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Allora era vero, non se l'era immaginato.

C'era qualcuno dentro il fienile.

<<Sono qui!>> gridò Elena, cercando di avvicinarsi il più possibile, ma l'intero perimetro bruciava e le fiamme avevano già raggiunto il tetto. <<Tranquilli, vi tiro fuori!>>

Erano almeno in due, un uomo e una donna.

E lei era sola, con la responsabilità della loro vita in mano.

Si posizionò di fronte alla porta, chiusa con un lucchetto arrugginito. Serrò i pugni e alzò una gamba, colpendo il legno. Ma, per quanto marcio e bruciacchiato, resistette al suo debole assalto.

Riprovò ancora, senza risultato. I capelli le si erano appiccicati al volto, aveva il fiato corto e non respirava bene per via di tutto quel fumo. Il calore era insopportabile. Non riusciva a immaginare che qualcuno lì dentro potesse essere ancora vivo.

<<Non riesco a buttare giù la porta!>> gridò, disperata.

Dall'interno si levarono preghiere e implorazioni che le strinsero il cuore. Com'erano finiti in quella situazione? Cosa stava accadendo?

Poi spalancò gli occhi, esagitata: <<Ho un'idea, arrivo subito! Cercate di respirare dentro le magliette!>>

Corse fino all'auto, ingranò la prima e sfrecciò dentro il campo alla massima velocità concessa dal breve pendio e dalle rocce nascoste dall'erba lussureggiante. La vampata di fuoco stagliata contro il cielo era il suo punto di riferimento.

Quando vide il fienile caricò il peso sull'acceleratore, tenne le braccia ben distese, la schiena aderente al sedile, e sfrecciò contro la baracca di legno.

La facciata si sgretolò come una costruzione per bambini, il parabrezza si incrinò, il fuoco divampò fuori dai finestrini. Elena schizzò in avanti, la cintura di sicurezza le mozzò il fiato. Pigiò sul freno ancor prima di vedere la ragazza accucciata a pochi metri da lei e sterzò verso una pila di paglia infuocata.

L'auto si fermò di colpo, sbatacchiandola contro il finestrino. Elena aprì subito la portiera e fu investita dal calore di una fornace. Tossendo e coprendosi la bocca il più possibile, evitò le zone incendiate per raggiungere i due ragazzi. Erano Micol e il suo amico, legati a una scala che stava lentamente bruciando.

<<Cos'è successo?>> strillò, valutando la situazione. Il ragazzo era ferito, una mano sanguinava, ma per il resto parevano illesi, a parte essere neri di fuliggine e bollenti al tocco.

<<Siamo legati!>> urlò il ragazzo.

<<Ha una forbice o un coltello?>> urlò anche Micol, tossendo rauca.

La mia forbicina per le unghie, ricordò Elena tornando alla macchina per prendere la borsetta. Frugò, sparpagliando chiavi di casa, fazzolettini, assorbenti, pastiglie e caramelle fino a trovare l'astuccio che conteneva la lima per unghie, la forbice e la pinzetta per le sopracciglia.

Un rombo annunciò il crollo di un pezzo di soffitto, proprio sul tettuccio della sua auto. Elena sussultò e si precipitò dai ragazzi, tagliando le fascette di plastica.

Non appena furono liberi, li aiutò ad alzarsi. Micol si appoggiò al ragazzo, che sembrava più in forma di lei nonostante la mano insanguinata, e barcollarono verso la parete sfondata, solo per scoprire che non c'era via d'uscita da lì, se non passando in mezzo alle fiamme.

<<Nell'auto!>> gridò Elena, tornando al posto di guida. Il metallo era incandescente ma lei ingranò la retro e, non appena i ragazzi furono saliti sui sedili posteriori, sgommò fuori dal fienile, fuori nell'aria aperta, fuori nella notte stellata.

Poi fermò l'auto, tremando in tutto il corpo, il cuore a mille, l'adrenalina che le faceva pulsare le vene come mai in vita sua.

Alle sue spalle, con un gemito, il ragazzo vomitò sul tappetino.

Mistero in riva al lagoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora