Le gambe tremavano e avevo anche le mani sudate dall'agitazione.
Corsi immediatamente in macchina insieme a papà e Vicki, diretti al pronto soccorso.
"Meg, calmati, respira." Mi sussurrò la mia amica all'orecchio, dopo che ci fummo accomodate nei sedili posteriore e mio padre metteva in moto l'auto.
"Non ce la faccio, Vik, ho tanta paura" mormorai, incapace di smettere di tremare.
Lei, però, mi tappò la bocca e mi sussurrò all'orecchio: "lo so, ti capisco, ma cerca di moderarti un po' perché tuo padre potrebbe trovare strana questa tua reazione per Harry. Per quanto ne sa lui, voi due non andate granché d'accordo o sbaglio?"
Sapevo che aveva ragione, ma in quel momento non riuscivo a dare ascolto né a lei né al mio lato razionale. Riuscivo solo a pensare a lui, in macchina, ferito e solo.
"E'.. è qualcosa di grave?" domandai all'improvviso, rivolgendomi a mio padre.
Lui strinse le mani sul volante, ansioso, e rispose: "non lo so, Meghan! Mi hanno soltanto detto che Harry ha avuto un incidente in auto ed è stato portato in ospedale."
Rabbrividii di nuovo al suono di quelle orribili parole.
"Chi ti ha chiamato?" chiesi, mordendo nervosamente le unghie.
"Il tuo amico, come si chiama.. umh, Liam!" replicò mio padre, uscendo dal nostro quartiere e immergendosi nel traffico cittadino.
Sbarrai gli occhi e lanciai un'occhiata confusa a Vicki, che alzò le spalle.
"Liam? Liam Payne?" chiesi, frastornata.
"Sì, lui." Ribatté mio padre.
Aggrottai la fronte, chiedendomi cosa ci facesse con Harry nel momento dell'incidente.
Tutta quest'attesa era snervante, volevo andare subito da lui per sapere come stava.
E invece ero bloccata nel traffico, con semafori che non volevano proprio saperne di accendere quella maledetta luce verde per lasciarci passare.
Sembrava destino che, quella sera, dovessi morire d'ansia.
Vicki mi abbracciò e continuava a ripetermi a voce bassa: "sta tranquilla, Harry è forte."
Ad un certo punto mio padre ci guardò dallo specchietto retrovisore interno e sembrò addolcirsi nel vedermi così spaventata.
"Oh, tesoro mio, non fare così" disse, "ma ho sempre saputo che, in fondo, ti fossi affezionata a lui."
Deglutii e girai lo sguardo dall'altra parte, fissando fuori dal finestrino.
Ancora una volta emerse la tentazione di dirgli la verità, di dirgli che non ero semplicemente affezionata ad Harry - bensì innamorata.
Ma sarebbe stato come far esplodere una seconda tragedia, e per il momento una bastava e avanzava. Finalmente arrivammo al pronto soccorso, e mi catapultai - letteralmente - fuori dalla macchina non appena fu parcheggiata. Era sera e faceva piuttosto freddo per essere primavera, ma non tremavo per quello. Corsi all'entrata senza neanche aspettare mio padre e la mia amica, perché troppo impaziente di vedere Harry.
Tuttavia loro mi raggiunsero in fretta e, una volta entrati, chiedemmo ad ogni infermiere che trovassimo lungo i corridoi. L'ospedale era affollato e confusionario, con infermieri e pazienti che passavano da una parte all'altra nel caos più totale.
"Mi scusi, sono lo zio del ragazzo che è stato portato qui per l'incidente in auto di oggi pomeriggio.." provò a dire mio padre a una giovane infermiera, che però ci rispose di non essere in grado di darci una risposta concreta.
Iniziai ad imprecare dalla rabbia e, ancora una volta, Vicki tentò di calmarmi.
"Dovrei avvisare Anne." Fece mio padre, guardandosi intorno con angoscia.
"Più tardi, papà!" sbottai, esasperata, "prima dobbiamo trovare Harry!"
Detto questo gli feci cenno di seguirmi e iniziammo a perquisire alcuni reparti.
"Meghan?" mi sentii chiamare all'improvviso.
Mi voltai di scatto e vidi che a fare il mio nome era stato Liam, seduto nella sala d'attesa con una rivista in mano che scaraventò a terra non appena si alzò in piedi per salutarmi.
"Liam?!" esclamai, ancora piuttosto confusa, e nella disperazione più totale lo abbracciai.
"Dov'è lui?!" chiesi subito, guardandomi intorno.
Liam si passò una mano tra i capelli: "lì dentro. Lo stanno medicando."
"Quindi è cosciente!" sospirai di sollievo, visto che fino a un secondo prima avevo temuto il peggio. Liam annuì, rassicurandomi con un sorriso, per poi stringere la mano a mio padre.
"Sei stato tu a portarlo qui?" gli chiese quest'ultimo, e Liam annuì.
"Ero di passaggio, stavo attraversando la strada di fronte alla scuola quando l'ho visto, da lontano" spiegò, "ho riconosciuto l'auto di Harry e mi sono precipitato a vedere. E' andato a sbattere con un muretto accanto al marciapiede, fortunatamente non passava nessuno."
Mi coprii il viso con le mani, immaginando la terribile scena.
"E' stato un.. un impatto violento?" mi azzardai a chiedere, preoccupata.
Liam mi tranquillizzò di nuovo scuotendo la testa: "grazie a Dio no. Non andava veloce e il fatto che sia riuscito a frenare ha alleviato lo schianto. Non si è fatto troppo male."
"Santo cielo! Per fortuna!" esclamò mio padre, cacciando un sospiro di sollievo.
Vicki mi sorrise, "visto? Te l'avevo detto! Harry se la cava sempre, in un modo o nell'altro."
A quell'affermazione scoppiammo tutti a ridere, non perché la battuta fosse realmente divertente, ma per scaricare la tensione e alleggerire la situazione.
"Voglio vederlo." Dissi soltanto, strofinando nervosamente le mani.
"Dobbiamo aspettare un po', così mi han detto il dottore." Annunciò Liam.
Annuii, riflettendo più accuratamente su quello che era successo.
"E' stato molto gentile da parte tua chiamare noi e l'ambulanza, per poi accompagnarlo addirittura in ospedale." Dissi, riconoscendo i meriti di Liam.
Lui sminuì tutto alzando le spalle, "ho fatto quello che avrebbe fatto chiunque."
"Lo so, ma dopo gli scontri che ci sono stati tra voi due, non credevo che.." farfugliai, per poi zittirmi all'istante quando mi ricordai della presenza di mio padre.
Tuttavia sparì poco dopo, impegnato a comporre il numero di cellulare di Anne per avvisarla di quello che era successo a suo figlio.
"Non mi tirerei indietro ad aiutare neppure il mio peggior nemico, Meghan." Fu la risposta diretta e concisa di Liam, che mi sorprese in positivo. Annuii.
"Grazie. Per averlo aiutato, intendo."
"Siete voi i familiari del ragazzo?" chiese all'improvviso una donna, un'infermiera, che uscì dalla stanza dove era stato portato Harry. Rabbrividii di colpo e cercai di vederlo attraverso la lieve fessura lasciata aperta dalla porta.
"No. Siamo suoi amici." Rispose Vicki, che sapeva bene quanto detestassi essere definita parente di Harry. Anche se, in quel momento, mi avrebbe fatto comodo.
"C'è bisogno di un familiare che entri dentro." Puntualizzò la donna, rigidamente.
Deglutii, pronta a dirle che ero sua cugina, pur di vedere Harry.
Ma in quel momento spuntò fuori mio padre, che esclamò: "eccomi! Sono suo zio!"
L'infermiera gli fece cenno di entrare ed io mi intrufolai con lui, mentre Vicki e Liam rimasero in sala d'attesa. E nel momento in cui misi piede in quella stanza, i miei occhi si illuminarono e il mio cuore quasi esplose dal petto quando finalmente lo vidi.
Harry era lì, sdraiato su un lettino bianco, la gamba destra alzata e con una leggera fasciatura intorno al ginocchio, accompagnato da alcune bende sulle braccia.
Mi morsi il labbro, notando che gli sanguinasse il gomito.
I suoi occhi erano semichiusi, ma quando mi vide entrare, divennero improvvisamente sbarrati. Allargò la bocca in un sorriso enorme che mi scaldò il cuore.
Non ne capivo il motivo, ma mi veniva da piangere. Ero stata così preoccupata ed agitata per lui, chiedendomi se stesse bene, con la paura e il terrore che invece gli fosse accaduto qualcosa di grave. E trovarlo ora, al sicuro e sorridente, era tutto ciò di cui aveva bisogno.
"Oh, Harry" fece mio padre, respirando a pieni polmoni, "che spavento ci hai fatto prendere!"
Lui, che a quanto pare non perdeva il senso dell'umorismo neppure in certi casi, rispose: "caro zietto, ci vuole ben altro per ammazzarmi!"
L'infermiera e mio padre risero, mentre io non riuscii a trattenermi e corsi ad abbracciarlo.
La stanza sprofondò nel silenzio più totale di fronte a questo mio gesto improvviso, ma al momento non mi interessava di nessuna conseguenza.
"Sto bene. E' tutto okay, siamo insieme." Mi sussurrò all'orecchio, a voce bassa.
E in quel momento crollai e singhiozzai, nascondendo la testa contro il suo petto.
Peccato che non ci volle molto prima che mio padre rovinasse l'atmosfera.
"Meghan, tesoro!" intervenne, colpito e stupito da questa mia reazione, "Harry sta bene, tranquilla!"
Sollevai il viso da Harry e mi ricomposi.
Odiavo tutto questo, odiavo dovermi trattenere dallo stringerlo forte e baciarlo, per poi dirgli quanta paura avevo avuto all'idea di perderlo.
Detestavo il fatto che percepissi la presenza di mio padre come d'intralcio, perché era sempre stato lui l'uomo della mia vita e non volevo che il mio amore segreto per Harry mi portasse ad avere rancore per lui.
"Allora, se volete scusarmi, qui c'è tutto quello che dovete sapere." Fece l'infermiera, interrompendomi dai miei vasti pensieri, porgendo la cartella medica di Harry a mio padre. Poi si diresse verso il mio ragazzo e indicò la fasciatura alla gamba.
"Fortunatamente non ha riportato fratture nell'impatto contro il muro" spiegò la donna, "ma soltanto lievi escoriazioni. Le ferite si rimargineranno presto, ma per il momento dovrà tenere ancora le bande per evitare perdite di sangue. E mi raccomando, ragazzo, niente sforzi!"
Harry annuì, sforzandosi di sorridere nonostante fosse evidente che sentiva dolore.
"Credo sarà un problema per la squadra di football." Commentò lui, sbuffando.
"Non sarà un problema, il tuo coach capirà di certo" ribatté mio padre, "ora è più importante che tu ti riposa e guarisca, ringraziando il cielo che non ti è accaduto nulla di grave. Potevi addirittura romperti una gamba, per non dire di peggio!"
L'infermiera annuì, aggiungendo: "sei stato molto fortunato, Harry."
Poco dopo arrivò anche il dottore che ci fornì informazioni più dettagliate riguardo la situazione di Harry, ma comunque era chiaro che la sua condizione fosse tranquilla.
Non potevo esserne più felice e grata, ovviamente, ma ora volevo solo passare del tempo sola con lui per parlare. Dopotutto, poche ore prima, avevamo discusso.
Dopo circa un'ora gli fu permesso di uscire dall'ospedale, e inizialmente zoppicava.
Quando arrivammo alla sala d'attesa, pronti per andar via, notai che oltre a Vicki e Liam era arrivato anche Zayn.
"Ma dico, sei completamente impazzito?!" esclamò quest'ultimo, "ti lascio dalla palestra e dopo neanche un'ora scopro che sei finito in ospedale!"
Harry rise e gli diede un rapido abbraccio, "non c'era bisogno di venire fin qui. Sto bene."
Anche Vicki lo salutò, e poi fu il turno di Liam.
"Grazie per aver chiamato aiuto" gli disse Harry, ovviamente meno calorosamente di come si era rivolto agli altri due, "ho apprezzato davvero quello che hai fatto."
"Non c'è di che." Rispose semplicemente Liam. Sorrisi.
Ero felice che fossimo tutti insieme, d'amore e d'accordo, per Harry.
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Un amabile disastro sei tu.
FanfikceLei Meghan, lui Harry. Lei é stata adottata quindi non é proprio la cugina di sangue di Harry, figlio biologico della sorella di James, padre di Meg. Sono come degli sconosciuti, ma, sono troppo tutti uniti. Perché la famiglia é la famiglia. *"Ma è...