Sorry..

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I giorni successivi furono ancora più duri, se fosse possibile.
Continuavo ad ignorare Harry, e lui rispettava la mia decisione ignorando me. Ma, nonostante questo, non mancavano mai i suoi sguardi penetranti ogni volta che eravamo a tavola o quando ci incrociavamo in corridoio.
Era difficile superare la fase di un cuore spezzato, avendo la persona in questione sotto lo stesso tetto.
Oltretutto, credo che mio padre si fosse accorto di qualcosa.
Insomma, nel giro di una settimana ero passata dall'essere dolce e protettiva con Harry dopo il suo maledetto incidente in auto, ad evitarlo completamente ogni volta che eravamo nella stessa stanza. Era ovvio che avesse capito qualcosa, ma gli ero grata per non avermi ancora fatto domande al riguardo.
Forse credeva che fosse uno dei nostri soliti litigi come ai vecchi tempi e, onestamente, speravo la pensasse così.
Era la soluzione migliore.
"Tanti auguri, festeggiata!" esclamai quel caldo Venerdì mattina, appena arrivata a scuola. Mi ero posizionata dietro di Vicki per sorprenderla e le avevo coperto gli occhi con le mani.
Lei sorrise e si voltò verso di me, per abbracciarmi.
"Grazie tesoro" fu la sua risposta, continuando a stritolarmi col suo abbraccio.
"Non capita tutti i giorni che la mia migliore amica compi diciotto anni." Aggiunsi, emozionata. Lei ridacchiò; "questo perché i compleanni capitano una volta l'anno."
"Sì, ma i diciotto sono speciali. Hai già organizzato tutto per.."
"Ovvio" mi interruppe, eccitata, "stasera, al Funky. Ho già invitato tutti."
"Non oso immaginare da quanto stai pianificando questa festa" commentai, divertita.
Lei annuì, seria; "credimi, è meglio che tu non lo sappia. Non vedo l'ora."
"Neanch'io vedo l'ora" sorrisi, stringendole la mano, "voglio che sia speciale per te."
"Sarà una serata fantastica, per entrambe" mi disse, per poi essere distratta dall'arrivo di Zayn in aula. Mi ghiacciai quando vidi che, al suo fianco, c'era Harry.
Deglutii e riportai gli occhi su Vicki, ma la maledii mentalmente quando lei andò da loro per salutare il suo ragazzo. Misi le braccia conserte e rimasi immobile, in piedi, con la consapevolezza di avere lo sguardo di Harry puntato su di me.
Con la coda dell'occhio cercai di guardare nella loro direzione e, dopo aver visto Vicki baciare Zayn, non riuscii a ignorare l'occhiata pesante di Harry su di me.
Mi scappò un colpo di tosse per l'imbarazzo e andai verso la finestra, guardando in basso e prendendo un po' d'aria. Non era la prima volta che, negli ultimi giorni, mi beccava a guardarlo. E come biasimarmi, non è facile cancellare l'esistenza di qualcuno che fino a poco tempo prima era stata una delle persone più importanti della mia vita.
"Eccomi di nuovo" esclamò Vicki all'improvviso, raggiungendomi - da sola - davanti la finestra; "allora, che cosa indosserai? Spero un vestito, perché io non ho intenzione di.."
"Ti prego, non dirmi che hai invitato anche Harry alla festa." Sibilai, d'un tratto.
Lei mi guardò stralunata, "Meg.. è naturale che l'abbia invitato. E' il migliore amico di Zayn!"
Mi coprii il viso con le mani, disperata.
"E non pensi alla tua migliore amica?" brontolai, in preda al panico, "è già insostenibile per me vedere il mio ex ogni minuto, in casa mia, a scuola.. non mi va di star male anche nel tempo libero o quando vado a divertirmi!"
Vicki alzò le spalle, "mi dispiace tesoro, sai che non mi farei scrupoli a mandarlo via ma.. Zayn è il mio ragazzo, e lui è molto legato ad Harry. Tu ignoralo e basta, come sempre."
"Come se fosse semplice." Roteai gli occhi al cielo, sgattaiolando in bagno da sola.

Nel pomeriggio mi chiusi in camera, tanto per cambiare.
In genere il venerdì era il mio giorno preferito della settimana, specialmente per la sera, ma ora il mio umore era letteralmente peggiorato e non volevo affatto sentirmi così.
Avevo aspettato questo momento con Vicki sin da piccole, quando sognavamo di organizzare mega-party e indossare vestiti, tacchi alti, magari accompagnate da quello che sarebbe stato il nostro principe azzurro. Lei lo aveva, io l'avevo perso, o le meglio dire.. lui aveva perso me.
E sapevo che dovevo smetterla di piangermi addosso, di lamentarmi, sapevo che era giunto il momento di andare avanti, ma Harry aveva lasciato questa enorme voragine, questo vuoto profondo dentro di me, che sarebbe stato difficile colmare.
Forse era solo questione di tempo, forse sarei stata di nuovo felice. Dovevo solo aspettare, e voltare pagina.
"Si può?" la voce di mio padre dietro la porta interruppe le mie riflessioni.
Annuii, nonostante fossi consapevole del fatto che non potesse vedermi; "sì, entra."
Lui aprì la porta della mia stanza e poi se la chiuse alle spalle, mettendo le braccia conserte nell'osservare perplesso il disastro che avevo combinato; vestiti, scarpe e borsette buttate ovunque, qua e là.
"Non è da te essere così indecisa." Commentò, ridacchiando.
Sbuffai, portandomi le mani tra i capelli, "non ho idea di cosa mettere. Sono stufa."
"Stufa dei vestiti, o stufa di altro?" chiese con il solito tono di voce che assumeva quando voleva farsi raccontare qualcosa. Ebbene, avevo parlato troppo presto, erano arrivate le sue solite domande curiose riguardo la mia vita. Feci una smorfia e scossi la testa.
"Stufa dei vestiti, papà." Sottolineai seccata, lasciando ben intendere che non fosse vero.
Purtroppo non ero granché brava nel nascondere le mie emozioni.
"Meg, avanti. Una volta ti confidavi con me." Sospirò, sedendosi sul mio letto.
"Non capisco cosa tu voglia sentirti dire." Replicai, continuando a guardare nell'armadio.
"Sei strana da un po' di giorni ormai" sussurrò, causandomi brividi dappertutto, "pensavi che non me ne fossi accorto perché lavoro sempre, forse, ma ti sbagli. Io noto tutto, e lo vedo quando c'è qualcosa che non va."
Mi morsi il labbro e abbassai lo sguardo a terra, "è solo lo stress degli esami, papà."
"Meghan.."
"Davvero, papà!" sbottai, esausta, "devo prepararmi per stasera, non mi è rimasto molto tempo."
Lui sembrò deluso, ma non sorpreso, dalla mia risposta. Annuì, sconfitto, e si limitò a chiedere: "vai insieme ad Harry, a questa festa?"
Ecco. Sapevo dove voleva arrivare. Era riuscito a chiedermi indirettamente se la mia stranezza degli ultimi giorni fosse dovuta ad Harry con una domanda che non c'entrava assolutamente nulla, solo per vedere la mia reazione.
"Umh, non lo so." Farfugliai, realizzando che non mi ero organizzata nei trasporti.
Vicki andava presto al Funky per assicurarsi che il locale fosse ben decorato e fornito, Zayn era con lei, dunque non avevo nessuno a cui chiedere un maledetto passaggio.
Questo significava una cosa sola: sarei dovuta andare in macchina con Harry.
"Beh, chiedi a lui di accompagnarti, così risparmiate benzina." Sorrise, tranquillo.
Feci una smorfia, infastidita dal fatto che non capisse quanto doloroso fosse per me anche solo fare un gesto così banale come chiedergli di accompagnarmi alla festa.
"Sì, potrei, ma sai com'è fatto Harry, è ritardatario e io non posso perdermi neanche un secondo della festa o Vicki mi ucciderà" cercai di inventare una scusa.
"Meg, sai che ti accompagnerei io, ma tra meno di un'ora devo tornare al ristorante e finisco il turno a mezzanotte.." replicò mio padre.
Il destino ce l'aveva ufficialmente con me.
"Allora potrei andare a piedi" proposi, più a me stessa che a lui, "dopotutto il Funky non è così lontano, giusto?"
"Ma scherzi?" ribatté, alzandosi in piedi, "è dall'altra parte della città!"
Deglutii, esasperata. Non avevo scelta se non andare da Harry, nonostante fossi stata chiara sul fatto che non avevo più intenzione di rivolgergli la parola.
Bussai alla sua porta, circa un'ora dopo. Mancava poco all'inizio della festa.
Sì, mi costava molto farlo. E avevo raccolto tutto il coraggio che avevo per riuscirci.
Quando mi aprì, cercai di controllare le espressioni del mio viso e non lasciargli capire cosa stavo effettivamente pensando. Dio, era bellissimo. Indossava una camicia nera, sbottonata sul petto, e dei pantaloni neri. I capelli lunghi e ricci, uniti al suo inconfondibile profumo, mi rendevano piuttosto vulnerabile.
Tuttavia strinsi i denti e sforzai di mostrarmi distaccata come al solito.
Anche lui sembrò stupito di vedermi lì.
"Puoi darmi un passaggio alla festa?" chiesi, senza troppi giri di parole.
Si bagnò le labbra, dopo avermi squadrata dalla testa ai piedi; "certo." Mimincantai di fronte ai suoi occhi, vidi la dolcezza, la tenerezza, voglia di amare, amore, vidi la sua anima che mi sorrideva... vidi, che stavamo insieme, ma nei suoi occhi.

Un amabile disastro sei tu.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora