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Arrivai alle sei, orario di chiusura, in tempo per entrare nello studio, vedere le luci in fondo al corridoio spegnersi e una coppia uscire dall'ombra. Lei doveva essere la segretaria: quarantenne, scialba, viso da topo, naso appuntito, capelli castani con una vistosa ricrescita legati in una coda di cavallo.

Lui doveva essere il famoso dottor Paccagnella e vidi subito perché Rita e tante altre donne avessero perso la testa per lui. Era alto e giovanile, coi capelli biondi e folti, gli occhi turchesi, un fisico da urlo, senza dubbio frutto di molti allenamenti in palestra, senza un filo di pancetta. Il sorriso formava fossette ai lati della bocca carnosa e morbida e aveva delle adorabili zampette di gallina sotto gli occhiali dalla montatura nera.

Quando mi vide si bloccò. La segretaria si affrettò a dire: <<Lo studio è chiuso.>>

<<Sì, beh...>> Mi sentii d'un tratto in soggezione sotto lo sguardo ipnotico di quegli occhi cristallini. <<Sono qui per una questione personale. Dovrei parlare con lei, dottore, se ha un minuto di tempo.>>

<<Certamente>> mi sorrise lui cordiale, aprendomi la porta. <<Prego.>>

Uscimmo insieme, lui salutò la segretaria che si allontanò dopo avermi occhieggiata a lungo. Restammo fermi nel piazzale e io ancora esitavo a trovare le parole giuste. Quindi il dottore mi esortò, con la sua voce calda e carezzevole: <<Allora, di cosa si tratta?>>

<<Di sua figlia, Alice.>>

Lui batté le ciglia ma non mostrò altri segni di stupore. Solo la sua voce si fece più fredda quando domandò: <<Cosa vuole sapere?>>

Reagii al suo cambiamento d'umore irrigidendomi e drizzando la schiena. <<Voglio sapere dov'è e se sta bene.>>

<<Cosa le fa pensare che non stia bene?>>

Improvvisai: <<Sono due mesi che provo a contattarla ma non risponde al cellulare. Sono stata a casa sua ma sua moglie mi ha detto che non vive più lì. Ho provato a rintracciarla a casa di Mosi ma non c'è traccia neanche di lui. So che due mesi fa sono andati al lago di Caldonazzo, hanno noleggiato un pedalò e sono spariti nel nulla. Non capisco perché nessuno ne abbia denunciato la scomparsa.>>

<<Alice non è scomparsa>> mi interruppe il dottore. <<Si è trasferita dal suo ragazzo e stanno entrambi benissimo. Ora, se vuole scusarmi...>>

<<Trasferita dove? Mosi non abita più a Canale di Tenno.>>

Lui mi fissò senza più mascherare il fastidio. <<Lei chi è?>>

<<Sono una... una vecchia amica di Alice.>> Improvvisamente mentire non mi venne più così spontaneo. Non con lui, che sembrava leggermi come un libro aperto.

<<Conosco tutte le amiche di Alice e lei non è tra queste>> replicò lui, difatti. E mentre continuava a fissarmi sentii il gelo penetrarmi nelle ossa.

Rabbrividii e mi arresi. <<Okay, va bene. Sono una scrittrice, ho saputo per caso della scomparsa di una coppia di fidanzati al lago dove stavo in vacanza e ho iniziato a indagare per sfruttare una potenziale storia per il mio libro.>>

<<Non c'è nulla su cui indagare, come le ho già detto.>> Davide Paccagnella iniziò ad avviarsi verso la sua auto, come se la conversazione fosse terminata.

<<Posso parlare con Alice?>>

<<Davvero si aspetta che dia il numero di telefono di mia figlia a una sconosciuta ficcanaso?>>

<<Voglio solo sapere se sta bene.>>

<<Le ho già detto che sta più che bene, è insieme al suo fidanzato. E ora, mi scusi, ma sono atteso per cena.>>

Piantai i piedi ben saldi sul terreno e lo affrontai, lasciando cadere la maschera di cortesia. <<Perché è così reticente? Perché non mi permette di parlare con Alice?>>

A quel punto il dottore, che aveva aperto la portiera della sua Porche, la richiuse con una manata, producendo un botto assordante che mi fece sbattere i denti e tremare in tutto il corpo. In due sole falcate mi raggiunse e mi afferrò il braccio poco sopra al gomito, stritolandolo tra le dita lunghe e curate. Mi trasse a sé fino a sfiorarmi il naso col proprio e sibilò: <<Glielo dirò una volta sola: lasci perdere Alice e stia lontana da me e mia moglie, o chiamerò la polizia e farò emanare un ordine restrittivo nei confronti suoi e di chiunque cercherà di mettersi in contatto con mia figlia.>>

Mi lasciò di colpo, trafiggendomi coi suoi occhi gelati come iceberg, salì in auto e sgommò via. Io rimasi lì a lungo, il cuore in gola e un'urgenza mai provata prima di fare una veloce capatina nella toilette più vicina.

 Io rimasi lì a lungo, il cuore in gola e un'urgenza mai provata prima di fare una veloce capatina nella toilette più vicina

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