I DO NOT BELIEVE IN THIS.

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VOGLIO FARE IL MEGA REGALO A VOI LETTORI, POSTO DUE CAPITOLI SOLO PER OGGI :)



MEGHAN'S POV:


Il viaggio di ritorno in pullman fu più piacevole del previsto.

Forse per il fatto che ero contenta di tornare a casa e riabbracciare mio padre, o anche perché per tutto il tragitto Harry non aveva fatto altro che puntare gli occhi su di me e lanciarmi sorrisetti ammiccanti dal sedile posteriore.
Ed io arrossivo, come una tredicenne alla sua prima cotta.
Era tutto così strano, il mio rapporto conflittuale con il riccio sembrava essersi dissolto e cambiato radicalmente nell'arco di un paio di giorni. Questa gita ci aveva cambiati, non mi restava che capire se in meglio o in peggio. Chissà come sarebbero andate le cose, d'ora in poi. Arrivammo alla fermata di Londra intorno alle otto e mezza di sera, dopo aver mangiato in uno scarso autogrill e sonnecchiato per il resto del viaggio.
Scesi in fretta dal bus e afferrai la mia enorme valigia, correndo ad abbracciare mio padre che era già lì, fuori dalla sua auto, ad aspettarci. Salutai frettolosamente Vicki e altre mie compagne, poi tornai tra le braccia del mio papà. Fin quando scese anche Harry con il suo borsone e mio padre diede un abbraccio veloce anche a lui.
"Che bello riavervi qui" esclamò quando rientrammo finalmente in macchina, pronti a tornare a casa dopo due stancanti giorni di escursione, "ho sentito la vostra mancanza."
"Papà, si è trattato solo di due giorni" gli feci notare, sorridente, mentre allacciavo la cintura di sicurezza. Lui protestò, affermando che due giorni senza me erano comunque tanti. In effetti, non eravamo abituati a star lontani per più di qualche ora.
"Allora, ragazzi, com'è andata questa esperienza? Raccontate!" aggiunse poi, curioso, senza staccare le mani dal volante e lo sguardo dalla strada davanti a sé.
"Alla grande" commentò il riccio, seduto al mio fianco, lanciandomi un'altra strana occhiata. E, per l'ennesima volta, le mie guance si dipinsero di un imbarazzante rossore.
Sapevo si riferiva a me perché io provavo lo stesso, l'unica nota positiva di quella gita era stato proprio il nostro inaspettato avvicinamento.
"Com'è stato dormire in tenda? Era tanto spaventoso come dicono?" continuò mio padre, curioso come un bambino. Io sorrisi, ed Harry fece lo stesso.
"No, non è stato spaventoso" rispose lui al mio posto, continuando a fissarmi.
"Eravamo in due, quindi sentivo di non dover avere paura di niente" mormorai improvvisamente, senza neanche pensarci, e solo allora realizzai cosa mi era uscito di bocca.
Harry dischiuse le labbra, piacevolmente sorpreso dalla mia dichiarazione, e vidi anche l'espressione confusa di mio padre dallo specchietto retrovisore.
"Zio James, sai che abbiamo fatto anche un falò? Proprio come nei vecchi film" intervenne subito Harry a mio sostegno, salvandomi da un'imbarazzante situazione e approfittandone per sviare il discorso. Lo ringraziai mentalmente per averlo fatto.
"Che bellezza! La prossima volta allora voglio venire anch'io!" scherzò lui, entusiasta.
Accennai un sorriso anche se, a pensarci bene, il falò non era stato proprio un avvenimento positivo considerando che ne ero scappata a gambe levate dopo Obbligo o Verità.
"Ah, Harry, ho parlato molto con tua madre al telefono negli ultimi giorni" continuò mio padre, svoltando finalmente nel viale di casa, "pare che abbia in mente una visita a Londra prossimamente.
La rivedrai molto presto."
Il riccio sfoderò uno dei sorrisi che più mi piaceva di lui - a parte quello malizioso e bastardo che era solito riservare a me come provocazione - ; quello dolce, con le fossette che gli rigavano la guancia. E così mi persi per un attimo a fissarlo con poca discrezione; lui e i suoi penetranti occhi verdi, i capelli disordinati e sempre più lunghi, le labbra morbide e rosee di cui recentemente avevo riassaggiato il sapore. Era maledettamente bello.
"Meg, tesoro, siamo arrivati! Non scendi?" mi richiamò mio padre qualche minuto dopo, distraendomi dai miei pensieri. Scrollai il capo e sbarrai gli occhi, stordita.
Guardai fuori il finestrino e notai con profonda gioia di essere di fronte casa.
Aprii lo sportello e scesi in fretta dall'auto per poi andare sul retro, dove trovai Harry con il suo borsone in una mano e l'altra a sorreggere la mia valigia.
Spalancai la bocca per questo gesto cavalleresco inaspettato e non richiesto.
"Tranquillo, ce la faccio a portarla" gli sussurrai con voce bassa e poco convinta, mentre mio padre spegneva l'auto.
Ma il riccio scosse la testa e mi fece un occhiolino; "permettimi di fare il gentiluomo, per una volta."
Sorrisi e decisi di accontentarlo, lasciandolo passare con tutto quel peso verso il cancello.
Mio padre aprì la porta ed io inspirai il piacevole odore del soggiorno: ero a casa.
Dopo aver sistemato le nostre cose nelle rispettive camere, io ed Harry andammo in cucina dove papà ci aveva già preparato una bella cena di bentornati. A giudicare da questa accoglienza poteva sembrare che fossimo stati lontani per mesi, ma per lui anche soltanto due giorni senza di me erano un'eternità.
E per me era lo stesso.
L'atmosfera a tavola fu diversa, quella sera, come avevo previsto; anche mio padre sembrò essersi accorto di questi improvvisi cambiamenti, di come mancavano le battutine del riccio nei miei confronti e le mie risposte scorbutiche. Era sintomo che qualcosa stava cambiando radicalmente, quella conflittualità che ci aveva contraddistinti per quasi due mesi dall'arrivo di Harry adesso si era tramutata in apparente complicità e attrazione.
"Si può?" udii bussare alla porta della mia stanza, circa un'ora dopo aver mangiato.
Quando riconobbi la voce di mio padre annuii e gli feci cenno di entrare.
"Come stai?" chiese subito, chiudendosi la porta alle spalle ed osservando con orgoglio la mia mania per l'ordine nei confronti della mia camera, "non abbiamo avuto occasione di parlare molto di questa gita. Sei stata bene?"
"Sì, certo, te l'ho detto in macchina" alzai le spalle, leggermente sorpresa da queste sue domande. Che sospettasse qualcosa dopo lo strano atteggiamento durante la cena?
"Mi chiedevo se.." fece una pausa, "se tra te ed Harry fosse andato tutto bene."
Mi agitai non poco di fronte a quell'affermazione di cui non comprendevo ancora il vero significato; "certo che è andato tutto bene, perché me lo chiedi?"
"Non ho potuto fare a meno di notare quanto lui sia stato gentile con te da quando siete tornati" sorrise dolcemente, "e così mi è venuta in mente una cosa.."
Sbarrai gli occhi, ghiacciandomi letteralmente all'idea di cosa gli fosse balzato in mente.
"Non è che forse avete litigato in gita? E adesso Harry sta cercando di farsi perdonare con te?" ipotizzò, perplesso, "perché se fosse così puoi dirmelo, Meg. Puoi dirmi la verità."
Deglutii, cacciando un sospiro di sollievo nel realizzare che non avesse intuito davvero cosa stesse succedendo tra me e il riccio. Oltretutto, non lo sapevo nemmeno io.
"No, tranquillo" risposi, scuotendo la testa, "nessun litigio. Anzi, stiamo cercando di andare d'accordo e migliorare una volta per tutte il nostro rapporto.. da cugini, giusto?"
Mio padre accennò un sorriso fiero ed orgoglioso, "giusto. Sono felice di sentirtelo dire, Meg. Sei proprio diventata matura."
Detestavo mentirgli o - come lo chiamavo io - rifilargli una versione modificata della verità; "non esageriamo. Commetto ancora i miei errori."
"Certo, come è giusto che faccia una diciottenne" e mi abbracciò, "ma io ti voglio bene comunque e te ne vorrò sempre, bambina mia."
Sorrisi e ricambiai l'abbraccio, "ti voglio bene anch'io, papà."

Un amabile disastro sei tu.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora