1. LEI, LUI.

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LEI, LUI.

Lei.

Non si era mai sentita al posto giusto.

Al contrario aveva sempre la sensazione che dove si trovasse, non era il posto giusto per lei.

Aveva sempre dato troppa importanza al fatto di dover compiacere i propri genitori.

Era come se sentisse il dovere di essere una "brava ed ubbidiente figlia", senza però avere mai la possibilità e la forza per poter far prevaricare le proprie idee e le sue emozioni.

Le avevano insegnato che nelle opinioni altrui, la propria reputazione avesse molto importanza.

Non ci provava nemmeno a dissentire e così, fuori sembrava una brava figlia che ascoltava e obbediva ai propri genitori, ma dentro era tutt'altra storia.

Sentiva il cuore e la mente fare a pugni, cercando di prevalere l'uno sull' altro, ragione contro emozioni.

Nonostante desse importanza a ciò che sentiva dentro di sé, non credeva di avere la forza e il coraggio per potersi ribellare e così finiva per sentirsi come una marionetta nelle mani del burattinaio.

Si sentiva sola, in qualche modo diversa e questo le causava sofferenza.

Molto spesso si addormentava con le lacrime che le rigavano il viso.

Poi il mattino dopo, doveva indossare nuovamente la maschera da brava figlia come se nulla fosse successo, con un finto sorriso sulle labbra, nascondendo tutto dentro di sé.

Se ne vergognava e non ne parlava con nessuno di tutto ciò.

Si teneva tutto dentro e questo la corrodeva, in profondità.

Non aveva amici, né nessuno con cui parlare o confidarsi.

Non usciva mai, nemmeno per una passeggiata.

Era introversa, timida e timorosa.

Si definiva un asociale.

Quando non riusciva a chiudere gli occhi passava la sera nel buio della sua camera fantasticando di essere più forte e coraggiosa e di essere un po' più normale come il resto delle persone, ma poi si rendeva conto che anche quella normalità non le calzava affatto.

Non perché fosse anticonformista ma perché si sentiva diversa, era però difficile affermarlo anche solo a sé stessa.

La solitudine e le lacrime la accompagnavano soprattutto la notte, quando la sua mente cominciava a vagare anche nei meandri più bui della sua anima e allora vedeva quelle piccole fantasie prendere piede nei pensieri fatte di carezze, abbracci e baci, che sentiva esserle negati.

Lì finalmente si sentiva meglio, si sentiva a casa, si sentiva sé stessa.

Prendevano spazio sempre più quegli attimi di piccole ribellioni sognando ad occhio aperti, un amato che la meritasse, che la amasse e la rispettasse ma soprattutto non le avrebbe mai imposto le sue idee, ascoltandola senza giudicare.

Sognava di qualcuno che le permettesse di essere libera, come meglio avesse voluto.

I suoi filmini mentali, col passare del tempo, prendevano sempre più piede, anche durante la giornata.

Le bastava sentire delle dolci note che cantavano di amori maliziosi e la sua mente iniziava a fantasticare.

Sognava di quel piccolo mondo perfetto che si era creata per poter sopravvivere alla realtà, mentre combatteva fra dovere e sentimenti.

COME NELLE FAVOLE, PER SEMPRE. SIR E FENICEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora