"Una gita scolastica in campeggio?" ripeté mia madre al telefono, dopo che la informai delle ultime novità, "sembra divertente. E di quanti giorni sarà?"
"Tre" risposi distrattamente, preparandomi per la scuola di prima mattina.
Erano passate circa due settimane da quando il professore ci aveva dato l'annuncio, ed era arrivato il momento di consegnare il permesso firmato da un genitore.
"Beh, hai tutta la mia approvazione, però comportati bene" si raccomandò mia madre, "e divertiti. Ma sono certa che non ci sia bisogno che te lo dica io."
"Grazie, mamma, ma non ti ho chiamato per questo" risposi molto sinceramente, "credo ci sia un problema. E cioè che non posso andare in gita senza la tua firma."
Lei imprecò qualcosa di incomprensibile sotto voce, "e com'è possibile? Non puoi spiegare ai professori la tua situazione? Io sono lontana, Harry, lo sai.."
"Ho bisogno di quella firma, oppure resterò qui a casa, mamma" borbottai, dandomi una rapida occhiata davanti lo specchio, "non potresti fare un salto qui a Londra?"
"Lo farei, e lo farò, ma non adesso" rispose lei, desolata, "se tu me lo avessi detto con un po' di anticipo avrei potuto organizzarmi meglio e farmi accompagnare da Robin lì a casa di James, ma mi hai avvisata il giorno prima della scadenza! Sei il solito irresponsabile e.."
"D'accordo, ho capito, non iniziare con la predica" la interruppi bruscamente e alzai gli occhi al cielo, "quindi che faccio?"
"Chiedi a tuo zio se può firmare lui al mio posto" ribatté, tutto d'un tratto, "dopotutto James è uno di famiglia e alla scuola andrà bene."
Mi bagnai il labbro e annuii poco convinto, "ok. Ti farò sapere, mamma."
Ero piuttosto di fretta quella mattina, ecco spiegato il motivo delle mie risposte così sbrigative e insofferenti. Mi decisi a proporre quella soluzione allo zio James quando sarei tornato da scuola, all'ora di pranzo, perché al momento ero troppo in ritardo - come al solito - per perdere altro tempo in chiacchiere. Meghan mi aspettava davanti la porta di casa, battendo i piedi indispettita dalla mia incurabile lentezza - e poi andammo a scuola insieme. Negli ultimi giorni eravamo riusciti a passare più tempo insieme senza discutere o azzannarci verbalmente, ma le mie pulsioni sessuali sembravano essere rimaste le stesse.
Mi maledii mentalmente per essere così sensibile al corpo femminile, per la facilità con cui riuscivo ad avere un'erezione anche in luoghi e momenti inopportuni, e soprattutto nei confronti di ragazze inadatte. Meghan era decisamente una di quelle.
"Perciò il viaggio d'istruzione sarà composto di tre giornate, in un campeggio sul lago" spiegò con discrezione la professoressa di biologia, "il motivo di tempi così brevi è dovuto a una saggia scelta del preside, che ha ben deciso di accorciare la gita per il comportamento inopportuno di alcuni vostri compagni, manifestato negli ultimi mesi."
E mentre la prof pronunciava quella frase, puntò gli occhi su di me, e con lei altri miei compagni. Io non potei fare a meno di sfoderare un sorrisetto compiaciuto e provocatorio.
"Il viaggio in pullman sarà di circa un'ora, la zona non è molto distante" continuò l'insegnante, "si tratta di un bosco vicino Londra. Ovviamente la scelta del luogo non è casuale, non ci sarà solo da divertirsi: io, in quanto docente di biologia, vi accompagnerò durante il giorno a fare esperimenti e ad esplorare la natura circostante. Tutto chiaro?"
La classe annuì, come fossero dei soldati che ubbidivano al proprio capitano.
"Bene, si parte tra dieci giorni" aggiunse la professoressa, "entro domani dovrete aver tutti riconsegnato a me in persona il permesso firmato da parte dei vostri genitori.""Ehi, zio James" esclamai sorridente, quando tornai a casa dopo la scuola. Meghan non era ancora tornata, in quanto aveva ben pensato di fermarsi a pranzo a casa della sua migliore amica.
Lo zio mi guardò, piacevolmente sorpreso dal mio improvviso buon umore.
"Harry, dimmi pure" rispose lui, e a quel punto tirai fuori il foglio da firmare senza troppi giri di parole.
Dopotutto non c'era bisogno di fingere o fare il finto simpatico con lui; era sempre stato disponibile e gentile anche senza aspettarsi qualcosa in cambio.
"Oh, ma è lo stesso documento che mi ha fatto firmare Meg ieri!" ridacchiò, "certo, te lo firmo subito."
"Non te lo avrei chiesto se non fosse assolutamente necessario" farfugliai, grattandomi la nuca, "ho provato a convincere la mamma a farci una breve visita ma proprio non poteva, e così non c'è altra soluzione, a meno che non voglia perdermi la gita del quinto anno."
"Ma figurati, tranquillo Harry, non preoccuparti" rispose lui, dandomi una pacca sulla spalla per poi tirar fuori dalla tasca dei pantaloni una penna. Poggiò il foglio sul tavolo e firmò: "quando ho accettato di ospitarti qui a casa per un periodo indeterminato sapevo bene a cosa andavo incontro. Sei sotto la mia responsabilità ma, soprattutto, sei mio nipote. E voglio essere un punto di riferimento per te, voglio che tu ti senta a casa."
Minchia, pensai.
Nessuno era mai stato così generoso ed ospitale con me.
"Grazie, zio" risposi, sorridente, "grazie davvero."
"Non ringraziarmi" replicò lui, scuotendo la testa, "fammi sapere se dovesse esserci qualche obiezione da parte della scuola. Puoi dirgli che sono il tuo zio preferito, o il tuo tutore, o quel che vuoi. Ma tu devi partire per quella gita, ad ogni costo."
Ridacchiai ed annuii, "li convincerò ad accettare la cosa, in qualche modo. Grazie ancora."
James mostrò uno sguardo complice, poi mi fece un occhiolino. Mio zio era ufficialmente un mito.
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Un amabile disastro sei tu.
FanfictionLei Meghan, lui Harry. Lei é stata adottata quindi non é proprio la cugina di sangue di Harry, figlio biologico della sorella di James, padre di Meg. Sono come degli sconosciuti, ma, sono troppo tutti uniti. Perché la famiglia é la famiglia. *"Ma è...