You have become the best part of me.

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HARRY'S POV:

La mattina dopo mi svegliai con un mal di testa fuori dal normale.
Ricordavo di aver bevuto un po' la sera prima, ma a quanto pare avevo decisamente perso il controllo.
La memoria scarseggiava e anche la voglia di alzarsi; controllai la sveglia sul letto e mi accorsi che era già mezzogiorno.
Amavo la domenica, poco ma sicuro.
Mi portai una mano sul viso e scrollai il capo, sollevando la testa dal cuscino e guardandomi intorno. Il mio sguardo cadde su una lattina di birra poggiata sotto il comodino e un preservativo usato nel cestino sotto la scrivania.
Sbarrai gli occhi e capii di aver esagerato parecchio la scorsa sera, affrettandomi poi a nascondere tutto.
Scesi le scale ancora in pigiama e arrivai in cucina, dove lo zio James mi accolse - come sempre - a braccia aperte.
"Harry! Finalmente ti sei svegliato" esclamò sorridente, "hai dormito parecchio."
Portai l'altra mano dietro la nuca e accennai un sorrisetto innocente, aprii la bocca per rispondergli ma rimasi paralizzato nel vedere Meghan entrare nella stanza in quel preciso istante. Deglutii e, a giudicare dal fatto che non mi aveva neppure guardato, realizzai di aver combinato davvero qualcosa di grosso la scorsa sera. Era arrabbiata per qualcosa?
"Ero piuttosto stanco, in effetti" risposi allo zio, "ma la festa è stata fantastica, devo ringraziarvi ancora."
Dire che ricordavo poco e niente della festa era riduttivo, ma dovetti mentire per forza.
"L'abbiamo organizzata con piacere, siamo felici che la sorpresa sia andata a buon fine" continuò l'uomo, "non devi ringraziarci di nulla, Harry."
"Già, non devi" intervenne Meg, sarcastica, facendo una smorfia mentre controllava con attenzione il frigorifero. Mi morsi il labbro, colpevole, cercando un'idea per rimediare a quel disastro.
"Ti è piaciuta la torta, almeno?" chiese lo zio, ad un tratto, con occhi sognanti.
Meghan si voltò di scatto, chiudendo il frigo in mezzo secondo, e fulminandomi con lo sguardo.
Era chiaro che di questa torta io non avessi visto neanche l'ombra, ma se lo zio lo avesse scoperto avrebbe di certo fatto domande e sia io che Meg volevamo evitarlo.
"Era fantastica, zio James" commentai con naturalezza, "sei uno chef nato."
"Uno chef?" ripeté, ridacchiando per il complimento, "sei esagerato, ragazzo mio, ma sono contento vi sia piaciuta."
Meghan, nel frattempo, sorseggiava un bicchiere di aranciata evitandomi completamente. Mi guardava con la coda dell'occhio, di tanto in tanto, poi si voltava dalla parte opposta.
"Meg, sistema le ultime cose, tra mezzora si parte" aggiunse poi suo padre, uscendo dalla cucina per poi avvicinarsi alle scale e salire fino alla sua camera. Colsi l'opportunità al volo e ne approfittai per avvicinarmi a lei. Soltanto in quel momento notai il suo abbigliamento; un top azzurro con il numero tredici stampato dietro e dei pantaloncini corti super attillati dello stesso colore che le fasciavano il culo in maniera a dir poco fantastica.
Mi bagnai le labbra, soffermandomi un po' su quella visuale e cercando di scacciare tutti i pensieri perversi che mi stavano già invadendo la mente.
Troppo tardi, abbassai lo sguardo e notai un evidente rigonfiamento tra i pantaloni grigi del mio pigiama.
Abbassai le braccia e aprii le mani in basso per nasconderlo in tutti i modi, poi mi decisi ad aprir bocca.
"Dov'è che andate?" chiesi, senza troppi giri di parole.
Meghan alzò il sopracciglio, poggiando il bicchiere sul tavolo e rivolgendomi un'occhiata di fuoco, come se mi ritenesse addirittura coraggioso per averle rivolto la parola.
"Ho una partita di pallavolo questo pomeriggio con la mia squadra, fuori città" rispose secca. Il suo tono di voce era freddo e distaccato, come avevo già previsto.
"Giochi a pallavolo, davvero?" esclamai, sorpreso, "non lo sapevo."
