"You will not lose me."

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BEH.. BUON ANNO ANCHE A VOI!




MEGHAN'S POV:

Inutile dire che quei giorni passarono, forse troppo, in fretta.
In un battibaleno ci ritrovammo al weekend, e Anne sarebbe arrivata da un momento all'altro.
Mio padre era molto contento all'idea di rivedere sua sorella dopo tanto tempo, visto che non da molto si tenevano in contatto, e anche Harry era abbastanza felice di sua madre.
Non faceva i salti di gioia, però; temeva infatti che la sua presenza in casa avrebbe compromesso il nostro rapporto. Io lo avevo rassicurato più volte, cercando di convincerlo che sarebbe andato tutto bene, ma lui mi aveva ripetuto quanto sua madre fosse sveglia e intuitiva. Così gli risposi che, se sarebbe stato necessario, saremmo stati alla larga l'uno dall'altra pur di non farla insospettire.
Sarebbe stata dura da sopportare, ma ce l'avrei fatta.
L'unica cosa che volevamo era farci scoprire da Anne durante un bacio o chissà cos'altro, perché si sarebbe scatenata la terza guerra mondiale.
Forse eravamo solo paranoici ed esagerati, ma conoscevamo i nostri genitori e fargli sapere in quel modo che i loro figli - nonché apparentemente cugini - stavano mandando avanti una relazione amorosa da giorni, settimane.
"A che ora hai detto che arriverà, Harry?" domandò mio padre per la dodicesima volta circa, dopo aver finito di pranzare.
Era sabato, il che significava niente scuola e relax, ma mio padre contribuiva a rendere la giornata più pesante e ansiosa del solito.
Voleva che tutto fosse perfetto per la visita di sua sorella e Robin.
Non potevo ammettere, però, che anch'io non vedevo l'ora di incontrare e conoscere la donna che aveva messo al mondo il ragazzo che mi aveva fatto perdere la testa.
"Tra circa mezz'ora" rispose il riccio, alzandosi da tavola, "credo sia ancora in viaggio."
Mio padre annuì distrattamente e si alzò a sua volta per lavare i piatti.
Io ed Harry lo aiutammo sparecchiando, e mentre lo facevamo quest'ultimo si divertiva a sfiorarmi le dita delle mani con le sue, attento a non farsi beccare.
Ci scambiavamo sguardi e sorrisi che servivano più di mille parole.
Ecco perché, dopo aver finito di sistemare la cucina, fingemmo di sgattaiolare nelle nostre rispettive stanze e invece trascinai Harry nella mia. Dalle scale del piano di sopra controllammo che mio padre fosse ancora impegnato nelle pulizie di casa, e a quel punto presi il mio ragazzo per il colletto della camicia che indossava e lo trascinai dentro la mia camera.
Chiusi la porta a chiave e mi scaraventai sulle sue labbra, allungando le braccia per portarle dietro il suo collo. Gli accarezzai i capelli ricci mentre lui fece scivolare le mani sul mio fondoschiena.
Lo strinse tanto da farmi spalancare la bocca, per poi approfittarne e inserirvi la lingua senza preavviso. Mi sorrise nel bacio e io feci lo stesso, stringendo il suo viso e camminando all'indietro fino a quando non cademmo entrambi sul mio letto.
Risi ed Harry non perse tempo prima di sistemarsi sopra il mio corpo, chinando la testa verso il mio collo per poi riempirlo di baci. Rabbrividii quando alzò la mia t-shirt e vi infilò la sua mano destra al di sotto, sfiorandomi la pancia piatta pelle contro pelle.
Mi lasciai scappare un gemito quando, con un dito, cominciò a stuzzicarmi l'ombelico.
"Oddio" sospirai, inarcando la schiena e divaricando le gambe per farlo accomodare meglio su di me. Il riccio continuò a baciarmi dappertutto, per poi tirar fuori la lingua sul mio collo e succhiarvi la pelle, fino a farvi comparire una macchia rossastra.
Lo faceva sempre, amava farlo. E a me piaceva avere il suo marchio su di me, ma non in una situazione del genere.
"Sei impazzito?" brontolai dopo averlo leggermente allontanato, "tua madre sta per arrivare in casa nostra e tu mi fai succhiotti?"
"Se lo vedono, puoi sempre dire che a farlo è stato qualcun altro" sbuffò, "magari Liam."
Aggrottai la fronte, mettendolo alla prova.
Considerata la sua gelosia, non poteva essere serio.
"Fallo e non sai quel che ti faccio" aggiunse dopo minaccioso, facendomi ridere.
"Non avevo comunque intenzione di dire una cosa del genere" lo rassicurai, "preferirei confessare tutto e metterci allo scoperto, piuttosto che dire di essere stata toccata da un altro ragazzo."
Gli occhi di Harry si illuminarono a quell'affermazione.
"Brava bambina" sorrise, baciandomi a stampo, "sei fantastica. Giuro."
Ridacchiai e allungai le mani per ricominciare a baciarlo ma, dopo pochi istanti, sentii la voce di mio padre chiamarmi a squarciagola dal piano di sotto. Sbuffai e fui costretta a respingere il riccio controvoglia, per poi sgattaiolare entrambi fuori dalla mia stanza.
"Sì, papà?" finsi di non essere troppo infastidita dal fatto che ci aveva interrotti.
"Anne ha appena chiamato" fece lui, "sarà qui tra qualche minuto."
Sbarrai gli occhi, "oh, allora ha fatto prima del solito."
Corsi di nuovo al piano di sopra nella stanza di Harry per informarlo, ma lui aveva già sentito tutto. Si infilò i pantaloni della tuta e cambiò la t-shirt con un'altra più pulita, mentre io mi guardavo allo specchio. Ero vestita in modo semplice e casual, con i capelli lisci e sciolti. Perfettamente normale, anzi, forse troppo.. normale.
"Sta' tranquilla, sei bellissima" mi baciò la guancia, "le piacerai sicuramente."
Arrossii, "lo pensi sul serio?"
"Certo che sì" ribatté, bagnandosi le labbra, "ma forse è meglio se indossassi una sciarpa coprente. Sai, sul collo.."
Feci una smorfia, fissando allo specchio il succhiotto creato da lui con soddisfazione.
"Idiota" roteai gli occhi al cielo, sotto le sue risate. Corsi nella mia camera e afferrai uno scalda collo e una felpa, con la scusa di avere freddo. Nonostante fossimo già ad Aprile.
All'improvviso sentii provenire dall'esterno il rumore di un'auto che aveva appena parcheggiato nel nostro viale. Un brivido mi percosse la schiena e vidi Harry aspettarmi per scendere insieme al piano di sotto. Arrivammo all'ingresso dove trovai già mio padre in attesa davanti la porta, per poi farsi avanti e uscire verso gli ospiti.
Conoscendolo, voleva sicuramente aiutare sua sorella e Robin con i bagagli.
Harry approfittò del fatto che fossimo soli per pochi altri istanti, e mi rubò un bacio a stampo. Sorrisi e, sentendo le voci farsi sempre più vicini, mi allontanai a malincuore da lui.
Ed eccola, una donna alta e bellissima varcò la soglia della porta di casa guardandosi intorno, fin quando non incrociò lo sguardo di suo figlio. Anne era stupenda, e la prima cosa che fece fu correre ad abbracciare Harry.
Quest'ultimo ricambiò la stretta e l'abbracciò forte, accennando un sorriso che mi sciolse il cuore. Avevo sempre sostenuto l'esistenza di un lato dolce e affettuoso di Harry, ma ora ne avevo la prova concreta e reale.
"Oh che bello rivederti!" esclamò la donna, "mi sei mancato così tanto."
"Anche tu, mamma" ridacchiò lui un po' imbarazzato, "ma così mi soffochi. Dai."
Anne rise e lo liberò dall'abbraccio, per poi salutare mio padre che si era gentilmente offerto di portare dentro la sua valigia. Robin, invece, aveva l'aspetto di un uomo gentile.
Non era il padre di Harry, ma da quel che avevo capito c'era comunque un legame tra loro.
"Tu devi essere Meghan, dunque" osservò la madre del mio ragazzo, quando arrivò il mio turno, "è un piacere di conoscerti. Ho proprio una nipote meravigliosa."
Deglutii quando mi chiamò in quel modo. Lei mi considerava una nipote, come se fosse mia zia. La mia vera zia. Cercai comunque di non sembrare turbata da quella parola e ricambiai il sorriso, stringendole la mano; "anche per me è un piacere, Anne."
"James, hai cresciuto questa ragazza magnificamente!" commentò poi, rivolgendosi a mio padre, "è così bella!"
A quel punto incrociai lo sguardo compiaciuto di Harry, e arrossii.
"Grazie" mormorai timidamente.
"Lo so, è fantastica" aggiunse mio padre fiero, "è la figlia modello."
Ridacchiai, "beh adesso non esagerare."
Anne rise, insieme a tutti gli altri, ma papà intervenne: "è tutto vero, tesoro. Sei tu che tendi a sottovalutarti e sminuirti. Ma ogni sera ringrazio Dio per avermi fatto trovare te, una ragazza così pura e sincera, che mi rende felice giorno dopo giorno."
Non né capivo il motivo ma queste parole, anziché provocarmi gioia, contribuirono ad aumentare la mia tensione. Finsi un sorriso e lo abbracciai, sotto le occhiate commosse degli altri.
"E questa casa" aggiunse Anne, continuando a guardarsi intorno esterrefatta, "è meravigliosa. Grande, spaziosa e ben arredata. Complimenti, fratello."
Mio padre sorrise e fece segno ai due ospiti di seguirlo per un breve giro turistico delle stanze. Dopo avergli mostrato la cucina e il salotto, infatti, li guidò al piano di sopra.
Approfittando del fatto di essere finalmente soli, Harry portò una mano dietro la mia schiena e piantò i suoi occhi verdi nei miei.
"Tutto bene?"
Annuii, "sì. Sento un po' caldo per colpa di questa sciarpa, ma sì. E tu?"
"Bene, bene" rispose, continuando a fissarmi sospettoso, "sei sicura?"
"Sì, perché non dovrei?"
"Non lo so" alzò le spalle, "ma dopo il discorso di James ti ho vista.. strana."
"Le sue parole mi hanno messa in soggezione" sospirai, "ma il fatto è che mi ha definita sincera quando, in realtà, gli sto mentendo da giorni su quello che c'è tra noi. Dio, detesto il fatto di non potermi confidare con lui come facevo sempre. Gli voglio troppo bene e non dirgli la verità mi fa soffrire."
Harry mi guardò spaesato. Rimase in silenzio a lungo, poi aprì bocca di nuovo.
"Puoi dirglielo, se vuoi" disse, "l'ultima cosa che voglio è vederti soffrire a causa mia, a causa del nostro rapporto. Se fare tutto di nascosto ti fa star male, allora dì la verità a tuo padre e dì che stiamo insieme. Mi assumerò le mie responsabilità, piccola."
Scossi la testa, "n-non posso farlo. Come credi che reagirà a una cosa del genere?"
"Lo scopriremo."
"No, Harry, non sono pronta a sganciare una bomba del genere!" replicai.
"Pensaci" mi disse, accorgendosi a sua volta del fatto che i nostri genitori stavano per tornare, "di mia madre, invece, che ne pensi? Come ti è sembrata?"
Sorrisi per il fatto che fosse alla ricerca della mia approvazione: "è stupenda."
"Ho visto che quando ti ha chiamata in quel modo, tu.."
Lo interruppi: "già. Il fatto che mi consideri sua nipote mi preoccupa un po', ma pazienza. Credo che dovrò rassegnarmi al fatto che mi vedrà sempre come una di famiglia."
Harry scosse la testa, "forse è proprio questo il motivo per cui dovremmo dire tutto adesso. Così che ci vedrebbero come coppia anziché due cuginetti innocui. Capisci?"
"E se poi dovesse andare a finire male?" mi lasciai scappare questa frase senza pensarci.
Il riccio aggrottò la fronte, "credi che non durerà tra noi?"
Mi morsi il labbro, "io intendevo dire che.. prima dovremmo esserne certi."
"No, no" serrò la mascella, "ho capito perfettamente quello che volevi dire."
E, ironia del destino, in quel momento gli adulti tornarono al piano di sotto, verso di noi.
Osservai il viso ancora teso di Harry, le sue mani infilate nelle tasche dei pantaloni e le labbra dischiuse. Volevo chiarire le mie parole ma non potevo, perché i nostri genitori erano lì, e detestavo sempre più questa situazione.
Era come se non fossi libera neanche tra le mura di casa mia.
Perdemmo tempo in chiacchiere, Anne e Robin spiegavano la loro situazione economica a mio padre e continuavano a ringraziarlo per l'ospitalità offerta ad Harry, mentre quest'ultimo se ne stava seduto sul divano con aria pensierosa.
Ci lanciavamo occhiate silenziose, di tanto in tanto, ma lui sembrava ancora offeso per le mie parole.
"Per quanto riguarda la situazione letti, credo di aver trovato una situazione" annunciò ad un tratto mio padre.
"Non ce n'è bisogno, James" lo interruppe sua sorella, gentilmente.
"Già, abbiamo intenzione di andare in albergo" intervenne Robin, "non vogliamo di certo disturbare."
Ma mio padre, come avevo previsto, non reagì molto bene a quell'ipotesi.
"Non se ne parla neanche!" esclamò, "mia sorella è tornata a Londra dopo secoli ed io voglio ospitarla a casa mia, al diavolo questi hotel! Troveremo una sistemazione."
Anne cercò di obiettare, ma non ci fu verso.
Quando mio padre si mette in testa qualcosa, fa di tutto per portarla a termine.
"Non state creando nessun disturbo, davvero" insistette, "dormirete qui."
Robin lanciò uno sguardo esasperato alla sua compagna, e alla fine i due si arresero.
"Perfetto" rispose mio padre con soddisfazione, "stavo pensando che forse potrei lasciarvi la mia camera. Io andrei a dormire sul divano e voi due nel mio letto, è molto spazioso."
Ma Anne scosse subito la testa, "non se ne parla, James. Se vuoi che restiamo da te è ok, lo accettiamo e ti ringraziamo per la generosa ospitalità, ma non abbiamo intenzione di prenderci il tuo letto. Dormiremo sul divano."
Mio padre li guardò minaccioso: "certo che no. Non c'è spazio per due persone, lì."
"Allora andremo in albergo. James, davvero, ti ringraziamo ma.."
A quel punto, osservando lo sguardo deluso di mio padre, non potei non intervenire.
"Potete dormire nella mia stanza" proposi timidamente, "il mio letto è molto grande e sicuramente entrerete entrambi. Possiamo cambiare le lenzuola e.."
"Oh cara, sei gentile ma non devi preoccuparti." Rispose Anne, accennando un sorriso.
"Meghan ha ragione" mi appoggiò mio padre, "a lei non dispiacerà dormire sul divano."
In realtà l'idea non mi faceva impazzire, ma mi sarei volentieri sacrificata per una notte.
"Posso dormirci io, sul divano." Intervenne Harry, facendo da gentiluomo.
Non riuscii a nascondere un sorriso, poi scossi la testa: "non ce n'è bisogno."
"Sentite, facciamo così" sospirò mio padre ad un tratto, "voi due ragazzi dormirete insieme nella stanza di Harry. Porteremo il sacco a pelo che hai usato in gita, Meg."
Strabuzzai gli occhi a quella proposta. Sul serio mio padre mi stava proponendo di dormire insieme al mio ragazzo senza neanche sapere che lo fosse? Incrociai lo sguardo altrettanto sorpreso del riccio, mentre sua madre e Robin sembravano entusiasti all'idea.
Poi mio padre si rivolse a quest'ultimi: "voi due, invece, dormirete in camera di Meghan. Così saremo tutti accontentati. Allora, che ne dite?"
Harry annuì elettrizzato e io lo stesso, trattenendo una risatina pur continuando a fissarlo nella speranza che non ce l'avesse più con me per la futile discussione di poco prima.
Dopo qualche inutile di tentativo di protesta, anche Anne e Robin si lasciarono andare alla volontà di mio padre. Così sia lui, che noi, fummo accontentati.
Quel sabato fu uno dei più lunghi della mia vita. Il tempo non sembrava mai e, come se non bastasse, mio padre era talmente estasiato dalla presenza di sua sorella da non lasciarmi neanche andare in bagno per non perdermi preziosi minuti con quella che lui considerava mia zia. Avevamo chiacchierato tutti insieme in salotto e il fatto che non potessi star vicina ad Harry o tanto meno baciarlo, abbracciarlo e chiarire le mie parole mi stava facendo impazzire. Tuttavia dovetti trattenermi, ripetendomi che avrei avuto tutta la notte per farlo. Parlai al telefono con Vicki tramite messaggi, e nel frattempo le spiegavo tutta la situazione. Lei sembrava sconvolta e, al posto suo, lo sarei anch'io: dopotutto ero bloccata in casa con la madre del mio ragazzo che mi vedeva come una nipote e che non immaginava minimamente quello che stesse succedendo tra me e suo figlio.
La mia migliore amica mi propose di fare un'uscita a quattro quella sera, me ed Harry con lei e Zayn, e onestamente avrei desiderato accettare con tutta me stessa. Ma sapevo che se l'avessi fatto mio padre si sarebbe offeso del fatto che stessi trascurando mia "zia" per una banale uscita tra amici. Oh, se solo avesse saputo la verità.
A cena mi sedetti accanto ad Harry, finalmente.
Mentre tutti si godevano boccone dopo boccone della cena preparata dal fantastico cuoco che era mio padre, io e lui ne approfittammo per sussurrarci all'orecchio come bambini.
"Mi dispiace per prima" gli mormorai con un filo di voce mentre gli adulti erano impegnati in un acceso dibattito sulla politica del Paese, e Harry si voltò verso di me.
"Dispiace anche a me, ho fottutamente esagerato" ribatté, continuando a mangiare.
Sorrisi e allungai la mano sotto il tavolo, facendola scorrere fino a trovare la sua.
Osservai Harry fingere di star mangiando tranquillamente, mentre in realtà allungò a sua volta il braccio sotto la tovaglia per non farsi vedere e strinse le dita della mia mano tra le sue. Talmente forte che sembrava non volerla più lasciare andare. Sorrisi.
"Ehi lì, voi due!" esclamò ad un tratto Anne, rivolgendosi noi e facendomi battere il cuore talmente forte da causarmi uno svenimento, "che avete intenzione di fare?!"
Harry aggrottò la fronte, perplesso, mentre io staccai subito la mano dalla sua e non riuscii a nascondere l'agitazione.
Mi sembrava quasi di riuscire a vedermi, pallida e terrorizzata all'idea di essere appena stata scoperta nel bel mezzo di una cena di famiglia. Che imbarazzo.
"C-cosa?" riuscii solo a dire, mentre il riccio fingeva che non fosse successo niente.
"Non avete ancora assaggiato gli involtini che ho portato io!" disse tutto ad un tratto divertita, facendomi sospirare di sollievo e cacciare tutta l'aria dai polmoni che avevo trattenuto fino ad allora. Mi voltai per vedere il viso altrettanto più rilassato di Harry ed entrambi scoppiammo a ridere per lo spavento inutile.
"Oh, emh, sì! Adesso li assaggio." Dissi poco dopo, ancora ridendo.
E loro ci guardavano come fossimo alieni, ma a noi non importava.
Continuammo a ridere e a festeggiare mentalmente per non essere stati scoperti.
Ancora una volta, eravamo riusciti a cavarcela. Ma quello andava preso come un campanello d'allarme, poco ma sicuro.
Quando finimmo di cenare, aiutai mio padre a prendere il sacco a pelo e trasportarlo nella stanza di Harry. Lo posizionammo vicino alla finestra, dalla parte opposta al letto del riccio, ed io finsi di essere d'accordo. Ero consapevole che lo avrei spostato, più tardi.
Anne e Robin si sistemarono nella mia camera e poi trascorsero buona parte di quel sabato sera in salotto con mio padre, dopo aver rifiutato di uscire. Si ritenevano troppo stanchi per una passeggiata nelle vie di Londra, così scelsero di rimandare l'uscita turistica al giorno seguente. Risposi al sms di Vicki, annunciandole che sfortunatamente sia io che Harry eravamo prigionieri dei nostri genitori e la invitai a divertirsi da sola con Zayn.
"E a quanto pare il mio desiderio di passare la notte insieme si sta per avverare" esclamò Harry quando lo raggiunsi segretamente in camera sua, dopo aver chiuso la porta ed essermi accertata che gli altri fossero ancora al piano di sotto, in salotto.
Arrossii, "è anche uno dei miei desideri. Uno dei tanti."
Il riccio sorrise e si avvicinò ancora di più al mio corpo: "ah sì? Quali sono gli altri?"
"Te li confesserò man mano che cominceranno ad avverarsi" risposi, allungando le braccia fino a portarle intorno al suo collo.
I suoi occhi verdi e penetranti dritti nei miei.
"E dai, adesso sono curioso."
Ridacchiai, "se te li dicessi, non si avvererebbero. E tu non vuoi questo, vero?"
Harry scosse la testa, restando serio: "no, certo che no. Voglio che ogni tuo singolo sogno diventi realtà, piccola. Te lo meriti."
Dopo questa frase, mi sporsi in avanti per baciarlo. Finalmente, direi.
"E' stata una giornata lunga, mi è mancato fare questo" ammisi.
"Anche a me" replicò, accarezzandomi i capelli.
Mi morsi il labbro, "e per quanto riguarda quello che ho detto prima.."
Harry mi interruppe, portando il pollice davanti le mie labbra.
"Non c'è bisogno che tu aggiunga altro, ho capito quello che intendevi dire. Me la sono presa troppo, mi dispiace."
"Volevo solo spiegare le mie parole" precisai, "non intendevo dire che secondo me tra noi non durerà. Sono certa dei miei sentimenti e anche dei tuoi, ma se c'è una cosa che ho imparato in questi anni è che è tutto così imprevedibile. Ho perso tanto in vita mia, cose e persone che non avrei mai immaginato né sperato di perdere, eppure è successo. Per questo sono ancora così diffidente, così impaurita, non vorrei che qualcuno o qualcosa mi portasse via anche te."
Harry rimase in silenzio di fronte alle mie parole. Dischiuse le labbra e mi strinse a sé.
"Non mi perderai" disse, sicuro di sé, "farò tutto ciò che posso affinché questo non accada mai."

...

Un amabile disastro sei tu.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora