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<<Non abbiamo più avuto notizie di Alice. Non sappiamo dove Mosi la tenga e abbiamo paura a parlarne con chiunque. Temiamo che, se coinvolgessimo la polizia, lui potrebbe perdere la testa e...>> Elena levò le braccia tintinnanti di gioielli al soffitto. <<Ma chi mi assicura che non lo abbia già fatto? Magari si sta godendo i nostri soldi mentre Alice marcisce sotto terra.>>

<<Dovete denunciare la sua scomparsa>> la pressai, ancora sconvolta dal racconto. <<Sono trascorsi due mesi. È il momento.>>

Elena sembrava persa in un mondo tutto suo. <<Mio marito l'ha davvero minacciata?>> chiese dopo un po'.

<<Sì. Voleva che smettessi di cercare vostra figlia.>>

<<Temeva che potesse metterci nei guai con Mosi. Ma non è stato lui a spingerla giù dalle cascate.>>

<<È stata lei?>> le domandai, con un mezzo sorriso.

<<No, anche se non posso provarlo. Sono rimasta a casa tutto il giorno. Ma conosco Davide. Non è capace di fare del male a qualcuno.>>

<<Come vuole lei.>> Mi misi in piedi, sistemandomi le pieghe del vestito. <<Andiamo.>>

<<Dove?>>

<<Alla centrale di polizia.>>

Elena mi fissò per qualche istante, poi annuì. <<Va bene.>>

Si mosse decisa, afferrando la borsetta e indossando dei tacchi eleganti al posto delle ciabattine infradito che usava in casa.

<<Vuole parlarne con suo marito, prima?>>

<<No, o cercherebbe di impedirmelo.>>

Andammo con la sua auto, una Lamborghini ruggente. La attesi fuori dal commissariato per tutto il tempo necessario.

Quando mi raggiunse, quasi un'ora dopo, appariva svuotata e insieme accesa di nuova energia. <<Ora non resta che attendere che la giustizia faccia il suo corso.>>

Io avevo telefonato a Staff per avvisarlo dei nuovi sviluppi. In quel momento le chiesi: <<Le dispiacerebbe portarmi nel luogo dove avete visto Alice per l'ultima volta?>>

<<A quel vecchio fienile? Va bene, ma perché?>>

Invece di risponderle, aggiunsi: <<Avrei bisogno anche di qualcosa che è appartenuto ad Alice.>>

Avevamo parcheggiato la Lamborghini sul sentiero sterrato che attraversava il campo. Era proprio come l'aveva descritto Elena: verde in lungo e in largo, con qualche albero solitario che interrompeva la monotonia del paesaggio. Ma stavolta niente gatti selvatici, solo Sisma che scalpitava impaziente e si rizzava sulle zampe posteriori, scodinzolando felice per la passeggiata fuori programma.

Staff le fece annusare un vecchio guanto che Alice aveva lasciato in fondo all'armadio prima della sua precipitosa partenza, e Sisma partì all'inseguimento, mentre noi le correvamo dietro ed Elena arrancava in tacchi alti e tailleur elegante.

Staff lanciò un'occhiata alla donna dietro di noi, poi mi sussurrò divertito all'orecchio: <<Che tipa!>>

<<Tacchi e gonna is the new tenuta da scampagnata.>>

Dopo una breve risata, Staff mi diede una gomitata, fingendosi risentito. <<Comunque carino che ti fai viva solo quando hai bisogno di qualcosa.>>

<<Scusa. Sono davvero presa da questa cosa.>>

<<Ti capisco. Anche se vorrei che fossi almeno un quaranta percento presa da me.>>

Mistero in riva al lagoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora