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SABATO 7 AGOSTO

"Lascia perdere Alice e Mosi. Non ci saranno altri avvertimenti."

Continuai a fissare la scritta, incapace di trovarci un senso.

Staff dormiva ancora, la schiena nuda che emergeva dal groviglio di lenzuola, ciuffi scompigliati che gli ombreggiavano teneramente il volto.

Era stata una notte meravigliosa. Nessuno dei due era alla sua prima esperienza, avevamo subito individuato il nostro ritmo personale, capito le cose che ci piacevano, senza parlare, facendoci guidare solo dai sospiri.

La prima volta era stata frettolosa. Eravamo appena arrivati in hotel, io avevo ordinato del sushi in camera e Staff mi era letteralmente saltato addosso. La voglia di scoprirci ci aveva assalito come uno tsunami e ci eravamo ritrovati sudati, ansimanti e distrutti in poco tempo.

Ma era servito a calmare i bollori e ci aveva permesso di gustarci nigiri, sashimi e uramaki in tutta tranquillità. Il tempo di finire l'ultimo pezzetto di salmone intinto nella salsa di soia e i nostri sguardi erano tornati famelici, e non aiutava il fatto che, con molta naturalezza, avessimo deciso di mangiare a letto senza rivestirci.

Dopo eravamo rimasti abbracciati, la mia testa sulla sua spalla, la gamba gettata di traverso sulle sue. Mi ero lasciata cullare dal ritmo del suo cuore e, senza promesse né parole d'amore, eravamo scivolati nel sonno.

Quella mattina mi ero svegliata per prima ed ero scesa per ordinare del caffè e una colazione abbondante. Era stato allora che il concierge mi aveva porto quel biglietto, dicendo che lo aveva trovato sul bancone della reception quella mattina presto. Non aveva visto chi l'aveva lasciato ma, dall'intestazione "Per Micol Cappellini", non aveva dubbi a chi fosse rivolto.

Era stato scritto al computer, non avrei mai saputo se da un uomo o da una donna. L'unica cosa che riuscivo a comprendere erano le parole.

"Non ci saranno altri avvertimenti."

Un brivido, molto diverso da quelli che mi avevano percorso quella notte tra le braccia di Staff, mi corse lungo la spina dorsale.

<<Già in piedi?>>

D'impulso nascosi il biglietto dietro la schiena e alzai gli occhi su Staff, che si era tirato su sui gomiti e tentava di tenere gli occhi aperti. <<Sono andata a ordinare la colazione. Caffè, brioche, spremuta e pasticcini>> parlai come una macchinetta, tremando da capo a piedi. Sentivo il biglietto sfarfallare contro la mia schiena, non riuscivo a tenere ferma la mano. Non ero ancora riuscita a elaborare la scoperta, ma avvertivo un disgustoso sapore di bile in gola e mi sentivo come quella volta che al liceo avevo tentato di copiare durante il compito di scienze nascondendo il libro aperto sotto il banco. La professoressa mi aveva beccata, mi aveva ritirato il compito e assegnato un bel 2. In quel momento, sotto gli occhi dell'intera classe, piena di umiliazione e vergogna, mi ero sentita morire. Avrei voluto che il pavimento si aprisse e mi ingoiasse trascinandomi nelle profondità della terra, ma allo stesso tempo mi sentivo distaccata da tutto, spettatrice di me stessa, come se quel disastro non riguardasse me ma una ragazza simile a me con cui non avevo niente a che fare. A me non capitavano cose del genere. Io ero una brava studentessa, diligente e studiosa. Ma quella Micol l'aveva fatta grossa e per questo veniva punita.

Tremavo in tutto il corpo, terrorizzata, ma la mia mente era svuotata, la mia bocca si riempiva di parole automatiche che non avevano il minimo significato. E poi l'incanto - o shock - svanì e tornai in quella stanza che odorava di letto e sesso, avvolta nelle prime luci del mattino che filtravano dalle tende bianche.

Staff si stiracchiò come un gatto, esibendo un sorriso pigro. <<Un pasto completo.>>

Mi stampai in faccia un sorriso e gli andai accanto. Mentre mi chinavo su di lui lasciai scivolare il biglietto a terra. <<Mi piace viziare i miei ragazzi.>>

Mistero in riva al lagoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora