"The end."

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"Peccato non siamo riusciti ad aspettare che ti togliessi quel vestito." Respirò Harry nel mio orecchio, mentre spingeva più forte in me sul letto. Appena tornati a casa e dopo avermi tolto solo le mutandine, Harry mi aveva praticamente affondata sul suo letto e si era infilato il preservativo più velocemente di quanto pensavo possibile.
"Mhmm.." Fu tutto ciò che riuscii a formare mentre lui scivolava fuori e dentro di me.
Eravamo entrambi troppo elettrizzati e felici per contenerci.
"Dio, piccola, è così bello." Ringhiò e sbatté i fianchi contro i miei.
Le mie unghie gli rastrellavano la schiena e i suoi occhi rotolarono all'indietro. Amavo vederlo in quello stato, così fuori controllo, così primitivo. Guardarlo mi spinse al limite, le dita dei piedi mi si arricciarono e le gambe si irrigidirono mentre gemevo il suo nome ripetutamente.
"Sì piccola, vieni per me. Mostrami quanto ti faccio.. cazzo.. quanto ti faccio sentire bene." Balbettò "Hai davvero un cuore dolce, piccola mia." e lo sentii svuotarsi dentro di me. Finì qualche secondo prima di me e continuò a muoversi finché il mio corpo non fu completamente rilassato e poi lui collassò su di me. Restammo stesi in silenzio solo per goderci la sensazione di essere tanto vicini e, nel giro di minuti, Harry stava già russando lievemente.

La confessione ai suoi genitori e la loro approvazione fu solo la prima di una lunga serie di eventi positivi che arrivarono tutti insieme nella nostra vita. Infatti, presto Harry riuscì a trovare un lavoretto per mantenersi senza pesare sulla sua famiglia, cosa che lui detestava completamente.
Era sempre stato un ragazzo indipendente e senza scrupoli, per questo non si fece problemi ad accettare un lavoro come barista nel locale accanto al nostro liceo. A lui andava bene qualsiasi cosa, purché fosse in grado di mettere da parte qualche soldo per potersi pagare l'affitto nel nuovo appartamento che aveva preso in città. Io avevo insistito parecchie volte sul fatto di farlo tornare a vivere con noi, e anche mio padre alla fine si ritrovò d'accordo con me sul volere Harry di nuovo sotto lo stesso tetto, ma quest'ultimo preferì cavarsela da solo. Era incredibilmente grato a me e mio padre per l'ospitalità che gli avevamo dato, ma ora sentiva di non dover più pesare su nessuno.
I suoi genitori stavano per tornare nella loro vecchia città, ma Harry non voleva saperne.
Per questo andò a vivere da solo, per poter restare a Londra anche dopo la fine della scuola. E la prima cosa da fare affinché questo fosse possibile era ovviamente trovarsi un lavoro e un posto in cui vivere.
Lui era riuscito in entrambe le cose, si era dato tanto da fare solo per me. Per restare al mio fianco.
L'idea di doverci separare, infatti, mi aveva terrorizzata a lungo ed ora ero così felice di poter essere tranquilla al riguardo. Harry non aveva alcuna intenzione di lasciarmi un'altra volta.
Arrivò anche la fine della scuola, il diploma, e con esso anche una strana malinconia che mi travolse nel realizzare che anche un altro capitolo importante della mia vita si era appena chiuso.
Gli anni del liceo, delle pazzie con i compagni di classe, le avventure nei corridoi e le strategie per saltare le interrogazioni, tutto quanto. Per quanto avessi spesso detestato la scuola, ora che era davvero finita per sempre mi rendevo conto di quanto mi sarebbe mancata.
Mi diplomai con il massimo dei voti, comunque. Purtroppo non potei dire la stessa cosa di Harry, che superò gli esami con una semplice sufficienza, ma lui era contentissimo e soddisfatto lo stesso.
L'unica cosa di cui gli importava, infatti, era finire gli studi che non aveva mai sopportato e concentrarsi sul lavoro, sul futuro insieme a me. Per lo meno, questo era ciò che mi ripeteva continuamente.
L'estate fu la più bella della mia vita, grazie a lui. Stavamo sempre insieme, nonostante il suo lavoro al bar lo tenesse parecchio occupato. Cantavamo a squarciagola nella sua macchina con i finestrini aperti, andavamo in spiaggia con Zayn e Vicki, mi prendeva sulle spalle per farmi fare strani tuffi al mare, e una volta riuscii addirittura a convincerlo a fare il karaoke con me, allo chalet.
Aveva una bella voce, al contrario di quello che pensava.

L'arrivo dell'autunno, con la mia iscrizione al college, complicò leggermente le cose.
Andai a studiare in una delle università più importanti, qui a Londra, mentre Harry ottenne una promozione al bar e il suo stipendio aumentò - ma purtroppo, anche i suoi turni di lavoro.
A causa di questa serie di cose, vederci divenne sempre più difficile e complicato.
Riuscivamo a incontrarci soltanto nei weekend, oramai; fatta eccezione per quando avevamo occupati anche quei due giorni perché ad Harry era richiesto un turno speciale oppure perché io dovevo studiare per gli esami imminenti. Per me fu un periodo davvero stressante, opprimente, e di crisi.
Sia a livello personale, sia per quanto riguarda la mia relazione con Harry che fu messa a dura prova.
Litigavamo spesso, per rabbia e per frustrazione, ma era soltanto perché avevamo entrambi tremendamente bisogno di vederci e stare insieme. Ma non ne avevamo la possibilità.
Sembrava che il mondo ce l'avesse con noi, che stesse cercando di separarci in tutti i modi.
E dopo non uno, non due, ma ben tre mesi di discussioni continue e lontananza, cominciammo quasi a credere anche noi che forse lasciarci fosse la cosa migliore. Stavamo quasi per arrenderci.
Però una sera, fredda e piovosa di metà Gennaio, qualcosa riuscì a farci aprire gli occhi.
"Sicura di non voler venire con me? Guarda che sei ancora in tempo!" mi disse mio padre, seduto sul sedile dall'auto accanto al mio, mentre mi riaccompagnava a casa dopo un'intera giornata di lezioni.
"Sì papà, sono sicura di non voler venire a cena con te, Anne e Robin." Accennai una leggera risatina, facendogli chiaramente capire che una serata con tre adulti non era proprio il mio ideale di divertimento.
Lui sorrise e portò un braccio attorno alla mia spalla, nel momento in cui svoltammo nel viale di casa.
"E preferisci startene tutta sola a guardare la televisione, di Sabato sera?" ribatté, cercando ancora di persuadermi. Io abbassai lo sguardo, facendo una smorfia, e alla fine annuii.
"Avrei preferito stare con Harry, ma lui deve lavorare. Tanto per cambiare." Ammisi, esasperata.
Mio padre rimase in silenzio a quell'affermazione, e portò una mano tra i miei capelli per accarezzarmi.
"Non è colpa sua, Meg. Non credo gli faccia piacere questa situazione." Mi rispose lui.
Negli ultimi mesi le cose erano totalmente cambiate, e mio padre era diventato un gran sostenitore del mio rapporto con Harry. Probabilmente era l'unico ragazzo che avrebbe mai accettato al mio fianco.
"Lasciamo stare, sono stanca di parlarne" sospirai, quando la macchina si fermò davanti il portone.
"Come vuoi, tesoro. Però fammi un bel sorriso, prima di andare." Mi chiese, ed io lo accontentai.
Gli sorrisi e lo abbracciai, felice di avere un amico come padre. Con lui potevo confidarmi, sempre.
"Passa una bella serata." Gli dissi, prima di scendere dall'auto.
"Anche tu." Rispose, ed io non capii come una serata in totale solitudine potesse esserlo.
Trascinai i piedi fino alla porta, stanca e anche piuttosto distratta, per poi inserire le chiavi nella serratura. Quando entrai all'ingresso trovai la casa interamente buia, fatta eccezione per una strana luce proveniente dalla cucina. Per un secondo mi spaventai, dopodiché chiusi la porta alle mie spalle e avanzai lentamente nell'altra stanza. Quando vi arrivai, non potei far altro che spalancare la bocca.
Mi scappò anche un urlo, a dire il vero. Mi coprii il viso con le mani e rimasi letteralmente folgorata.
"Sorpresa.." sussurrò la voce calda e rauca di Harry. Era proprio luì, era davvero lì.
Dischiusi le labbra, ancora immobile e distante, totalmente incapace di formulare frasi di senso compiuto. La cucina era piena di candele; la più grande era sul tavolo apparecchiato, e invece lui se ne stava lì accanto a guardarmi con un sorriso incantato stampato in faccia. Era mozzafiato, con quella camicia bianca appena sbottonata sul collo che mi era sempre piaciuta da impazzire, i pantaloni neri ed eleganti in contrasto con i suoi capelli lunghi e costantemente in disordine che però adoravo.
"Se è un sogno, non svegliatemi." Mormorai con voce tremolante, ancora piuttosto destabilizzata, considerando che non lo vedevo da quasi una settimana.
E l'ultima volta che ci eravamo sentiti, avevamo litigato al telefono perché non riuscivamo mai a trovare un attimo libero per incontrarci. I nostri orari non coincidevano, e questo ci stava letteralmente facendo impazzire. Harry mi guardò e scosse la testa, "è tutto reale, piccola. Beh, non vieni qui a salutarmi?"
Non ci fu bisogno che lo ripetesse un'altra volta, perché mi fiondai immediatamente su di lui e gli saltai in braccio come una calamita. In un certo senso, era come se lo fosse. Non potevo proprio stargli lontana. Non importava quanto tempo passasse, quanto pesantemente potessimo discutere, io ero sempre - e sempre sarò - completamente dipendente da quel ragazzo che amavo più di me stessa.
Harry mi strinse forte a sé, coccolandomi tra le sue braccia e reggendo le mie gambe attorno al suo bacino. Rimasi così per un tempo che sembrò interminabile, con la testa poggiata contro il suo petto caldo e protettivo, chiusa in quell'abbraccio in cui volevo soltanto annullarmi. Sentivo il suo inconfondibile profumo addosso, mentre le sue mani premevano dietro la mia schiena per spingermi più vicina a lui, come se non ne avesse mai abbastanza. Riportai gli occhi su di lui, e finalmente lo baciai.
"Io.. però, continuo a non capire" balbettai ad un tratto, "credevo dovessi lavorare, stasera."
Harry accennò un sorrisetto compiaciuto, poi mi spostò una ciocca di capelli dal viso; "ho chiesto una serata libera. Non potevo non vederti in questo giorno così speciale ed importante per noi. Non quando è il nostro anniversario. Proprio così, piccola. Un anno fa arrivavo qui, in questa casa, perso e smarrito. Un anno fa lo zio James mi accolse in queste mura e, sempre un anno fa, vidi te per la prima volta."
Rabbrividii, mentre queste parole - insieme a tutti i ricordi che mi travolsero la mente - cominciarono a farsi breccia nel mio cuore. Scesi dalle sue braccia e presi le sue mani, stringendole forte.
"Dio, per un istante ho creduto che te ne fossi dimenticato.." chiusi gli occhi, commossa.
Lui portò il pollice sotto il mio mento, per alzarmi il viso e costringermi a guardarlo ancora.
"Mai. Non dimenticherò mai quel momento. Perché mi ha cambiato la vita." Rispose.
Mi si sciolse il cuore, al suono di queste parole. Gli occhi mi divennero lucidi e le gambe tremarono.
"Tu hai cambiato la mia." Confessai, portando una mano sulla sua guancia e sfiorando quelle fossette adorabili che erano appena apparse sul suo viso per l'immenso sorriso che mi aveva regalato.
Si sporse in avanti e premette le labbra sulle mie, con una dolcezza che mi attraversò l'anima.
"Allora.. ti è piaciuta la sorpresa?" chiese in un sussurro, tra un bacio e l'altro. Arrossii.
"Non potevi farmi regalo migliore. Avevo così tanto bisogno di stare con te." Fu la mia risposta.
Circondai il suo collo con le mie braccia e gli diedi un altro bacio a stampo.
"Anche io, piccola. E prometto che da stasera le cose cambieranno. Non permetterò che il mio lavoro o la tua università si mettano tra noi, non permetterò che la mia stanchezza mi impedisca di passare a trovarti la sera o di venirti a prendere al college dopo la pausa pranzo" la determinazione nel suo tono di voce mi fece venire i brividi, "prometto di fare in modo che tu non ti senta più trascurata. Non avverrà mai più. Tu sei la cosa più preziosa che ho e meriti di essere amata ogni giorno, perciò scusami se non sono stato in grado di farlo in questi ultimi mesi."
"Non devi scusarti di nulla, anch'io ho le mie responsabilità. Di certo non ci siamo trascurati per nostra volontà, ma perché i nostri impegni stavano prendendo il sopravvento e ci stavano quasi facendo dimenticare quanto ci amiamo. Ma non abbiamo ceduto, non li abbiamo lasciati vincere."
Harry annuì, accarezzandomi le labbra con il pollice, "proprio come non permetteremo a niente e nessuno di intromettersi tra noi. Io e te siamo più forti di qualsiasi cosa, piccola. Ti amo."
"Ti amo anch'io. Da impazzire."
"Bene, allora adesso prendi la mia mano e siediti a tavola, perché devi assaggiare quello che ho preparato." Sussurrò, facendomi chiaramente sbarrare gli occhi.
I piatti erano coperti da due coperchi, ma io ero ancora distratta dall'atmosfera romantica che aveva preparato in cucina a mia insaputa. Presi la sua mano e scoppiai a ridere quando mi sistemò la sedia.
"Che gentiluomo" commentai, al quale lui rispose con uno dei suoi soliti occhiolini beffardi.
Si bagnò le labbra, "e le candele? Ti piacciono, vero?"
"Le adoro. Non pensavo fossero nel tuo stile, sai?" ammisi, ridacchiando.
Harry alzò le spalle e poi si avvicinò al mio orecchio, sussurrando: "ce ne sono molte altre, in camera da letto. Sai.. per il resto della serata."
Arrossii di colpo e trattenni una risatina, mentre lui andava a sedersi di fronte a me.
"Cosa credi che abbia preparato?" domandò, curioso di vedermi indovinare.
Lo guardai negli occhi e alzai un sopracciglio, osservando quei coperchi misteriosi.
"Ho paura a scoprirlo, sinceramente. Mio padre ti ucciderà se gli hai sporcato la cucina." Scherzai.
"Zio James è stato mio complice in tutto questo, a dire il vero." Ammise, facendomi sgranare gli occhi.
"Quindi voi maschietti stavate tramando alle mie spalle per tutto il tempo?!" esclamai, sorpresa.
Harry annuì soddisfatto, "proprio così. E volevo farmi aiutare a preparare i tuoi piatti preferiti, ma.."
"Amore, non sei affatto credibile ai fornelli. Diciamolo, sei completamente negato." Lo presi un po' in giro. Harry sbuffò ma non riuscì a nascondere una risata, quando fu costretto a togliere i coperchi.
"Lo sapevo!" scoppiai in una fragorosa risata quando vidi che aveva semplicemente ordinato due pizze.
"Mi conosci troppo bene." Brontolò, facendomi una linguaccia, mentre io continuavo a ridere a crepapelle. E fu seriamente una delle serate più allegre e spensierate della mia vita. Grazie a lui.

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