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Le guance mi dolevano a furia di sorridere davanti alle telecamere e avvertivo uno spiacevole pizzicore alla mano a furia di venire stritolata da chi voleva farmi i complimenti. Scattai ancora un paio di foto col proprietario della libreria che mi aveva ospitato quella sera, poi mi pilotai dietro il banchetto degli autografi, allestito coi miei due romanzi in bella vista. Iniziò subito a formarsi una fila di persone che volevano acquistarlo e io gioii. Era sempre grandioso fare una bella impressione. Se quegli anziani signori, quelle nonne in pensione, quelle coppie di mezza età e quei giovani volevano acquistare il mio romanzo significava che ero riuscita a trasmettere la passione che quelle storie mi ispiravano. Significava che facevo bene il mio lavoro.

La prima della fila era una signora sui sessant'anni con l'aria da professoressa. Mi fece vivissimi complimenti per l'eloquio e per la trama del romanzo, che non vedeva l'ora di leggere. Le scrissi una breve dedica fiorita sulla prima pagina bianca del romanzo e glielo consegnai con un largo sorriso.

Continuai così per un bel po', fino a quando non mi trovai dinanzi un volto conosciuto.

<<Salve>> fece la donna, con tutt'altro atteggiamento rispetto a quando l'avevo intravista dal dentista. Era rossa in viso per l'emozione e gli occhi le scintillavano come stelle. <<Mi pareva di averla già vista da qualche parte quando ci siamo incontrate nello studio, e infatti è così. La seguo sui social, sono una sua grande fan, ho letto i suoi romanzi e li ho trovati tremendamente avvincenti!>>

Mi imbarazzava ed esaltava al tempo stesso imbattermi in una fan sfegatata come sembrava essere la segretaria del dottor Paccagnella. <<Oh, beh... grazie, è gentile.>>

Mi porse la sua copia di "Ossessioni". <<Me lo può autografare? Mi chiamo Marinella.>>

<<Certo.>> Firmai la dedica con uno svolazzo e poi la guardai. <<Ha da fare più tardi, Marinella?>>

<<Oh, cielo, no, non direi.>>

<<Che ne direbbe di un drink?>>

La sua espressione fu oro puro e la risposta fu scontata.

Mezz'ora più tardi ci trovavamo al lounge bar "La bella vita", sedute sui tavolini esterni. Io sorseggiavo un bicchiere di prosecco, Marinella un gin tonic. Iniziò subito a bombardarmi di domande sui romanzi, e io inserii il pilota automatico, perché i lettori erano davvero carini a interessarsi a me e ai miei libri, ma mancavano di fantasia e mi chiedevano sempre le stesse cose.

Sfruttai una pausa necessaria per bere un sorso di gin tonic e le chiesi: <<Da quanto tempo lavori per il dottor Paccagnella?>>

Lei parve stupita che mi interessassi della sua vita, che sicuramente riteneva scialba e incolore in confronto alla mia - chissà perché la gente pensa sempre che gli scrittori abbiano vite così interessanti: la maggior parte del tempo la passiamo con la testa tra le nuvole e un pc davanti agli occhi.

<<Tre anni. La ragazza che c'era prima di me è rimasta incinta e ha lasciato il lavoro per dedicarsi alla famiglia. Quando il dottor Paccagnella mi ha domandato se avessi progetti simili a breve termine l'ho rassicurato che, a meno che non intervenga lo Spirito Santo, la vedo dura.>> Scoppiò in una risata acuta, e ancora una volta mi meravigliai di quanto ci si potesse sbagliare sul conto di una persona. Di primo acchito Marinella mi era parsa una donna insignificante e opaca, senza personalità e noiosa. Invece si era rivelata un'ottima compagna di bevute, spiritosa e allegra.

<<Non dire così, sei una bella donna e sicuramente molto intelligente.>>

<<Non sono né l'una né l'altra cosa. Però ho i piedi per terra e non mi perdo in fantasticherie, lavoro sodo e non mi lascio scoraggiare dai fallimenti. Penso siano valori importanti.>>

<<Senza dubbio.>>

Facemmo cin cin e lei volle scattare un selfie insieme a me mentre teneva in una mano il mio romanzo e nell'altra il drink. Lo postai sui social taggandola e Marinella divenne tutta rossa per l'orgoglio.

Quindi, mentre stavo per ritornare sull'argomento che mi interessava, fu proprio lei a tirarlo in ballo. <<Prima di andarmene, oggi, ho sentito che chiedevi al dottore di sua figlia.>>

<<La conosci?>>

<<Non bene, ma un giorno è venuta in studio. Lei e il dottore... hanno parlato a lungo.>>

<<Di cosa?>>

Si mosse sulla sedia, a disagio. <<Non sono sicura di poter...>>

Capii che voleva parlare, anche solo per farmi contenta, ma temeva la reprimenda del suo superiore. Così l'affrontai di petto. <<Sai che Alice è scomparsa da due mesi? I suoi genitori non ne vogliono denunciare la scomparsa. Penso stiano nascondendo qualcosa.>>

Lei sgranò gli occhi scuri, lievemente truccati per l'occasione. <<Pensi che le sia accaduto qualcosa?>>

<<Lo credi possibile?>>

Lei giocherellò col bicchiere ormai vuoto, mordendosi il labbro. <<C'erano dei conflitti in famiglia, tempo fa. Mia cugina Silvia fa le pulizie in casa Paccagnella e mi ha detto che spesso sentiva Alice litigare coi genitori a causa del suo fidanzato.>>

<<Non lo approvavano?>>

Lei sospirò, si guardò intorno e infine ammise in un sussurro: <<Penso che lui le facesse del male.>>

Mistero in riva al lagoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora