"What you believe is not worth anything to you?"

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MEGHAN'S POV:

In quel momento, quando la porta si aprì e mio padre saltò fuori all'improvviso, mi cadde il mondo addosso. Si frantumò letteralmente in mille pezzi, si sgretolò proprio sotto ai miei occhi subito dopo aver creduto che le cose potessero migliorare. Proprio quando avevo pensato di poter ricominciare ad essere felice con Harry, accadeva la tragedia delle tragedie.
"Oh mio Dio, papà!" esclamai di getto, senza neanche rendermene conto, coprendo il mio corpo nudo e peccaminoso con la coperta in cui - fino a poco prima - mi ero avvolta con il ragazzo che ora se ne stava al mio fianco, tentando di coprirsi il più possibile con le mani, sconvolto tanto quanto me. Ma ciò che mi ferì di più fu lo sguardo di mio padre, i suoi occhi sbarrati e colmi di delusione, il viso devastato dallo shock nel vedere sua figlia nuda e avvinghiata al ragazzo che dovrebbe essere suo cugino. Il mio cuore fece un salto quando vidi mio padre indietreggiare lentamente e sorreggersi alla maniglia della porta da cui era appena entrato, per evitare di cadere. Il suo corpo aveva quasi ceduto per la visione scioccante, si era trattenuto dal perdere dei sensi ed io tremavo, incapace di dire qualcosa che non fosse qualche esclamazione piena di terrore.
Non staccai gli occhi da lui, senza neanche guardare Harry, che a sua volta restava zitto e imbarazzato. Alla fine decisi di alzarmi lentamente, sempre ben attenta a restare coperta, e provai ad avvicinarmi a mio padre. Ma quando lo feci, lui mi diede il colpo di grazia allontanandosi.
"Non ti avvicinare, Meghan. Non azzardarti." Minacciò, freddo e severo come mai prima d'ora.
Rabbrividii ed abbassai lo sguardo, mortificata; "p-papà, ti prego, permettimi di spiegare."
"Dio! Ditemi che sto sognando, ditemi che tutto questo non è successo davvero." Cominciò ad imprecare, parlando con chissà chi, ostinandosi a guardare il soffitto con un dolore atroce nel tono di voce. Non riusciva a crederci, giustamente, e come potevo biasimarlo per questo.
"Papà, i-io non volevo che tu venissi a scoprirlo in questo modo, credimi.. non hai idea di quanta vergogna senta addosso in questo momento. Lasciami parlare, per favore, e ti spiegherò tutto quanto fin dall'inizio." Lo supplicai, disubbidendo e avvicinandomi ulteriormente a lui.
Egli, in risposta, sbatté la porta alle sue spalle con forza e si allontanò senza neanche guardare in faccia né me né Harry, ancora seduto sul divano con la testa fra le mani e il viso imbarazzato.
"Non volevi che venissi a scoprire cosa, esattamente?" sbottò mio padre, "il motivo per cui ho appena trovato i due ragazzi che vivono sotto il mio stesso tetto, completamente nudi?!"
"Avevamo intenzione di spiegarti ogni cosa, papà. Solo che.. questo non era la maniera che avevamo programmato. Volevamo dirti la verità non appena saresti tornato da Parigi, te lo giuro!" piagnucolai, non sopportando più lo sguardo disgustato e ferito di mio padre nei miei confronti.
"E quale sarebbe questa verità, Meghan?" gridò, fuori di sé. Il viso rosso e gli occhi stanchi.
"Io e tua figlia ci siamo innamorati, zio James." Intervenne Harry all'improvviso, restando fermo e ancora mezzo nudo con un evidente senso di colpa dentro di sé. Io tremavo, e a stento trattenevo le lacrime. Era successo tutto così all'improvviso, che ancora dovevo realizzare fosse reale.
"Voi cosa?" ripeté, incredulo e schifato come se fosse di fronte al più grande tradimento subìto, "non riesco a credere a quello che sento, né tanto meno a quello che vedo!"
Abbassai lo sguardo e una lacrima mi rigò il viso. Posai gli occhi nuovamente su mio padre.
"Papà, mi dispiace davvero tanto, credimi" farfugliai, "ma è la verità. Io lo amo."
"No, non voglio sentire niente! No!"
"James, per favore, permettici di spiegare come sono iniziate le cose." Tentò inutilmente Harry.
Mio padre, infatti, scosse rabbiosamente la testa, "tu sei l'ultimo che voglio sentir parlare in questo momento! Ti ho accolto in casa come un figlio, ti ho dato tutto e credo di essere stato sempre disponibile nei tuoi riguardi, ed è così che mi ripaghi? Che entrambi mi ripagate? Mentendomi sfacciatamente e mandando avanti questa specie di relazione segreta, se è così che si può chiamare quello che c'è tra voi! Mi sento preso in giro, mi sento un vero idiota in questo momento."
"Papà, te lo giuro, avevamo intenzione di dirtelo. La cosa va avanti da qualche mese, ormai, e non hai idea di quanto sia stato difficile per me tenerti nascosto tutto quanto." Singhiozzai, ancora.
"Non ho intenzione di ascoltare altro. Non con mia figlia nuda di fronte, no." Mi interruppe lui.
"Per favore, affrontiamo la questione e risolviamola. Ti prego, papà.." le lacrime cadevano a fiumi.
Lui serrò la mascella e si portò una mano davanti al viso, sudato ed esausto. Era a pezzi, si vedeva. E sapevo anche che detestava vedermi piangere, era una delle cose che più odiava al mondo. Ma stavolta non fu come le altre, stavolta non mi abbracciò per rassicurarmi né mi asciugò le lacrime con la sua mano dolce e accogliente. Stavolta mi guardò dritto negli occhi, affranto e sconcertato.
"Non riconosco nemmeno la ragazza che ho di fronte, in questo momento." Sibilò, e queste parole furono più dolorose di una pugnalata alle spalle. Mi sentii mancar l'aria per qualche secondo, specialmente quando vidi mio padre andarsene al piano di sopra e lasciarmi lì a digerire il dolore che quella frase mi aveva provocato. Rimasi immobile, tremolante e disperata, percependo un'ondata di gelo addosso. Eppure ero certa che non facesse davvero freddo, ma io ero congelata.
Scoppiai in un pianto più rumoroso, quando mio padre fu ormai di sopra e chiuso nella sua stanza. Harry si precipitò su di me, dopo aver messo almeno i boxer addosso, e mi strinse forte a sé.
Lo abbracciai e piansi contro il suo petto, piansi in silenzio e neanche lui si azzardò a dire nulla.
Sapeva che la situazione era tanto grave e seria, che neanche qualche parola confortante avrebbe potuto alleviarla. Non c'era via di scampo, non c'era più alcun segreto da custodire, tutte le carte erano ora allo scoperto. Ma non avrei mai voluto che andasse a finire così, né tantomeno che mio padre venisse a sapere del mio amore per Harry in quel modo, perché - ne ero certa - se avessi avuto l'opportunità di spiegargli la situazione in un'altra maniera, lui mi avrebbe capita.
Si sarebbe arrabbiato all'inizio, certamente, ma poi ci avrebbe dato la sua benedizione. Era sempre stato un uomo comprensivo e aperto a qualsiasi situazione, ma ora lui si sentiva tradito.
Per di più, il fatto che ci avesse scoperti così non aiutava affatto, anzi, lo aveva probabilmente traumatizzato. Volevo correre da lui al piano di sopra, insistere affinché mi aprisse la porta della camera, e parlargli ancora finché non mi avrebbe perdonata. Ma sapevo che non sarebbe successo nel giro di così poco tempo, ed anche Harry lo sapeva, ecco perché mi trattenne e mi consigliò di aspettare.
"Dagli un po' di tempo" mi aveva detto, "lascialo smaltire la rabbia in pace. Non insistere, perché non servirà a nulla."
Perciò, malgrado la mia volontà, ascoltai il suo consiglio e andai nella mia stanza in tutto silenzio.
Indossai il pigiama, saltai la cena, e mi infilai subito a letto senza parlare con nessuno. Neanche con Harry, che ovviamente era passato più volte a controllare se stessi bene.
"Sto bene" gli risposi, con il corpo sepolto dalle lenzuola e il viso schiacciato contro il cuscino, "vorrei stare un po' da sola, per favore."
Harry annuì, abbassando lo sguardo per non far notare quanto la mia decisione lo facesse star male, ma la cosa che mi stupì fu che se ne andò in silenzio e tornò nella sua stanza rispettando completamente la mia volontà. La verità è che non ero arrabbiata con lui per ciò che era successo, non davo la colpa a lui, ma a me e soltanto a me. Si trattava di mio padre, ed ero io che avrei dovuto essere più sincera con lui fin dall'inizio. Ero io che avrei dovuto fidarmi più di lui e dirgli la verità.
La mattina seguente, quando mi svegliai, la prima cosa che mi venne in mente fu vedere mio padre. Mi alzai dal letto e bussai alla porta della sua stanza, ma senza ricevere risposta. Abbassai tristemente lo sguardo nel constatare che non volesse ancora né vedermi né parlarmi, ma alla fine mi lasciai trasportare dall'istinto e aprii ugualmente la porta. Trovai la stanza completamente vuota, buia e silenziosa. Mio padre non era lì, il letto era già stato fatto e tutto era perfettamente in ordine come ogni mattina. Rabbrividii quando sentii dei passi alle mie spalle e sobbalzai quando vidi Harry raggiungermi. Posò gli occhi su di me, poi a sua volta sulla stanza vuota che stavo fissando.
"E' uscito presto, stamattina. L'ho sentito quando ha chiuso la porta di casa." Mi informò.
"Probabilmente sarà andato presto a lavoro, per non incontrarci." Sospirai, amareggiata.
Harry si bagnò le labbra poi avanzò ancora verso di me, e mi riservò una carezza sul viso.
Indietreggiai a quel contatto, senza neanche capirne il motivo. Harry se ne accorse.
"Non sentirti in colpa a volermi con te, nonostante quello che è successo." Sussurrò.
"Come faccio, come?!" esclamai, incrociando finalmente i suoi occhi verdi e ipnotici, "sono distrutta, Harry! Mio padre è troppo importante per me, e adesso mi odia!"
"Lui non ti odia affatto, non ti odierebbe mai. E' soltanto deluso e arrabbiato." Mi corresse.
Abbassai lo sguardo, "è comunque una situazione insostenibile per me. Sto troppo male.."
"Hai ancora me, non dimenticarlo. Non permettere che tutto questo casino ci allontani di nuovo, ora che finalmente ci siamo ritrovati. Risolveremo tutto restando insieme, piccola, questa è una promessa." Sussurrò, e qualcosa nel suono di voce così determinato e rassicurante mi fece credere in lui. Io credevo sempre in lui. Lo abbracciai e lasciai che le sue braccia mi avvolgessero interamente, facendomi sentire così straordinariamente protetta e in pace. Tutti i problemi sembravano svanire per qualche istante, ogni volta che lui mi stringeva a sé. Portò il mento sopra la mia testa, tenendomi ancora avvinghiata, e poi mi baciò la fronte - ripetendomi ancora una volta che sarebbe andato tutto bene. Ed io, sebbene stentavo a crederci, mi fidavo di lui.

Un amabile disastro sei tu.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora