So Let's Start Right Now.

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La mattina dopo, ovviamente, Harry non andò a scuola.
Non che non ne fosse in grado, ma zoppicava ancora e la fasciatura al ginocchio gli imponeva di restare sdraiato ancora un po'. Ovviamente mio padre si offrì di restare a casa e prendersi un giorno di riposo dal lavoro, ma Harry insistette che non ce ne fosse bisogno.
Ripeteva di stare bene, lo aveva detto anche a sua madre che - ovviamente - si era spaventata al punto di voler tornare nuovamente a Londra per incontrarlo, ma Harry l'aveva rassicurata dicendo che non era nulla di grave, che si sentiva a posto come sempre.
Dunque fui io ad offrirmi come infermiera personale di Harry, e a questo non si oppose.
Anzi, sembrava ben felice di questa mia proposta, che neanche mio padre rifiutò.
"E' così generoso da parte tua, Meg, rinunciare a un giorno di scuola per restare ad aiutare Harry." Aveva detto mio padre, il che era piuttosto ironico.
Alzai le spalle, sorridente; "è un lavoro sporco, ma qualcuno lo deve pur fare."
Il riccio si lasciò scappare una risatina, così come mio padre. Quando quest'ultimo se ne andò presto, intorno alle otto e mezza del mattino, io avvisai Vicki tramite sms che avrei saltato la scuola per restare a casa con Harry. Abbastanza prevedibile, in effetti.
"Meg, non c'era bisogno che restassi, comunque.." farfugliò, quando gli portai qualcosa da bere in camera sua. Era ancora sdraiato a letto, con la schiena poggiata contro la parete e i capelli ancora disordinati dal sonno. Sbuffai, mettendo le braccia conserte.
"Certo che ce n'era bisogno. Dopo lo spavento che mi hai fatto prendere ieri, non ti lascio solo neanche un secondo." Replicai, mentre lui sorseggiava un po' d'aranciata.
Mi morsi il labbro e aspettai un po' prima di aggiungere; "se tu lo vuoi.. ovviamente."
Portò gli occhi su di me e annuì, "certo che lo voglio. Adoro il modo in cui ti prendi cura di me, e sai anche che mi sento dannatamente in colpa per averti fatto preoccupare."
Scossi la testa, "shh. Non dirlo neanche per scherzo, non è stata colpa tua."
Harry si portò una mano dietro la nuca e continuò ad auto infliggersi: "invece ho delle responsabilità. Non avrei dovuto parlare al telefono mentre guidavo, specialmente se si trattava di una conversazione così accesa come quella con mia sore.."
Si interruppe prima di terminare la frase, serrando la mascella e chiudendo gli occhi.
Aggrottai la fronte, perplessa, cercando di decifrare le sue parole. Non ero certa di aver capito a cosa si riferisse; "ieri mi hai detto che stavi parlando con Gemma, poco prima dell'incidente. Si può sapere di cosa stavate parlando?"
Harry si passò una mano tra i ricci e, dopo qualche lungo istante di imbarazzante silenzio, scosse la testa, "preferirei non doverne parlare adesso.."
"Continui a dire così" sbuffai, mettendo le braccia conserte, "ieri notte mi hai detto che me ne avresti parlato oggi. So che sei in ansia per qualcosa, Harry, e di qualunque cosa si tratti io voglio saperla. Sai bene che, per me, la sincerità è al primo posto."
Lui annuì, bagnandosi le labbra, per poi farmi sedere sul letto accanto a lui.
Mi guardò dritto negli occhi e capii dal suo sguardo che qualcosa non andava, qualcosa che non riguardava esclusivamente l'incidente e il dolore fisico che stava provando; c'era qualche fattore esterno e decisamente più grave che lo preoccupava. Ma non riuscivo a capire di cosa si trattasse, e vederlo in quello stato rendeva angosciata anche me.

HARRY'S POV:

Per quanto avessi provato a ritardare questo momento, purtroppo l'ora della verità era arrivata. Dovevo dire a Meghan tutto quello che era successo l'altro giorno, che Gemma aveva scoperto tutto riguardo noi due e che avrebbe fatto di tutto per separarci.
Anche a costo di dire la verità a tutti, e questo la rendeva piuttosto pericolosa.
"Hai ragione" sospirai, prendendo il suo viso tra le mani, "devo dirti tutto, meriti la verità. Hai il diritto di sapere ogni cosa."
Meg deglutì, continuando a guardarmi con quell'espressione indifesa e spaventata.
"Cos'è successo?" balbettò nuovamente, con un filo di voce.
Vederla così preoccupata e timorosa rendeva ancora più difficile ciò che stavo per fare.
Prima ancora di metterci insieme, ero sempre stato parecchio dubbioso per molti aspetti; avevo la consapevolezza di non essere il ragazzo giusto per lei, di farla soffrire, e temevo che non potessi dargli ciò di cui aveva bisogno, che lei meritasse qualcuno di migliore.
Ma la mia più grande paura, quella che mi aveva sempre frenato dal dichiararmi, era stata soprattutto l'idea di spezzarle il cuore. Ma il desiderio di lei mi aveva annebbiato la mente, il fatto che la volessi così disperatamente tanto, tutta per me, mi aveva fatto perdere di vista questo timore e mi aveva spinto a fare una scelta totalmente egoista.
Le avevo chiesto di diventare la mia ragazza, le avevo dato tutto ciò che potevo dargli affinché lei facesse lo stesso, ma sapevo che con questa notizia glielo avrei strappato via.
Speravo solo che l'impatto non fosse troppo doloroso, almeno quanto lo era stato per me.
Soltanto in quel preciso istante - con i suoi occhioni persi di fronte ai miei, che aspettavano con impazienza ciò che avevo da dirle - capii che il momento era arrivato.
La resa dei conti, che speravo non sarebbe arrivata mai.
"Piccola" sussurrai, schiarendomi la voce con un colpo di tosse e stringendo le sue mani delicate, "quello che sto per dirti potrebbe cambiare ogni cosa."
Lei si irrigidì a quell'affermazione, come avevo previsto, "mi stai spaventando sul serio."
Scossi la testa e portai una mano tra i suoi capelli, lisci e lunghi, "no. Devi restare tranquilla, ascoltare quello che vuoi sapere, poi cercheremo di affrontare la cosa."
Meghan annuì, mordendosi nervosamente il labbro. Cacciai un sospiro.
"Durante la visita di Gemma, qui a Londra.." iniziai, stringendo i denti, "le ho detto, come ben sai, che la mia ragazza era Allie. Per non farla insospettire."
Meg annuì, sbuffando.
"Beh, a quanto pare mia sorella è più furba di quanto avessimo pensato." Aggiunsi, facendole sgranare gli occhi. Meg alzò un sopracciglio e mi osservò confusa.
"Che vuoi dire?"
"Voglio dire che tutti questi trucchetti, con lei, non sono serviti a nulla" alzai gli occhi al cielo, "ha scoperto tutto. Sa ogni cosa, di me e te."
La sua reazione fu esattamente come me l'aspettavo. Allontanò leggermente il viso dalle mie mani e impallidì, visibilmente scossa. Spalancò la bocca e mi guardò in silenzio.
"C-com'è possibile? Come l'ha scoperto?" domandò, titubante.
Abbassai lo sguardo, "Gemma è molto sveglia, lo è sempre stata. Ci ha semplicemente osservato e ha fatto i conti, attraverso ogni piccolo dettaglio. Forse non siamo stati molto attenti, forse abbiamo sottovalutato il pericolo, in ogni modo.. ora lei sa tutto."
"Te lo ha detto lei?" ribatté, incredula. Sembrava davvero sconvolta.
"Sì."
"Oh" fu tutto ciò che le uscì di bocca. Si portò una mano tra i capelli e iniziò a camminare nervosamente avanti e indietro per la stanza.
Sapevo quanto tutto questo fosse estenuante per lei, e lo era anche per me.
"Beh, non sarebbe un problema, se lei si decidesse a mantenere il segreto." Aggiunse ad un tratto Meg, sforzandosi di essere fiduciosa e ottimista. Mi morsi il labbro.
"E' questo il punto" borbottai, "non ha intenzione di mantenerlo."
Meghan sbarrò gli occhi a questa mia affermazione. La vidi tremare.
"C-che vuoi dire?"
"Ha già minacciato di dirlo a mia madre, e.. a James." Ammisi, guardando in basso, perché vedere il suo viso spaventato mi avrebbe sicuramente distrutto.
"No, non è vero.." balbettò, con un filo di voce tremolante, "dimmi che stai scherzando."
Non dissi nulla, continuai a sfregarmi le mani e a fissare il pavimento.
Quando sentii un suo singhiozzo, strinsi i pugni e dovetti trattenermi a lungo dal spaccare tutto. Odiavo vederla in quello stato, odiavo il fatto che fossi il peggior ragazzo del mondo, che anziché renderla felice non facevo altro che farla star male. Mi odiavo così tanto, per essere stato egoista. L'avevo desiderata e l'avevo avuta, senza pensare alle conseguenze.
"Harry!" gridò, costringendomi a guardarla negli occhi, "dimmi che non è vero! Che mi stai soltanto prendendo in giro, che tua sorella non è davvero così stronza! Dimmelo!"
Il terrore con cui urlò queste parole mi fece scattare in piedi.
Nonostante la gamba zoppicante, mi fiondai su di lei e strinsi le sue mani tra le mie.
"No, è tutto fottutamente vero, porca miseria!" replicai, sentendo le vene del mio collo ingrandirsi man mano che alzavo la voce, "Gemma non vuole che stiamo insieme, pensa che sia sbagliato, e dirà a tutti la verità se.. se io.."
Quando mi calmai, non riuscendo a terminare la frase, Meg riprese a singhiozzare.
"Se tu cosa, Harry?" domandò, anche se conosceva perfettamente la risposta.
"Se io non ti lascio. Vuole che interrompiamo questa relazione, o lei lo dirà ai nostri genitori e saremo comunque costretti a interromperla."Spiegai, devastato.
Meghan si coprì il viso con le mani, continuando a scuotere la testa.
Cercava di negare la realtà dei fatti.
"E' uno sporco ricatto!" esclamò all'improvviso, piena di rabbia. Come biasimarla.
"Credimi, ho provato a spiegarle tutto, come sia nato il nostro rapporto e come ci siamo innamorati, ma lei non riesce a capirlo." Serrai la mascella, osservando il suo viso sempre più rosso per via dei singhiozzi. Posai le mani sulle sue guance e la costrinsi a guardarmi.
"E' per questo che hai fatto l'incidente? Stavate discutendo di questo, al telefono, mentre eri in macchina?" chiese, in un sussurro. Annuii, ponendo fine ai suoi dubbi.
"Dovevamo immaginarlo, che qualcuno ci avrebbe scoperto, prima o poi.." farfugliai, pieno di sensi di colpa.
"Ma è tua sorella! Dovrebbe appoggiarti nelle scelte, anziché ricattarti!" gridò ancora.
"Meg, piccola, ascoltami. Dobbiamo capire cosa fare, è inutile stare qui a chiederci cosa avremmo potuto fare di diverso, ormai il danno è fatto." Digrignai i denti.
I suoi occhi spaesati si posarono sui miei, colmi d'agitazione; "che vuoi dire?"
"Voglio dire che.." chiusi le mani in pugni e mi allontanai leggermente da lei, cercando il coraggio di pronunciare la frase più difficile che avessi mai detto in vita mia, "che forse è meglio restare separati per un po'. Prenderci una pausa, per capire."
Sapevo che innescare questa bomba avrebbe portato a un duro colpo, per entrambi.
"No, no, non puoi essere serio!" esclamò, sconvolta, "stai cedendo al suo ricatto? Non capisci che così lei vince?"
"Non sto cedendo!" gridai, "sto cercando di proteggere te e la nostra relazione! Se Gemma andasse a dirlo a James, o a mia madre, hai la vaga idea di quale casino potrebbe uscirne fuori?! Dobbiamo soltanto prenderci del tempo per noi stessi, Meg, approfittandone per riflettere e pensare a.."
"Pensare a cosa?" mi anticipò, piena di rabbia e delusione, "non ho bisogno di riflettere su nulla, Harry! Ti amo e voglio stare con te, cos'è che non ti è chiaro?"
"Vorrei che fosse così facile. Ma non lo è." Commentai.
"Non puoi lasciarmi, non dopo tutto quello che abbiamo passato insieme, tutto quello che abbiamo superato e affrontato per trovarci.." piagnucolò, spezzandomi il cuore.
Ero consapevole di come la stessi distruggendo, in quel momento e con quelle parole, ma sapevo anche che era la cosa più giusta da fare in tutta quella situazione di merda.
Non potevo rischiare che il suo rapporto con suo padre - che era una delle cose a cui teneva di più - si distruggesse per colpa mia, non potevo permettermi che la sua vita andasse in frantumi a causa della sua relazione con me. Non volevo essere io la causa di tutte le sue sofferenze e, nonostante questo mi stesse facendo impazzire, sapevo che senza di me sarebbe stata più felice. Magari adesso non lo capiva, non se ne rendeva conto, ma più avanti era così. Non volevo essere tanto egoista da imprigionarla in una rete di bugie, in una vita fatta di incontri segreti con me; sapevo che lei meritasse di più.
Purtroppo ormai il danno era fatto, era entrato in gioco l'amore, e questo mi faceva sentire completamente a pezzi. Ma era la cosa giusta da fare, non c'era altra soluzione.
"Vorrei non doverlo fare. Vorrei che potessimo stare insieme alla luce del sole, senza nasconderci, ma sappiamo entrambi che non è possibile." Sospirai.
"Invece lo è" singhiozzò ancora, avvicinando misi, "posso dirlo a mio padre! Non mi importa come reagirà, io voglio stare con te e dovrà accettarlo!"
Scossi la testa, chiudendo gli occhi quando sentii le sue piccole mani poggiarsi sul mio viso, accarezzandomi.Riaprii gli occhi e la vidi piangere di fronte a me.
Una delle visuali peggiori che avessi mai avuto. Odiavo le sue lacrime.
"No, no, no, non è possibile!" sbottai, allontanando le sue mani, "cerca di ragionare, cazzo! E' troppo tardi, ormai! Dobbiamo rallentare un po', per quanto io non sopporti l'idea."
Meghan abbassò lo sguardo e una lacrima le girò il volto perfetto.
I suoi capelli lunghi e lisci le ricadevano dietro le spalle, e le sue labbra si erano fatte più rosse per via dei piccoli morsi che si dava a causa del nervosismo.
Avrei soltanto voluto stringerla forte, prenderla in braccio e caricarla in auto, per portarla via con me senza tornare indietro. Pensai a quanto sarebbe stato perfetto, scappare insieme, vivere una vita - soli e felici - senza più problemi, senza più pensieri.
Ma era soltanto un sogno, la realtà era tutt'altro. E andava affrontata.
"Ti amo. Ti amo da morire, Meghan Allen. Ma ora non è tempo per noi. Sono sicuro che in futuro troveremo la nostra strada, perché tu mi appartieni ed io appartengo a te." Dissi, girando lo sguardo altrove per non vederla piangere. Non riuscivo a credere alle mie parole, non riuscivo a credere che stessi effettivamente prendendo le distanze da lei - la ragione del mio sorriso, la mia bambina - ma sapevo che dovevo essere uomo e lasciarla libera, libera dalle catene che le avevo provocato con il mio amore.
"Hai la minima idea del fatto che mi stai uccidendo, Harry?" balbettò, con gli occhi rossi e colmi di lacrime, le dita tremanti che cercavano inutilmente di spazzarle via dal viso.
Questa sua frase mi diede il colpo di grazia.
Mi sentii una vera merda.
"Meg.. io.. non sto rinunciando a noi. Vorrei solo che capissi che sto facendo tutto questo per te, ma forse lo capirai soltanto più avanti." Aggiunsi, distrutto.
"Forse. Ma fino ad allora, non rivolgermi più la parola." Sibilò, cercando di smettere di piangere, per poi guardarmi un'ultima volta in faccia e scappare via da lì.
Rimasi solo, ancora incredulo per ciò che avevo fatto, e l'unica cosa che riuscii a fare fu sferrare un pugno contro il muro.

....continuo!

Un amabile disastro sei tu.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora