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<<Il giorno dopo mi ci è voluto un po' per ricordare cos'era successo. Alla luce del sole mi sono accorto che c'era una macchia di sangue sul pezzo di pedalò che mi ero portato a casa come trofeo. Ho chiesto ai miei amici se ce l'avevano anche loro, ma risposero di no. Non volevo gettarlo nella pattumiera, avevo paura di trovarmi la polizia alla porta. Così sono tornato al lago. Mi ricordavo che il pedalò era vicino alla casa del vecchio pazzo. Ho scavato una buca e ho seppellito il pezzo. Quindi sono tornato a casa e ho cercato di dimenticare la faccenda. Non ne ho parlato con nessuno, neanche i miei amici hanno voluto rivangare quella storia. Penso che la faccenda del sangue li abbia spaventati. Adesso è come se non fosse mai successo.>>

Avevo ascoltato in silenzio senza interromperlo neanche una volta. Nick era stato il più sincero possibile con me, mi aveva perfino raccontato del brutto scherzo giocato ai due omosessuali, che aveva portato all'euforia della baldoria e al festeggiamento sulle sponde del lago.

<<E l'ascia?>>

<<Eh?>>

<<L'ascia. L'avete restituita?>>

Lui fece spallucce, come se fosse un particolare di scarsa rilevanza. <<Non lo so... non mi ricordo che fine ha fatto.>>

<<Informati. E poi verrai con me e la restituirai al signore cui l'avete rubata.>>

<<Non l'ho rubata io!>>

<<Ma l'hai usata e non hai pensato di renderla al legittimo proprietario.>>

<<Ero fatto e ubriaco, come pretendi che ragionassi in quel momento?>> Era tornata la vecchia arroganza, ma gli avrei fatto abbassare la cresta.

<<Se avessi ucciso qualcuno, da fatto e ubriaco, saresti giustificato?>>

<<Non ho ucciso nessuno, non so perché su quel pedalò ci fosse del sangue, non c'entro niente!>>

<<Ti credo>> lo placai. <<Ma hai comunque fatto cose orribili. Ti senti fiero di come tratti le altre persone? Di come tratti i "negri" e i "froci" e tutti quelli che sono diversi da te?>>

Lui si incattivì. <<Non farmi la paternale. Non sei nessuno.>>

<<Hai ragione. Non è compito mio redimerti. Devi farlo da solo. Allora, quest'ascia?>>

Lui sospirò pesantemente e scrisse agli amici. Poco dopo ottenne la sua risposta. <<Ce l'ha Tommy. Se ne era dimenticato.>>

<<Andiamo.>> Mi alzai in piedi.

<<I miei soldi?>>

Gli diedi i cinquanta euro promessi. <<Spendili in droga e alcol, mi raccomando. Sei sulla buona strada per finire molto male.>>

Lui fece orecchie di mercante ma salì obbediente in auto, forse ringalluzzito da quel malloppo insperato. Restammo a lungo in silenzio: lui si limitava a darmi indicazioni per raggiungere la casa di Tommy.

All'improvviso Nick sentenziò: <<Li userò per fare la spesa.>>

<<Cosa?>>

<<I soldi che mi hai dato. Ma la farò io, non posso fidarmi di mia madre. Li spende sempre in bottiglie.>>

Stavolta fui io a restare zitta. Mi venne in mente un vecchio adagio: "Chiunque incontri sta combattendo una battaglia di cui tu non sai nulla. Rispetta sempre gli altri e comportati con gentilezza".

<<Tua madre ha un problema con l'alcol?>> domandai, con più gentilezza.

Nick si era rabbuiato. <<Non voglio diventare come lei. Non mi piace bere, mi fa schifo l'alcol. Ogni volta che se sento l'odore vedo mia madre svenuta sul pavimento del bagno con la bocca sporca di vomito.>>

Mistero in riva al lagoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora