Mi attaccai al campanello di villa Paccagnella, lasciando al proprietario qualche istante per metabolizzare la mia presenza lì, poi iniziai a sbraitare: <<Dottor Paccagnella, venga subito fuori! Ho chiamato la polizia, saranno qui a momenti! Venga fuori, ho detto, o giuro su Dio che scavalco e vengo a buttarle giù la porta!>>
Incurante dei passanti che mi guardavano come se fossi una decerebrata, continuai a suonare e urlare fino a quando non vidi il portone d'ingresso aprirsi ed Elena Ferrari, col completo da pilates e i capelli color bronzo raccolti in una coda di cavallo, camminare velocemente verso la cancellata.
<<Ma è impazzita?>> sibilò quando fu a pochi metri dal cancello al quale mi stavo aggrappando. <<Si può sapere chi è e cosa vuole da noi?>>
<<Da lei niente, è suo marito che voglio. Dov'è?>>
<<A lavoro>> rispose d'istinto, ma poi scosse la testa come un cavallo imbizzarrito e sbottò: <<Ma di certo a lei non devo alcuna spiegazione!>>
<<Allora spiegherà alla polizia, sono già qui.>> E mi voltai verso la volante che era appena entrata nel vialetto d'ingresso della villa, parcheggiando accanto alla mia auto.
Il contegno di Elena Ferrari subì un mutamento clamoroso. I suoi occhi si allargarono, le narici vibrarono. Mi sembrò una volta di più una giumenta nervosa. <<Perché c'è la polizia? Lei è pazza!>> ripeté, la voce incrinata da quella che percepii come una sfumatura di panico.
Io le inchiodai addosso i miei occhi di giada. <<Fa bene ad avere paura, perché tra poco cadranno tutti gli altarini. Non ho denunciato prima suo marito perché credevo che le sue fossero soltanto parole, ma oggi ha passato il segno.>>
Elena era pallida come una morta ma, prima che potesse replicare, sempre che ne avesse l'intenzione, fummo raggiunte da un agente alto e muscoloso. <<È lei che ha chiamato?>> mi chiese autoritario.
<<Micol Cappellini>> mi presentai, stringendo la mano a lui e al suo collega, più basso ma ugualmente atletico.
<<Cosa volete, agenti?>> domandò Elena, tentando di non far trasparire quanto la situazione la mettesse a disagio - e fallendo pietosamente.
<<La signorina Cappellini dice che il qui residente Davide Paccagnella ha tentato di ucciderla poco fa.>>
La bocca di Elena si spalancò. <<Che cosa?>> Emise una risatina, impercettibilmente più rilassata. <<Oh, è ridicolo, mio marito è a lavoro. Lo chiamo e vi spiegherà tutto.>>
Aveva stretto l'iPhone di ultimissima generazione tra le mani fresche di manicure per tutto il tempo. In quel momento lo sbloccò e cercò un numero in rubrica.
<<Marinella? Salve, sono Elena. Potrei parlare con mio marito? È urgente.>> Silenzio. <<In che senso?>> Pausa di sconcerto. Elena occhieggiò gli agenti in attesa, poi ci diede le spalle. <<Capisco. Grazie mille, Marinella.>> Terminò la chiamata, si prese un istante per ricomporre le emozioni e riferì: <<La segretaria di mio marito dice che si è preso la giornata libera.>>
<<Ma guarda un po'! Che strana coincidenza!>> proruppi, trionfante e incazzata.
L'agente alto e attraente si tolse gli occhiali da sole. <<Può rintracciare suo marito al cellulare e chiedergli di tornare a casa? E già che ci siamo, le dispiace farci entrare tutti?>>
Elena ci guardò alternativamente, bianca in viso come una bambola di porcellana. Poi si rassegnò ad aprire il cancello e ci scortò in mezzo al giardino, su per i gradini della veranda, oltre il corridoio con l'ampia scalinata che saliva al piano di sopra, fino al soggiorno coi divani e tappeti color crema e le colonne in marmo. L'ambiente era tirato a lucido - senza dubbio merito di Silvia, la domestica che avevo conosciuto - e si avvertiva un vago profumo di menta.

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Mistero in riva al lago
Misterio / SuspensoUna scrittrice senza ispirazione. Una coppia scomparsa. Un mistero che tutti sembrano voler lasciare irrisolto. Micol è in vacanza al lago di Caldonazzo quando scopre che, solo due mesi prima, una coppia di fidanzati è scomparsa nel nulla insieme al...