"Gemma ripartirà domani pomeriggio" mi comunicò Harry quella sera quando, dopo aver cenato, raggiunsi silenziosamente la mia stanza seguita a ruota da lui.
Cercava disperatamente di farmi parlare, visto che dopo la conversazione con Allie e la discussione con lui ero stata muta come un pesce.
Harry chiuse la porta della mia camera e rimase fermo, in silenzio, a fissarmi mentre mettevo in ordine la scrivania.
"Hai sentito una parola di quello che ho detto?" chiese, esasperato.
"Sì, Harry, ho sentito! Grazie per l'informazione." Sbottai, guardandolo dritto in faccia.
A quel punto lui alzò le braccia in aria e roteò gli occhi al cielo, "ce l'hai ancora con me? Meg, andiamo, ti ho già chiesto scusa. Mi dispiace di non averti detto subito cosa stava succedendo, mi dispiace di averti lasciato fare cose che forse non avresti fatto se avessi saputo tutto prima, mi dispiace davvero."
Scossi la testa e continuai a preparare lo zaino per la mattina dopo.
"Ho parlato con Allie, oggi" gli dissi, spostando una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Harry aggrottò la fronte, "mi chiedevo quando me ne avresti parlato. Cos'è successo?"
"Può darsi che io sia stata un po' troppo aggressiva, con lei" mormorai titubante, mordendomi il labbro inferiore, "e che l'abbia infastidita un po'. Ma ti giuro che quella ragazza riesce a farmi saltare i nervi."
Il mio ragazzo si avvicinò, preoccupato, e chiese: "Meghan, che cosa le hai detto?"
"Niente, abbiamo solo discusso" replicai, sbuffando, "ma non credo sia servito a qualcosa."
"Te l'avevo detto, ti avevo detto che era inutile provocarla così!" borbottò lui, portandosi una mano tra i ricci. Io gli lanciai un'occhiataccia ed esclamai: "quindi ora sarebbe tutta mia la colpa? Sei tu quello che ha mentito dicendo a sua sorella e sua madre che sta con una certa Allie!"
"Sappiamo bene il motivo per cui l'ho fatto!" mi gridò in faccia, nervoso.
Spalancai la bocca, "e quale sarebbe? Sentiamo."
"Non lo avrei detto se tu non ti vergognassi troppo di far sapere al mondo che stai con me!" sputò quelle parole con rancore e rabbia, ma volevo credere che non le pensasse sul serio.
Un brivido mi percosse la schiena, e rimasi impassibile a guardare i suoi occhi verdi.
"Sai che non è questo il problema" balbettai, delusa, "sai che non è questa la ragione per cui non voglio dirlo a tutti. Non potrei mai vergognarmi di te, di stare con te."
Harry abbassò lo sguardo, con le vene del collo ancora ingrossate dall'agitazione.
"Sai bene che sto tenendo nascosta la nostra relazione solo ed esclusivamente per mio padre" farfugliai, abbassando il tono di voce, "non so che reazione potrebbe avere."
"Lo capisco, Meg, ma non lo saprai mai se continueremo a tenerglielo nascosto a vita" mi fece notare, "e credo che più passi il tempo, più lui non te lo perdonerà. Devi essere sincera, e andiamo, mettiti nei miei panni. Odio fare tutto di nascosto, cazzo."
"Credi che a me piaccia?" deglutii, "nascondermi in ogni momento, sgattaiolare nella tua camera solo quando mio padre dorme o è a lavoro? No, Harry, odio anch'io tutto questo!"
"Bene, perché non so per quanto ancora riuscirò ad andare avanti così.." ribatté, facendomi battere forte il cuore. Queste sue parole mi sconvolsero un po' troppo.
"Cosa diavolo significa, Harry?" tremai.
"Io ti amo, Meg, e voglio godermi a pieno questa relazione" sussurrò, bagnandosi le labbra, "ho aspettato così fottutamente tanto per averti e ora non voglio che tutti si rovini per delle sciocchezze."
"Purtroppo non si tratta di sciocchezze" risposi, indietreggiando da lui.
Harry posò gli occhi su di me, di nuovo, e non disse nient'altro.
Si sfregò nervosamente le mani, aspettando che io dicessi qualcosa. E lo feci.
"Sono stanca ora, scusami" mormorai senza riuscire a guardarlo in faccia, "vorrei dormire."
"Meghan.." sussurrò, avvicinandomisi.
Ma a quel punto io mi ero già voltata per prendere il pigiama dall'armadio.
"No, scusa, ne riparliamo domani" tentennai, perché la sua presenza mi metteva in difficoltà, "buonanotte, Harry."
Non avrei mai voluto cacciarlo così, perché - come ogni volta - l'unica cosa che avrei voluto farlo era stringerlo forte, baciarlo, e magari dormire con lui.
Volevo soltanto che non fosse sempre tutto così complicato; avrei voluto un rapporto semplice, quotidiano e naturale. Il giorno in cui accettai di diventare la sua ragazza, sapevo che il percorso con Harry non sarebbe stato rosa e fiori, ma non immaginavo neanche che mi sarei ritrovata a soffrire in questo modo. La cosa strana era che, in un certo senso, per lui avrei sopportato questo e altro. Lo amavo e volevo davvero che le cose funzionassero tra noi, ma dovevo chiarire alcune cose con me stessa.
"Buongiorno tesoro" mi disse mio padre la mattina seguente, raggiante come al solito, mentre io sembravo uno zombie. Avevo sceso le scale intorno alle sette del mattino con i capelli legati e il viso struccato, eppure quando arrivai in cucina Harry mi guardò in un modo che riuscì a farmi sentire come se fossi la cosa più bella che avesse mai visto.
Rabbrividii e mi scappò un colpo di tosse da quella visuale inaspettata; ero convinta che dormisse ancora.
"Buongiorno papà" farfugliai, lasciando che mi abbracciasse come al solito, poi andai a sedermi a tavola per fare colazione. Incrociai lo sguardo del riccio e non potei ignorarlo.
"Buongiorno, Harry."
"Buongiorno Meghan" bofonchiò, divorando qualche pasticcino preparato da mio padre.
Non riuscii a trattenere un sorriso nel vederlo ingozzarsi in quel modo, con la bocca piena.
"Allora, Harry, quando hai detto che tornerà a salutarci tua sorella?" domandò mio padre.
Rabbrividii a quella domanda. Gemma mi metteva piuttosto a disagio.
"Dopo pranzo, mi pare" rispose lui, "ha accompagnato una sua amica a un colloquio di lavoro e hanno dormito in un albergo, e nel pomeriggio torneranno a Dublino."
"Oh, è un peccato che non siano rimaste a dormire qui, mi avrebbe fatto piacere" si lamentò mio padre, come al solito.
"Papà, casa nostra non è un albergo." Intervenni, incapace di trattenermi.
Dopo quella mia risposta lui mi fulminò con lo sguardo.
"Meghan!" mi rimproverò, ed io alzai le spalle. Harry non sembrava offeso.
"Era un'affermazione innocente, papà." Mi lamentai.
"In ogni caso, a me fa piacere ospitare la mia famiglia" continuò lui, "e Gemma è libera di tornare a trovarci quando vuole, così come Anne e Robin."
Harry annuì distrattamente, continuando a divorare cibo come se non mangiasse da secoli.
Io mi limitai a bere un'aranciata e poi mi alzai in piedi, "vado a prepararmi per la scuola."
"Umh, anch'io!" biascicò Harry in fretta, pulendosi la bocca e seguendomi di corsa.
Quando uscimmo dalla cucina ci precipitammo su per le scale per chi arrivasse prima al bagno. Harry sorrise trionfante quando arrivò per primo e socchiuse la porta.
"Dai, lo sai che ci metto tempo a prepararmi!" brontolai, esasperata.
"E' proprio per questo che preferisco fare prima io, o mi ritroverò cinquantenne prima che possa mettere piede qui dentro" scherzò, alla soglia della porta con il solito sorrisetto.
A quel punto portai una mano contro il legno della porta e la aprii un altro po', tanto quanto bastasse affinché riuscissi a spingermi leggermente dentro.
Harry era schiacciato contro il poco spazio che restava aperto, cercando di non farmi passare, ma quando strusciai (in)volontariamente il mio sedere sul cavallo dei suoi pantaloni cedette e riuscii a entrare del tutto nel bagno.
Lui si portò una mano sulla fronte, restando a fissarmi con la bocca semiaperta.
"Così non vale, però!" si lamentò, facendo un passo verso di me.
Alzai il mento cosicché ritrovassi il mio viso a pochi centimetri dal suo.
"Non è colpa mia se ti ecciti sempre con così poco." Gli sussurrai, compiaciuta.
Harry deglutì, "invece è colpa tua. Conosci tutti i miei punti deboli."
"Sei sporco sulla faccia." Gli feci notare ad un tratto, divertita.
Lui aggrottò la fronte, "dove?"
"Lascia fare a me" dissi, incapace di trattenermi nonostante tutto.
Portai il pollice davanti le sue labbra e poi lo sostituii con le mie. Gli diedi un bacio e poi mi spostai sull'angolo della bocca leggermente contaminato da briciole provenienti da tutti i dolci che aveva divorato, per poi spazzarle via con la lingua.
Mi allontanai e osservai compiaciuta quello che avevo fatto, per poi abbassare lo sguardo.
"Ecco fatto, ora sei pulito." Deglutii, arrossendo visibilmente.
I suoi occhi erano ancora sgranati, il viso vergognosamente eccitato che avrei saputo riconoscere tra mille. Si bagnò le labbra per ritrovare il mio sapore, poi sorrise.
"Credevo fossi ancora arrabbiata con me.." mormorò, sfiorandomi i fianchi con le mani.
Rabbrividii, ma ritrovai il buonsenso e mi opposi: "lo sono ancora. Ho solo pensato che fosse giusto avvisarti delle briciole che avevi sul viso."
Harry rise e mi rubò un altro bacio a stampo, "Dio quanto sei bella."
Arrossii ancora una volta e poi, per evitare il discorso, approfittai del momento di debolezza per spingerlo fuori dal bagno.
"Fai il gentiluomo e aspetta lì, se vuoi davvero farti perdonare." Borbottai, tra le sue risate.
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Un amabile disastro sei tu.
FanfictionLei Meghan, lui Harry. Lei é stata adottata quindi non é proprio la cugina di sangue di Harry, figlio biologico della sorella di James, padre di Meg. Sono come degli sconosciuti, ma, sono troppo tutti uniti. Perché la famiglia é la famiglia. *"Ma è...