sai?"
"Ti dimostrerò che posso essere un finto cugino affidabile" e da quel momento il suo tono di voce si fece più dolce, "non dobbiamo odiarci per forza, Meg."

* * *

Okay, eccomi qua(:
La storia procede, che ne pensate?
Vado di fretta perciò un bacio e alla prossima **

Un amabile disastro sei tu.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora