The Only "Risers"

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Tornai in camera a notte fonda, anzi, quando era già quasi mattina.
Mi stesi di nuovo a letto, infilandomi tutta sotto le coperte e chiudendo gli occhi per convincermi che non fosse stato solo un sogno. Non lo era, si trattava della vita reale ed io avevo davvero fatto l'amore con il mio ex ragazzo sul tavolo della mia cucina, per un'ora intera. Ovviamente cercare di riprendere sonno a quell'ora era impossibile, specialmente perché ogni volta che mi voltavo dall'altro lato del letto o poggiavo la testa sul cuscino alla ricerca della posizione più comoda, mi sembrava di sentire ancora le mani di Harry su di me. Vicki dormiva ancora sul suo sacco a pelo, e fortunatamente non si era accorta della mia fuga segreta.
Non volevo raccontare a nessuno ciò che era accaduto con Harry, nemmeno a lei - la mia migliore amica - e non per paura che potesse giudicarmi, ma perché volevo prima essere certa della mia situazione con lui. Si era scusato per tutto il dolore che mi aveva provocato, ma il nostro rapporto non era fondamentalmente cambiato. Ci eravamo detti di lasciarci andare per stanotte, di non pensare alle conseguenze delle nostre azioni, e così avevamo fatto. Ma ora che la magia del momento era svanita, dovevamo pensare bene a cosa fare.
La verità era che io lo amavo ancora da impazzire, e lui amava me - così come aveva detto - e non riuscivamo più a star lontani l'uno dall'altra pur essendo questa la soluzione migliore per non compromettere le nostre vite. La realtà dei fatti era una sola: non eravamo fatti per stare insieme, ma non riuscivamo comunque a mantenere quell'estenuante distanza tra noi. Il nostro amore, il nostro legame, era troppo forte per essere cancellato così. Ed era anche troppo potente per esser consumato in una sola notte.
Mi alzai dal letto all'alba, considerando che era Lunedì e dovevamo andare tutti a scuola, ma l'unica cosa a cui pensavo era come affrontare Harry. Avrei dovuto comportarmi normalmente e ignorarlo come mio solito, fingendo che la passione di stanotte non fosse mai esistita? Mi rifiutavo di farlo, ma in un certo senso temevo fosse la cosa giusta da fare. Harry era stato chiaro, mi amava ma non potevamo tornare insieme. Non adesso.
"Come sei mattiniera" biascicò all'improvviso la voce impastata dal sonno di Vicki, che si stropicciò gli occhi e sollevò la testa dal cuscino del sacco a pelo per guardarmi mentre - in punta di piedi - cercavo di uscire dalla mia stanza senza svegliarla.
Accennai un sorriso, "le lezioni iniziano tra due ore. Mi piace prepararmi con calma."
Vicki sospirò e, dopo un lungo sbadiglio, si alzò a sua volta, "considerando che ci sono anche quei due maschietti di là, a dover usare il bagno, ci conviene anticipare il lavoro e occuparlo prima di loro."
Emisi una risatina e annuii, "ora capisci il mio dilemma quotidiano? E perché faccio sempre ritardo a scuola?"
"Diamine, sì! Non so proprio come fai a sopportare uno strazio del genere" ridacchiò mentre si dava da fare a ripiegare il sacco a pelo, "dividere il bagno con un maschio? Per carità!"
Sorrisi leggermente per la seconda volta e mi sistemai i capelli davanti lo specchio, prima di aprire la porta della mia stanza per andare in bagno. Quando lo feci, però, trovai Harry sul corridoio che si sfregava nervosamente le mani, e alla vista l'uno dell'altra andammo entrambi nel panico. Spalancai la bocca senza neanche accorgermene e il cuore prese a battere più rapidamente, mentre gli ipnotici occhi di Harry divennero più grandi e sbarrati.
"Oh, a quanto pare non siamo le uniche mattiniere." Brontolò Vicki, affacciandosi alla porta della stanza al mio fianco, lanciando un'occhiataccia scherzosa al riccio.
Lui si bagnò rapidamente le labbra poi alzò le spalle e cercò di sembrare disinvolto, un po' come stavo facendo io, nella speranza di non sembrare pateticamente agitata per la sua presenza.
"Non ho dormito molto stanotte." Rispose Harry, e nel farlo spostò gli occhi su di me.
Rabbrividii per quell'affermazione, sapendo a cosa si riferisse, e non potei fare a meno di arrossire. Fortunatamente Vicki, che non colse il vero significato di quella risposta, interruppe il mio imbarazzo e si fece avanti nel corridoio per chiedere: "quello sfaticato del mio ragazzo dorme ancora, non è così?"
Harry si portò una mano dietro la nuca e annuì sbrigativo, così che la mia migliore amica facesse una smorfia e avanzasse a passo svelto nella stanza del riccio per svegliare Zayn.
La maledii mentalmente per avermi lasciata sola con il mio ex, ma forse era una cosa positiva. Dopo ciò che era successo quella notte, un confronto faccia a faccia era il minimo.
Quando la porta della stanza di Harry si chiuse, e Vicki vi entrò dentro, mi decisi a parlare.
"Umh, io stavo per andare in bagno.." farfugliai timidamente, incapace di reggere il confronto. Ma lui, come sospettavo, mi trattenne per il braccio e mi fermò prima che potessi sgattaiolare via come mio solito. Deglutii quando sentii la sua mano sfiorarmi ancora e, quando lo fece, centinaia di flashback di quella notte mi occuparono la mente.
"Davvero, Meg? Vuoi davvero comportarti come se non fosse successo niente?" esclamò.
Misi le braccia conserte, esasperata, e risposi: "non credo sia il caso di parlarne adesso."
"E quando sarà il caso? Quando mi eviterai per il resto del giorno come sempre?" ribatté.
"Non ho intenzione di evitarti, ma non mi sembra neppure il caso di parlare di una cosa del genere adesso, nel corridoio di casa mia, con i nostri amici nella stanza accanto."
"Neanch'io, sta' tranquilla. Ma ho bisogno di dirti quello che provo" sospirò, avanzando pericolosamente verso di me per starmi più vicino, "non ho chiuso occhio per il resto della notte, dopo quello che è successo. Dio, piccola, è stato così bello averti di nuovo.."
Sentii una scarica di brividi su tutto il corpo al suono rauco e basso della sua voce profonda, e di quelle parole così perfette che però io ora non ero in grado di digerire.
"Shh. Per favore, non voglio parlarne adesso." Lo supplicai, e a quel punto si irrigidì.
"Mi sto aprendo con te, e tu ti preoccupi solo del fatto che i nostri fottuti amici non sentano dalla stanza accanto." Borbottò offeso, serrando la mascella e girando lo sguardo altrove.
Roteai gli occhi al cielo, "forse sono io a non voler sentire queste parole, non ce la faccio!"
L'espressione sul viso di Harry mutò radicalmente alla mia confessione, i suoi occhi assunsero una sfumatura di delusione e amarezza. Io rimasi in silenzio, ammutolita.
"Non ce la faccio a starmene a sentire tutte queste parole dolci, perché so già come andrà a finire. So che poi non cambierà nulla tra noi, e quella di stanotte sarà stata solo una semplice sveltina senza importanza che non si ripeterà più." Sbottai, esausta.
Harry era pietrificato, mentre mi lasciava superarlo per andare a chiudermi in bagno.

Un amabile disastro sei tu.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora