Elena fermò l'auto, spense il motore, slacciò la cintura. E scoppiò in lacrime.
Aveva tenuto duro finché aveva potuto. Tutte quelle settimane, anzi, quei mesi. Da quando Alice se ne era andata, da quando era svanita nel nulla senza una spiegazione.
Nessuna madre dovrebbe vivere un'esperienza del genere.
E poi le spiegazioni erano arrivate tutte in un colpo. Alice una bugiarda. Alice una truffatrice. Alice una ladra.
E Noemi, la sua complice.
Davide aveva affrontato la ragazza, imponendole di confessare dove fosse Alice, ma lei aveva ripetuto fino alla nausea che non lo sapeva, che la sua amica non le aveva detto nulla, che le aveva spedito solo quella lettera. Davide l'aveva letta e riletta, cercando di trovarci un senso.
Una banda criminale? Cosa c'entrava con Alice? Non si era mai drogata, solo qualche sigaretta ogni tanto. Era abbastanza ricca da non dover ricorrere a simili compagnie per ottenere ciò che voleva. Aveva il mondo in mano. Eppure non le era bastato.
Davide aveva ordinato a Noemi di restituirgli i soldi, quei diecimila euro che erano stati la sua ricompensa per l'ottimo servizio svolto aggredendo il padre della sua migliore amica. Ma Noemi aveva risposto di averli già investiti nella casa, e Davide non se l'era sentita di insistere.
Elena aveva trovato il diario di Alice. Non aveva avuto problemi a identificare la sua grafia, ma non era stato per quello che l'aveva cercato. Lo aveva letto da cima a fondo per tutta la notte, gli occhi brucianti e l'alito che sapeva di caffè e grappa, per mantenersi sveglia e vigile.
Aveva scoperto molte cose su sua figlia - che in effetti si drogava, ma solo quando era con la compagnia sbagliata; che le piaceva flirtare coi ragazzi, anche quando stava con Mosi; che si divertiva a vedere gli altri in difficoltà davanti ai suoi scherzi, annaspare per cercare di rimediare. Una volta, dopo un'interrogazione disastrosa in storia, l'insegnante le aveva detto che voleva assolutamente parlare coi suoi genitori il prima possibile. E Alice era scoppiata a piangere dicendo che suo padre era morto la settimana prima e per questo non aveva studiato bene, perché era afflitta dal dolore. Un silenzio di tomba era sceso in classe. La professoressa era impietrita, aveva iniziato a balbettare scuse e condoglianze e si era rifiutata di metterle il voto, assicurandole che rispettava il suo cordoglio. E Alice era tornata a sedere con un sorriso da faina sulle labbra.
Elena aveva scoperto un lato di sua figlia che non conosceva. Un lato sadico, crudele, manipolatore.
E in nessuna pagina - questo l'aveva stupita - Alice si era lamentata della violenza che Mosi le infliggeva. Mai aveva scritto che il suo fidanzato la picchiava o maltrattava o umiliava.
Ma in compenso aveva scritto di come ricattava suo padre.
Era iniziato tutto con un messaggio sul cellulare di Davide, abbastanza esplicito da indurre Alice a tendere una mano verso il portafoglio di papà. Lui lo aveva aperto ben volentieri. In breve tempo era arrivata la Ferrari - anche se Alice non aveva ancora la patente -, la casa delle vacanze in Sardegna - dove aveva festeggiato il suo diciassettesimo compleanno in completa autonomia, sfasciando ogni stanza e permettendo che i suoi amici sporcassero di vomito ogni superficie - e poi, il dono più grande.
Da quando aveva memoria, Alice aveva sempre desiderato fare la modella. Era abbastanza bella e grintosa da sfondare in quel mondo glamour e finire in qualche rivista patinata, ma Elena si era sempre opposta. Non voleva quella vita per sua figlia. Non voleva perderla per la droga o l'alcol o perché un giorno si sarebbe resa conto di avere tutto e che quel tutto non le bastava.
Ma quel messaggino scovato per caso sul cellulare del padre le diede il permesso di trionfare sulla passerella di Miss Trentino Alto-Adige, comparire su cartelloni pubblicitari e sponsorizzare abiti firmati in televisione.
Fortunatamente, come per tante altre cose, Alice aveva finito per stancarsi anche di quello.
Ma il diario ora tornava utile a sua madre. Le dava la prova definitiva - se mai ne avesse bisogno - che suo marito l'aveva sempre tradita.
<<Non è la mia amante>> aveva dichiarato a proposito di Alda. <<La stavo valutando come possibile segretaria nel mio studio.>>
Allora Elena le aveva chiesto della ragazza bionda che aveva spacciato per sua figlia. Prima di introdurla ai poliziotti che erano arrivati in casa loro, le aveva detto sbrigativamente che conosceva una ragazza molto simile ad Alice e che sapeva tutta la loro storia.
Su di lei non aveva potuto mentire. Si chiamava Cecilia ed era la sua stagista. Gliene aveva parlato anche, qualche volta, ma a Elena non interessava il lavoro di suo marito. Le bastava che facesse abbastanza soldi per entrambi, dato che la nascita di Alice aveva posto un freno alle sue ambizioni lavorative relegandola al ruolo di madre e moglie casalinga, un ruolo che aveva odiato, che le aveva fatto spendere migliaia di euro in sedute dalla psicologa ma al quale nel tempo si era adeguata e adagiata, e di cui adesso non avrebbe potuto fare a meno.
Si chiamava Cecilia, era la sua stagista da sei mesi e da altrettanto tempo se la scopava.
<<Ha preso lei l'iniziativa>> aveva tentato di giustificarsi Davide, più arrabbiato per essere stato scoperto che non pieno di rimorsi. Anzi, di rimorso Elena non vedeva neanche l'ombra nei suoi occhi cupi. <<Ero stressato per via di Alice e Mosi, e Cecilia era lì.>>
Ero lì anch'io, aveva pensato Elena. Ma tu non c'eri. Non ci sei mai stato.
Si chiamava Cecilia, era la sua stagista e la sua amante e aveva vent'anni. Come si può competere con una bellezza bionda di vent'anni?
<<È più giovane di Alice>> aveva notato Elena. <<È come se ti scopassi tua figlia. Ti sembra normale?>>
Davide era così bello, i capelli biondi scompigliati, le ciglia folte che velavano le iridi temporalesche, la camicia bianca e i pantaloni eleganti. Eppure in quel momento le faceva ribrezzo anche solo respirare la sua stessa aria.
Alda, Cecilia. E poi aveva letto il diario di Alice, e Laura si era aggiunta alla collezione. E poi Francesca, Tamara, Giorgia e chissà quante altre da quando aveva unito la propria vita alla sua, da quando si erano infilati la fede al dito.
E sua figlia, sangue del suo sangue, venuta al mondo con un ruggito e uno squarcio nella carne di sua madre, aveva serbato il silenzio, mantenendo il segreto per usarlo a suo vantaggio. Egoista come suo padre. Scaltra, astuta ed egoista.
Ma era sua figlia, la sua bambina. E quello era l'ultimo posto in cui qualcuno l'avesse vista.
Elena si asciugò il volto e scese dall'auto, percorrendo i metri che la separavano dal fienile in cui era stata con Micol e il suo amico.
Non sapeva cosa ci facesse lì. In mancanza di una tomba, quello era il luogo più vicino ad Alice che potesse trovare. Voleva solo starsene in pace, lontano da Davide e dalle sue bugie, lontano dai giornalisti che assediavano la villa, lontano dalla polizia che faceva tutto e niente, ferma al punto di partenza.
Era tornata per poter stare in pace con se stessa e le domande che la perseguitavano. O meglio, la domanda.
Era così logico, e insieme così spaventoso.
Alice ricattava suo padre. Davide era stato l'ultima persona a vederla, insieme a Noemi.
E se Noemi fosse stata l'ennesima zoccola di Davide? E se quei due, in combutta, avessero deciso di sbarazzarsi della sua bambina?
Così logico, così spaventoso.
Immersa nei suoi pensieri, arrivò quasi davanti al fienile prima di scorgere il fumo levarsi alto e il bagliore scottante illuminare la volta oscura del cielo.
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Mistero in riva al lago
Mistero / ThrillerUna scrittrice senza ispirazione. Una coppia scomparsa. Un mistero che tutti sembrano voler lasciare irrisolto. Micol è in vacanza al lago di Caldonazzo quando scopre che, solo due mesi prima, una coppia di fidanzati è scomparsa nel nulla insieme al...