Una scrittrice senza ispirazione.
Una coppia scomparsa.
Un mistero che tutti sembrano voler lasciare irrisolto.
Micol è in vacanza al lago di Caldonazzo quando scopre che, solo due mesi prima, una coppia di fidanzati è scomparsa nel nulla insieme al...
Soffocai uno sbadiglio e sprofondai il naso nel mio caffè. Lo avevo chiesto doppio e forte, ma i segni della notte in bianco si notavano benissimo sul mio viso distrutto.
Tuttavia non potevo rammaricarmene. L'indagine aveva dato i suoi frutti. Lo avevo in pugno. Li avevo in pugno tutti.
Elena Ferrari era seduta davanti a me, composta e bianca in viso, una bellissima statua di marmo. Si era versata un po' di caffè ma non accennava a toccare la tazzina che aveva posato sul tavolo della cucina. Mi aveva fatta accomodare sull'alto sgabello dell'isola, invece che nel soggiorno dove io e gli agenti di polizia avevamo messo suo marito sotto torchio. A me non importava. Avrei potuto anche condurre la conversazione dall'altra parte del cancello. Mi bastava centrare l'obiettivo.
<<Vuole vedere il video?>> le domandai, interrompendo un silenzio che durava da troppo, da quando mi ero presentata alla sua porta sostenendo di sapere che la ragazza del giorno prima non era sua figlia.
Lei scosse la testa. <<Non serve.>>
Quasi quasi mi dispiaceva. Dopo aver visto la Porche sfrecciare via dal bar, ero schizzata verso la mia auto e avevo preso a rincorrerli, rischiando più volte di perderli tra un semaforo e una rotonda. Ma non avevano percorso una gran distanza prima di fermarsi nel parcheggio di un condominio. Mi ero appostata a poca distanza e avevo estratto il cellulare, riuscendo a coglierli in un bacio appassionato mentre si dirigevano verso quello che, presumevo, doveva essere l'appartamento dell'amante del bel dottore.
<<Sapeva chi era?>> le chiesi, cercando di essere il più dolce possibile. Era come camminare sulle uova. Non sapevo come quella donna avrebbe reagito.
Quando mi ero presentata al cancello di villa Paccagnella, quella mattina, e mi ero assicurata che la Porche di Davide non fosse nel vialetto, Elena Ferrari aveva risposto subito al mio scampanellio.
<<La prego di non fare ulteriori scenate. I vicini...>>
<<So che suo marito ha un'amante e ho le prove. So che quella di ieri non è vostra figlia, ma la ragazza che Davide si sbatte di nascosto>> avevo detto tutto d'un fiato, prima che potesse scollegarsi dal citofono.
Dall'altra parte, solo un lungo, raggelante silenzio. Poi il buzz del cancello che lentamente si apriva.
Ero entrata in casa e la donna, esternamente perfettamente composta, mi aveva domandato se gradissi un caffè.
Da allora, nessuno aveva più aperto bocca.
<<Non l'avevo mai vista, ma... sospettavo qualcosa>> ammise lei, quasi senza espressione.
<<Quando vi siete allontanati, ieri sera... Cosa le ha detto suo marito?>>
<<Che conosceva una ragazza uguale ad Alice. Che le avrebbe dato la sua patente e avremmo finto che fosse lei. Che sapeva già molte cose sulla situazione, le aveva parlato spesso di nostra figlia, e sarebbe riuscita ad arrivare in fondo a un interrogatorio.>> Tentò di prendere la tazzina, le tremarono le mani, la rimise sul piattino.
Posai anche la mia, ormai vuota, e la fissai negli occhi. <<Signora Ferrari, dov'è sua figlia?>>
Lei parve perdere la compostezza. Qualcosa, dentro e fuori di lei, andò in pezzi. <<Non lo sappiamo>> sussurrò, con voce rotta.
<<Cosa sapete?>>
<<Solo che è stata rapita.>>
<<Da chi?>>
<<Dal suo fidanzato. Mosi.>>
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