"Sono tante le cose che non sai di me" ribatté, roteando gli occhi al cielo e superandomi per andare verso la porta.
La seguii e la trattenni per un braccio, chiudendo la porta così che restammo soli e senza la possibilità che lo zio ascoltasse cosa stavamo dicendo.
"Ascolta, so che sei incazzata con me per qualcosa che evidentemente ho fatto ieri sera" dissi, "ricordo soltanto pezzi della serata, ero ubriaco fradicio e per questo ti chiedo scusa. Non lo faccio spesso, scusarmi intendo. Ma hai ragione tu stavolta, ho esagerato, non avrei dovuto mandare all'aria la serata che avevate organizzato per il mio compleanno.. è stato un gesto immaturo e da vero coglione."
"Perché è quello che sei, Harry" sospirò, lisciandosi i folti capelli mori, "e non cambierai."
"Posso cambiare, invece" la corressi, trattenendola ancora prima che potesse scappare.
"Ti sei ubriacato, hai portato una ragazza in camera e stavi addirittura per iniziare una rissa con Liam!" mi sgridò, "ti rendi conto? E tutto ciò accadeva mentre gli invitati ti aspettavano in salotto."
Liam. Ricordai subito il motivo per cui avevo preso a bere; era lui, lui e il suo modo di tenersi stretta Meghan.
Flashback di quei due a strusciarsi, a ballare insieme, mi invasero la mente e tutto d'un tratto ricordai il motivo per cui mi ero devastato d'alcool.
"Cosa c'è? Puoi divertirti soltanto tu?" borbottai all'improvviso, infastidito.
"E questo cosa vorrebbe dire?" aggrottò la fronte, perplessa.
"Niente, lascia stare" alzai le braccia in aria, "pensa a Liam e non venire a farmi la predica. Se sono un caso perso e incurabile come dici, allora mandami a fanculo e finiamola qui."
"Ma che stai dicendo?" balbettò, alleggerendo improvvisamente i toni. Mi parve quasi spaventata all'idea di perdermi, o forse era soltanto quello che volevo credere.
"Mi sono scusato, Meg, ma se a questo punto non vuoi perdonarmi allora non so che dirti."
"Quindi adesso sarebbe mia la colpa?" sbraitò, incredula.
Scossi la testa, esasperato.
"Tesoro, sei pronta? Dobbiamo andare!" si sentì gridare dalle scale. Lo zio James scese rapidamente i gradini e arrivò in cucina appena in tempo affinché io e Meghan ci fossimo allontanati l'uno dall'altro fingendo di farci gli affari propri.
"Sì, papà" rispose lei, accennando un sorriso e mostrandosi tranquilla. Posò gli occhi su di me, poco dopo, per poi distoglierli e far finta che non fosse successo. E io che, per quanto a volte non sopportassi il suo atteggiamento autoritario e da pazza isterica, morivo dalla voglia di baciarla.
Sentire le sue labbra morbide sulle mie ancora una volta.
La prima non mi era bastata, volevo riprovare quella sensazione.
Ma la voce dello zio James mi distolse dalla mia perversa fantasia.
"Mi ero completamente dimenticato di avvisarti, Harry" disse, "avrei dovuto dirti prima che io e Meghan saremmo stati fuori città oggi, ma sei ancora in tempo per venire con noi se vuoi."
"Non credo che ad Harry interessino partite di pallavolo femminili, papà" lo rimproverò Meg, fulminandomi con lo sguardo. Io mi morsi il labbro e, nonostante lei mi stesse chiaramente invitando a rifiutare e restare a casa, una parte di me voleva andare con loro.
"Scherzi?" ridacchiai con tono di sfida, "perché non dovrebbero interessarmi una dozzina di ragazze in uniforme e pantaloncini?"
Lo zio James rise a sua volta, mentre Meghan mi stava - letteralmente - bruciando vivo con gli occhi. Tuttavia mi arresi, alla fine, e scossi la testa.
"Ma credo che resterò a casa comunque" mormorai infine, "ho un gran mal di testa e devo ancora riprendermi dalla festa di ieri sera. Grazie comunque per l'invito"
Vidi Meg fare un sospiro di sollievo e le sorrisi.
"Come vuoi, riposati pure" mi disse suo padre, "noi saremo a casa per l'ora di cena."
Annuii, ascoltando tutte le raccomandazionidello zio, mentre non smettevo di fissare quella bellissima ragazza al suo fianco.

Un amabile disastro sei tu.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora