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Mi risvegliai all'inferno.

Il fienile si era trasformato in una fornace. La paglia ardeva, il fuoco aveva circondato l'edificio da ogni lato, le travi si consumavano e si staccavano dal soffitto, cadendo pericolosamente vicino a me. L'aria era irrespirabile, pregna di fumo.

Tossii e in quel momento mi resi conto di avere la bocca libera dal bavaglio e da qualsiasi cosa Noemi mi avesse ficcato in gola.

<<Finalmente! Dobbiamo uscire di qui!>>

La voce era sorprendentemente vicina al mio orecchio.

<<Staff>> gracchiai, ma non riuscii a emettere neanche una sillaba. La gola mi doleva terribilmente, riarsa e graffiata.

Il ragazzo doveva essere legato dietro di me alla stessa scala. <<Riesci a liberare le mani?>> mi chiese, dimenandosi.

<<Cosa...>> Cercavo di schiarirmi le idee ma avevo la testa annebbiata.

<<Concentrati, Micol, ti prego!>> Staff era isterico. <<L'ossigeno sta finendo, moriremo soffocati!>>

Mi mossi ma avvertii una fitta lancinante alle mani, come se le avessi ficcate in un barile di acido. Il fuoco mi aveva già raggiunto? O era solo la circolazione bloccata da troppo tempo?

<<Non riesco a liberarmi. Non mi sento le mani>> gracchiai con una voce che non riconobbi.

<<Riesci a passarmi quel chiodo davanti a te?>>

Cercai di metterlo a fuoco. C'era in effetti un chiodo, seminascosto nella paglia, ma doveva essere ad almeno un metro di distanza. Liberai le gambe intorpidite dal peso del mio corpo, allungai i piedi e riuscii a stringere il pezzo arrugginito tra le punte, tirandolo fino a me. Tossendo, cercai di spingerlo alle mie spalle, fino a quando Staff non esultò. Lo sentii armeggiare dietro la mia schiena.

<<Ma che vuoi fare?>> ansimai, dando un colpo di tosse. L'aria si faceva sempre più calda, l'ossigeno più rarefatto. <<Le fascette sono di plastica, non riuscirai a romperle.>>

<<Non voglio romperle.>>

<<Allora cosa...?>> Spalancai gli occhi. <<Oddio, Staff, no! È arrugginito!>>

<<Ho l'antitetanica.>>

<<È pericoloso!>>

<<Guardati intorno, Micol! Moriremo se restiamo qui!>> Staff stava andando nel panico e non potevo permetterglielo. Voleva ferirsi una mano in modo che il sangue facilitasse la liberazione dalle fascette, ma non potevo permetterglielo.

Cercai di distrarlo. <<Perché sei qui?>>

<<Mi hai mandato tu un messaggio.>>

Aggrottai la fronte, ma capii subito. <<Noemi deve aver usato il mio cellulare. Ma come faceva a sapere dove stavo andando?>>

Una trave si staccò dal soffitto e cadde sfrigolando, incandescente, a mezzo metro dal mio ginocchio.

<<Vuoi davvero parlare di questo adesso?>> sbraitò Staff, che continuava ad armeggiare col chiodo.

Il suo tono infuriato mi fece tornare in mente che, in realtà, ero io quella infuriata con lui. <<Se ce la caviamo, mi dovrai dire anche perché mi hai lasciato quel messaggio minatorio all'hotel.>>

<<Cosa?>> Staff parve cadere dalle nuvole. <<Come hai...>>

<<Vuoi davvero discuterne adesso? Beh, forse hai ragione, probabilmente non riusciremo a uscire vivi da qui. Perché hai consegnato quel biglietto alla reception dell'hotel?>>

<<Di quale biglietto stai parlando?>>

Mi agitai, conficcandogli un gomito tra le costole. <<Non ci provare, le telecamere ti hanno ripreso. Sei sgattaiolato fuori dalla mia stanza nel cuore della notte, hai lasciato il messaggio e sei tornato a letto con me come se niente fosse. Come hai potuto? E io che mi sono presa pure la briga di nascondertelo perché non volevo che dessi di matto e cercassi di proteggermi!>>

Il fuoco crepitava intorno a noi, costringendomi a urlare per far udire la mia voce. Ma chi volevo prendere in giro, avrei urlato anche se fossimo stati in chiesa e avrei probabilmente tirato giù qualche santo dal paradiso.

<<Okay, Micol, mi dispiace. Il dentista mi ha chiesto di lasciarti un messaggio senza farmi vedere.>>

<<Il dottor Paccagnella? E cosa c'entri con lui?>>

<<Devi stare più attenta a come usi i social. Hai postato le foto del nostro pranzo al lago taggando il mio profilo. Mi ha trovato così, e ha pensato di potermi usare per arrivare a te.>>

Grugnii. <<Spero ti abbia pagato bene, almeno.>>

Lui non parlò per qualche istante, confermando la mia ipotesi. <<Mi sento uno schifo per quello che ho fatto, Micol, ma ti giuro che non sapevo cosa dicesse il biglietto.>>

<<Non lo hai aperto?>>

<<No. Pensavo fosse una cosa innocente. Non immaginavo che Davide ce l'avesse tanto su con te. Quindi era una minaccia?>>

<<Sapevo che doveva esserci lui dietro quella storia>> lo ignorai, seguendo il treno dei miei pensieri. <<Che brutto...>>

Staff aspettò che completassi la frase, poi cercò di guardarmi: <<Ti mancano le parole per definirlo?

<<Shh!>> Gli diedi una testata, senza volerlo, e tesi le orecchie. <<Hai sentito?>>

Era difficile udire qualcosa in quell'inferno di fuoco, ma poi distinsi una voce, debole e femminile.

<<C'è qualcuno lì fuori!>> esclamai, speranzosa. Radunai tutto il fiato che avevo in gola e iniziai a urlare a pieni polmoni.

Mistero in riva al lagoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora