MEGHAN'S POV:
Ero distrutta, sfinita, a pezzi. Harry aveva letteralmente lacerato il mio cuore, in un secondo.
Più ripensavo alle sue parole, e più cercavo di convincermi che fosse soltanto un sogno, un brutto sogno. L'incubo peggiore che avessi mai fatto. Ma non era così, era tutto disgustosamente reale.
La nostra relazione era finita, per quanto lui volesse farmi credere che fosse soltanto una pausa.
Non potevo e non volevo credere che Gemma fosse riuscita nel suo intento, avesse ottenuto quello che voleva. Sapevo che il mio amore per Harry non era sbagliato come voleva farci credere; perché l'amore non è mai sbagliato. E io ero totalmente e irrimediabilmente innamorata di lui.
Passai il resto della giornata chiusa in camera, sotto le coperte, a piagnucolare come una sciocca per via di tutti i ricordi trascorsi con lui che continuavano a tornarmi in mente.
Il nostro primo bacio in cucina, il suo compleanno a sorpresa organizzato da me nonostante fossi ancora nella fase in cui cercavo di reprimere i miei sentimenti confusi, la gita in campeggio, la nostra prima notte insieme, la prima volta a letto, tutto quanto mi tornò in mente per distruggermi ancora di più. E sapevo che non sarebbe stato facile superare questa fase, specialmente con la sua presenza addosso ventiquattro ore su ventiquattro.
Vivere sotto lo stesso tetto dopo una rottura non dev'essere facile e, onestamente, avrei preferito non doverlo scoprire. Volevo soltanto restare a letto per sempre e non uscire più dalla mia stanza.
Ovviamente, quando mio padre tornò a casa quella stessa sera, ebbe delle obiezioni al riguardo.
"Meg, è pronta la cena! Scendi?" chiese dall'altro lato della mia porta, senza entrare.
Ma io me ne stavo a faccia in giù sul letto, con il viso spalmato contro il cuscino e gli occhi chiusi.
Bussò un'altra volta e alla fine, senza udire alcuna risposta, aprì la porta della mia stanza una volta per tutte.
"Meg" disse, stavolta con un tono di voce più sorpreso, e lo sentii avvicinar misi.
"Non ho fame." Mormorai, sollevando leggermente il viso dal cuscino per essere in grado di parlare.
Tuttavia, lui continuava a squadrarmi con sospetto; "ma che ti succede? Non stai bene?"
"S-solo qualche giramento di testa. Sai, cose da donne." Spiegai, cercando di rassicurarlo.
Ovviamente non avrei potuto dirgli che quel bastardo di suo nipote mi aveva appena mollata.
"Hai gli occhi stanchi e il trucco colato sul viso. Hai pianto?" insistette, portando una mano tra i miei capelli disordinati. Scossi la testa e abbassai lo sguardo, esasperata.
"Sono soltanto stressata, papà. Per favore, lasciami in pace!" sbottai ad un tratto.
Mio padre continuò a guardarmi, probabilmente pensando a cosa fosse più giusto da fare: se indagare e chiedermi cosa fosse successo, o se evitare di insistere e lasciarmi ai miei drammi adolescenziali. Ma, per mia fortuna, si arrese alla seconda opzione e si alzò in piedi.
"Spero ti passi presto, allora. La cena è di sotto che ti aspetta, se vuoi scendere." Mormorò, sconfitto. Era sempre così dolce e comprensivo con me, anche quando non lo meritavo.
Mi morsi il labbro e annuii, realizzando come lo avessi riempito di menzogne negli ultimi mesi.
Papà uscì dalla camera e mi lasciò di nuovo sola, ma - in quel momento - era così che volevo restare.
Considerai l'idea di non andare a scuola, il giorno seguente, ma poi ripensai al fatto che Harry non ci sarebbe andato per via della gamba ancora zoppicante e così mi auto costrinsi ad andarci.
L'idea di restare in casa da sola, con lui, non era accettabile. Dunque mi alzai presto e uscii dalla stanza per andare in bagno, sebbene timorosa all'idea di incontrare lui nel corridoio.
Era assurdo il fatto che dovessi aver paura di muovermi in casa mia, perché potevo incrociare Harry. Non era giusto, era lui quello che doveva sentirsi a disagio. Era lui l'ospite, era lui che aveva ridotto il mio cuore in brandelli, era lui che aveva ceduto allo sporco ricatto della sorella e aveva messo fine alla nostra storia dopo aver detto di amarmi. E ora mi sentivo così vuota.
Non avevo mai avuto il cuore spezzato, e ora finalmente capivo ciò di cui tutti parlavano.
Tutte quelle canzoni sugli amori finiti, quelle frasi poetiche sulla fine di una relazione, sul senso di smarrimento che si prova quando l'altro ci abbandona; ora riuscivo a comprendere tutto ciò, e quanto facesse male. Feci colazione in fretta e poi tornai in camera a prepararmi, beccandomi gli sguardi perplessi di mio padre. Ancora nessuna traccia di Harry; la porta della sua stanza era chiusa. Grazie a Dio. Indossai un paio di jeans a caso e una felpa bianca, delle scarpe dello stesso colore e non persi neanche tempo a truccarmi. Non avevo né voglia, né tempo.
Dovevo uscire di casa prima che Harry uscisse dalla sua stanza, e che mi vedesse.
Sapevo di non poterlo ignorare per sempre, ma almeno per quel giorno, potevo.
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Un amabile disastro sei tu.
FanficLei Meghan, lui Harry. Lei é stata adottata quindi non é proprio la cugina di sangue di Harry, figlio biologico della sorella di James, padre di Meg. Sono come degli sconosciuti, ma, sono troppo tutti uniti. Perché la famiglia é la famiglia. *"Ma è...