Mess.

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MEGHAN'S POV:
A partire da quel giorno, passò un'intera settimana, sette meravigliosi giorni in cui le parole di Harry continuavano a risuonarmi in mente. Mi amava, lo aveva detto, e io avevo confessato lo stesso. Non avevo mai pensato a che meravigliosa sensazione fosse amare e sentirsi amati, né tanto meno avrei immaginato di provare sentimenti così forti all'improvviso.
Già, perché dopotutto mi ero innamorata così inaspettatamente e in fretta.
Harry mi aveva rubato il cuore, e ora lo custodiva lui. Soltanto lui.
Facevamo l'amore ogni giorno, non appena avevamo la certezza di essere soli in casa; era una strana sensazione dover far tutto di nascosto, ma la voglia di appartenersi era troppa.
Tra noi c'era sempre stata una forte e innegabile passione, che ora potevamo finalmente sfogare anziché reprimere.
Eravamo liberi di amarci, ed io non mi ero mai sentita più felice.
Le preoccupazioni riguardo la possibilità di essere scoperti da mio padre sembrava svanita, così come la paura che Harry tornasse dai suoi genitori e mi lasciasse.
Ormai vivevo in un sogno ad occhi aperti, dal quale non avevo intenzione di svegliarmi presto. Ma un mercoledì mattina, un campanello d'allarme mi costrinse a farlo.
Mi ero svegliata presto a causa di alcuni strani rumori provenienti dal piano di sotto così, dopo essermi stropicciata gli occhi e dato un'occhiata all'orario della sveglia sul mio comodino, sgusciai fuori dalle coperte con estrema lentezza e uscii dalla mia stanza.
Quando arrivai in corridoio riconobbi la voce di mio padre proveniente dalla cucina di sotto, sembrava si stesse complimentando con qualcuno. Sbuffai e pensai che probabilmente stesse soltanto parlando al telefono, ma poi sentii una voce femminile sconosciuta. Mi chiesi chi diavolo potesse essere in casa nostra alle sette del mattino.
Filai in bagno a sciacquarmi il viso e, prima di scendere sotto, aprii leggermente la porta della stanza di Harry.
Sorrisi nel vedere che dormiva ancora profondamente.
Così richiusi la porta nel modo più silenzioso possibile, per non svegliarlo.
Scesi le scale senza pensare al fatto che fossi ancora in pigiama e arrivai all'ingresso, dove sgranai gli occhi nel vedere una ragazza mai vista prima con una borsa in mano, accanto a mio padre. Quando mi videro, entrambi sorrisero.
"Eccola qua! Ti sei svegliata, finalmente." Esclamò mio padre, tirandomi a sé con la mano.
Ero ancora piuttosto destabilizzata e confusa riguardo quell'intrusa.
Non l'avevo mai vista prima, questo era certo, eppure aveva un viso familiare.
"Meghan, lei è Gemma" spiegò il mio papà, indicando la bionda al suo fianco, "la sorella maggiore di Harry."
Spalancai la bocca, sconvolta. Improvvisamente l'aria assonnata che avevo fu sostituita da uno shock che, in genere, non è piacevole ricevere di prima mattina.
Ora capii perché aveva un aspetto familiare: somigliava terribilmente ad Harry.
"Molto piacere, Meghan" mormorò lei, allungando il braccio per stringermi la mano.
La strinsi, ancora in silenzio per via dell'inaspettata sorpresa.
"Meg? Stai bene?" chiese mio padre, aggrottando la fronte nel notare la mia strana reazione. Annuii in fretta e cercai di riprendermi, per poi accennare un sorriso.
"Piacere mio" balbettai, portandomi una mano tra i capelli, "credo che Harry stia ancora dormendo."
"Oh certo, lo immaginavo" replicò Gemma, "sono passata così presto perché, purtroppo, mi fermerò a Londra soltanto per poche ore quindi non ho molto tempo."
"Dovremmo svegliare Harry" propose mio padre, sorridente.
Lui era sempre contento quando aveva ospiti, specialmente se riceveva visite da gente di famiglia. Anche se probabilmente quei due non si erano mai incontrati prima d'ora.
Non attese neppure la risposta di Gemma, che subito corse verso le scale al piano di sopra.
Rimasi sola con la sorella del mio ragazzo, nonostante lei neanche lo sapesse, e calò subito un silenzio tombale.
Non avevo di certo un bell'aspetto, oltre tutto.
"Mia madre mi ha detto di essere stata qui, poco tempo fa" disse ad un tratto la bionda, spezzando l'imbarazzo, "dice che sei una ragazza molto carina e dolce."
Arrossii, "beh.. grazie. Adoro Anne, è fantastica."
"Come si sta comportando il mio fratellino?" chiese poi, sorridendo, "fa' il bravo o è sempre il solito rompiscatole?"
Anziché dilungarmi in qualche sospettoso commento dolce e adorabile, finsi ancora una certa intollerabilità verso Harry; "è un po' rompiscatole, in effetti. Ma stiamo cercando di andare d'accordo."
Gemma sorrise, "posso immaginarlo. Vivere con mio fratello non è stato facile neanche per me, litigavamo spesso, ma adesso siamo più uniti. Forse perché vado al college quindi non ci vediamo più molto spesso." E poi scoppiò a ridere.
Mi unii a lei nonostante non trovassi la sua frase particolarmente divertente, poi mi interruppi quando vidi Harry scendere le scale due gradini alla volta.
Aveva anche lui gli occhi sbarrati e la bocca spalancata nel vedere sua sorella lì.
Specialmente a parlare con me, la sua ragazza. Ma di questo erano pochi a saperlo.
"Gemma?!"
"Sorpresa!" esclamò quest'ultima, correndogli incontro per abbracciarlo.
Mi sciolsi nel vedere Harry ricambiare l'abbraccio di sua sorella. Amavo questo suo lato così dolce, e affettuoso.
La ragazza gli scompigliò i ricci poi quasi si commosse.
"Mi sei mancato così tanto, quanti mesi sono passati dall'ultima volta che siamo visti?"
Harry alzò le spalle, ancora piuttosto scombussolato per l'inaspettata visita.
"Tanti, direi troppi" biascicò lui, lanciandomi una rapida occhiata come per accertarsi che avessi preso bene la presenza di sua sorella, "ma ora devi dirmi che ci fai qui."
Quest'ultima annuì, "sono qui a Londra solo per oggi, una mia cara amica ha un colloquio di lavoro e ho approfittato ad accompagnarla per passare a salutare il mio fratellone."
Harry accennò un sorrisetto, mentre si grattava nervosamente la nuca.
"Poi ho sentito la mamma al telefono, mi ha detto che ha passato uno splendido weekend qui da voi, insieme a Robin" aggiunse Gemma, "così mi sono decisa a chiamare lo zio James per avvisarlo che sarei arrivata presto."
A quel punto mi scoppiava ufficialmente la testa dalla confusione.
"Beh, insomma, ti sei data parecchio da fare." Commentò Harry, scherzoso.
"Già, ma non temere, stasera stessa tornerò al college, a Dublino" ridacchiò lei.
In quel momento scese dalle scale mio padre, che tornò ad unirsi a noi.
"Harry, ho trovato una macchia di sangue sulle tue lenzuola, mentre le stavo lavando!" esclamò quest'ultimo, preoccupato, "com'è successo?"
Sentii il mio battito del cuore quasi cedere, in quel momento. Rimasi senza fiato, immobile e silenziosa mentre Harry reagì con occhi sbarrati a quella domanda.
Gemma lo guardava confusa, così come mio padre. Io emisi un finto colpo di tosse.
"Oh, il sangue.." farfugliò il mio ragazzo, sorridendo per minimizzare la cosa, "certo. Purtroppo la settimana scorsa mi sono ferito al ginocchio durante una partita di football a scuola. Può capitare, c'era da aspettarselo visto che ora gioco nella squadra."
Mio padre aggrottò la fronte, "e perché non me l'hai detto? Ti sei fatto male? Fa' vedere, avanti."
Harry scosse la testa, indietreggiando, "va tutto bene, zio James. E' uscito un po' di sangue dalla ferita perché non mi sono fatto medicare, poi il giorno dopo sono tornato in infermeria e mi hanno messo un cerotto. Ora è tutto a posto, davvero."
Deglutii, ancora sconvolta per la paura di essere scoperta. Avrei voluto sotterrarmi e diventare invisibile, in quel momento, per il mio viso rosso e paonazzo.
Gemma se n'era accorta, inoltre, e sembrava quasi sospettosa al riguardo.
"Dannazione, fate sempre di testa vostra" si lamentò mio padre, "la prossima volta che ti fai male dimmelo almeno. Così almeno posso aiutarti."
Harry annuì, portando un braccio attorno alla spalla di mio padre, "sta' tranquillo, zio."
Sua sorella sorrise.

Un amabile disastro sei tu.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora