"I ... I love you, Harry .."

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Quella notte sognai Harry.
Non era il genere di sogno che facevo un tempo, prima ancora di diventare la sua ragazza, era più un incubo.
C'eravamo io e lui, e poi Anne era inspiegabilmente ritornata a Londra. Sua madre voleva che Harry andasse via con lei, che se ne andasse da casa mia, per tornare alla sua vecchia vita.
E io urlavo, piangevo disperata, ma a nessuno di loro importava. Neanche ad Harry.
Corse nella sua stanza, preparò le valigie e poi scese le scale verso la porta d'ingresso, dove salutò e ringraziò mio padre.
A me non disse nulla, si limitò a farmi un cenno di mano per poi scomparire giù nella strada, felice ed emozionato di tornare a casa sua.
E, nel frattempo, le mie lacrime scorrevano giù a fiumi per il dolore di essere appena stata lasciata. In quel momento mi svegliai, sudata e tremante, con il cuore in gola.
Mi portai una mano tra i capelli e iniziai a respirare rumorosamente, tenendo gli occhi sbarrati.
Mi tolsi il lenzuolo di dosso e guardai l'orologio sul comodino, notando che fossero le sei del mattino.
Tra non molto sarebbe suonata la sveglia, quindi la spensi.
Consapevole che, dopo quel brutto sogno, non sarei riuscita a prendere sonno, mi alzai e sgattaiolai in bagno in punta di piedi per non svegliare gli altri. Mi sciacquai il viso con dell'acqua gelida e poi, sperando servisse a rilassarmi, mi infilai sotto la doccia.
Rimasi lì, sotto l'acqua calda che batteva contro la mia pelle nuda, per circa quindici minuti.
E poi uscii, avvolgendomi intorno a un accappatoio bianco.
Fortunatamente ottenni l'effetto sperato; l'agitazione dovuta all'incubo sembrava sparita e adesso, al suo posto, c'era solo la solita stanchezza dovuta alla scuola.
Uscii dal bagno per andare in camera mia a vestirmi, convinta che dormissero ancora tutti, ma nel corridoio mi imbattei in Harry. Il riccio si era appena svegliato ed era alla soglia della porta della sua camera, con una mano tra i capelli e gli occhi mezzi chiusi, ma quando mi vide - in quelle condizioni - non poté far altro che spalancare la bocca.
Arrossii e, dopo essermi accertata che la porta della camera di mio padre fosse ancora chiusa, mi avvicinai a lui: "buongiorno."
"Wow. Cioè, merda." Fu tutto ciò che riuscì a dire, continuando a fissarmi dal basso.
Sorrisi, sia imbarazzata che lusingata, "non è proprio il risveglio che ti aspettavi, eh?"
Lui deglutì e scosse la testa, "è il risveglio migliore che potessi avere."
Ridacchiai e lasciai che si sporgesse in avanti per rubarmi un bacio, sebbene fossi ancora terrorizzata all'idea che mio padre aprisse la porta in quel momento e ci scoprisse.
"Sei nuda qui sotto?" mi chiese ad un tratto Harry contro l'orecchio, con voce bassa e roca.
Sentii un improvviso calore sul basso ventre, e le mie guance diventare più rosse.
"Indovina" risposi, "a meno che qualcuno non faccia la doccia vestito, sì, sono nuda."
Harry rise e mi baciò ancora. Lui amava il rischio ancor più di me.
"Lo so, volevo soltanto sentirtelo dire" ammise, bagnandosi le labbra per provocarmi.
Roteai gli occhi al cielo e cercai di resistergli, "d-devo andare a prepararmi."
"E posso venire a guardarti, mentre ti prepari?" chiese, spudorato come al solito.
Ricambiai la risata e sbuffai, "non credo sarebbe una buona idea."
Lui fece il broncio, "perché no? Prometto che me ne starò buono in un angolo."
Ma proprio mentre stavo per cedere e accontentarlo, sentii un rumore immediato che mi fece sobbalzare e allontanare di scatto.
"Oh, buongiorno! Che mattinieri!" esclamò mio padre, uscendo dalla sua camera all'improvviso. Deglutii e cercai di non mostrarmi troppo ansiosa, "ehi, papà."
"Buongiorno zio James" ribatté Harry che, al contrario di me, sembrava tranquillissimo.
"Io vado a prepararmi per la scuola, per oggi salto la colazione" farfugliai, sgattaiolando via senza neppure ascoltare una loro risposta. Mi chiusi la porta alle spalle e ripresi fiato, ringraziando Dio per il fatto che fosse andato tutto bene.
Avevo una paura tremenda d'esser scoperta.

"Ma che razza di sogni fai?!" fu la reazione di Vicki quando, quella mattina a scuola, le raccontai del mio imbarazzante incubo. Le lanciai un'occhiataccia come rimprovero.
"Tu ci scherzi, ma io ero veramente terrorizzata" sospirai, "e credo che quel sogno sia, in un certo senso, veritiero."
"Come fa ad essere veritiero se Harry è ancora a casa tua, felice e contento?" ribatté lei, poggiandosi contro il muro del bagno delle ragazze, dove ci eravamo rifugiate durante la ricreazione per poter chiacchierare in tranquillità.
Alzai le spalle, "ieri Anne ha detto chiaramente che la loro situazione economica sta migliorando, che sarebbe in grado di poter far tornare Harry con loro prima del previsto. Ed io ho una gran paura di perderlo, Vik."
La mia amica sgranò gli occhi, "sul serio Anne ha detto questo? Oh cielo."
Deglutii, "quindi, secondo te, c'è da preoccuparsi?"
Vicki si portò una mano tra i capelli e poi si sforzò di confortarmi: "Meg, tesoro. Credo che Harry rimanga a casa tua ancora un po', magari fino alla fine della scuola, ma poi se ne andrà. Questo è importante che tu lo sappia, perché quando è arrivato qui a Gennaio, era già in programma il fatto che non fosse per sempre. Non si è mica trasferito. E' un ospite, ricordi? Ciò significa che prima o poi se ne andrà e tornerà nella sua vera casa.."
Questo era troppo per le mie orecchie. La interruppi e la supplicai di tacere.
"Io.." balbettai, in preda al panico, "io non riesco a immaginarmi senza di lui."
Vicki mi abbracciò, comprensiva, "è incredibile che in così pochi mesi tu ti sia legata così tanto a un ragazzo."
Annuii, "non mi era mai successo, prima d'ora. Non ho mai provato niente del genere."
"Sì, lo so" ribatté lei, "credi di amarlo?"
A quella domanda rimasi in silenzio a lungo. Non ci avevo mai pensato.
Sebbene stessimo insieme da solo un mese, i miei sentimenti per lui erano nati dal primo giorno che Harry aveva messo piede in casa mia. Il suo caratteraccio, il mio modo di detestarlo, le nostri continue discussioni, non erano altro che tentativi di nascondere a noi stessi che ci desideravamo da impazzire. Era sempre stato così.
"Sì, credo di essere innamorata di lui." Ammisi, abbassando lo sguardo.
Vicki sorrise, "e perché lo dici così? E' una cosa bellissima."
Sospirai, "non lo è se finirà per spezzarmi il cuore."

Un amabile disastro sei tu.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora