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Il nero era a terra, sanguinante e coi denti bianchi stretti in una smorfia di dolore. La vecchia aveva le spalle al muro e fissava la pistola che Noemi teneva in mano.

<<Non ve lo chiederò un'altra volta>> disse la ragazza, tenendo il nero sotto tiro. <<Chi altro sa la verità?>>

<<Non la passerai liscia>> digrignò i denti lui, la fronte cosparsa di sudore. <<Alice...>>

<<Alice è morta. Da lei non ti verrà alcun aiuto.>> Noemi torreggiava su di lui, la pistola puntata contro la sua testa. <<Chi altro sa di me?>>

<<Solo... quella ragazza.>>

<<La biondina? Micol?>> Noemi lo scrutò, per vedere se mentiva. <<E che mi dici del tuo datore di lavoro, dei tuoi colleghi? Hai parlato con qualcuno?>>

Mosi faticava a parlare. Si stringeva convulsamente la gamba cui lei aveva sparato, non appena le avevano aperto la porta.

Non aveva lasciato loro neanche il tempo di parlare. Non appena Mosi aveva realizzato chi fosse, era stato troppo tardi. La pistola aveva il silenziatore, nessuno aveva udito lo sparo. Mosi era precipitato a terra, urlante. Noemi aveva fatto indietreggiare la vecchia finché non l'aveva vista con le spalle al muro. Poi aveva chiuso con un calcio la porta.

Non sapeva dove Mosi abitasse di preciso - Alice le aveva sempre parlato di un borgo lontano da Trento -, ma grazie al cielo esisteva Google Maps. Non aveva fatto altro che usare l'impronta del dito inanimato di Micol per sbloccare il suo cellulare, guardare la cronologia della mappa e scoprire che per arrivare alla sede del giornale la biondina aveva impostato un percorso che partiva dal borgo medievale di Canale. Una volta lì, non aveva fatto altro che cercare un campanello col nome di Teresa e suonare.

Mosi mugghiò per il dolore. <<Alice mi aveva detto di non parlarne...>>

Noemi si chinò su di lui. <<E tu le hai sempre obbedito, come un cane fedele. Meglio così.>>

Teresa parlò per la prima volta, calma. <<Ci vuoi uccidere?>> Non sembrava impaurita. Forse, una volta raggiunta una certa età, non si ha più paura della fine.

<<Di certo non posso permettervi di scrivere altre lettere compromettenti. Anche se ormai il biglietto di Alice è in mio possesso, non vogliamo dare strane idee alla polizia, no?>> Guardò la vecchia. <<Mi dispiace. Mi sembra una brava persona.>> Poi diede un calcetto a Mosi, che si lamentò. <<Tu invece sei sempre stato un idiota. Il burattino di Alice. Sai quante volte ti ha tradito? Non hai mai significato niente per lei. Nessuno ha mai significato niente per lei. Alice era il centro del suo stesso mondo, tutti gli altri erano mezzi per raggiungere uno scopo, trastulli per farsi una risata.>> Serrò la mandibola, li occhi offuscati dall'ira. <<Eppure tutti la adoravano. Ricattava suo padre, e lui non aveva la forza per fermarla. Manovrava te e chiunque entrasse nel suo raggio d'azione, e voi la lasciavate fare. Nessuno ha mai avuto il coraggio di alzarle contro un dito. Ma forse perché nessuno sapeva quanto fosse davvero marcia dentro. Nessuno sapeva cos'aveva fatto.>> Indietreggiò fino alla porta. <<Mi spiace che siate stati coinvolti in questa storia. Alice è un cancro che consuma chiunque le stia intorno.>>

<<Sei il male>> disse Teresa, fissandola dura.

<<No. Sono quella che estingue il male.>> E puntò la pistola contro la testa della vecchia.

Mistero in riva al lagoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora