7. IL DONO

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IL DONO

Non sapeva se il dono le sarebbe gradito, ma sapeva che dentro alle parole di quel libro, era celato il suo tentativo di riuscire a costruire un rapporto di fiducia reciproca, nonostante non fosse partito nel migliore dei modi.

Per tutto il viaggio di ritorno non aveva fatto altro, che tormentarsi trasognante al pensiero di lei che scartava il pacchetto.

Ad ogni visione delle sue mani e della sua pelle morbida e profumata, gli si abbozzava un timido sorriso compiaciuto.

Il suo corpo prese ad accaldarsi a quel pensiero, le mani sudavano e il cuore cominciava a galoppare.

Non capiva bene il perché di tutto quello, ma sapeva che gli piaceva la

sensazione che gli regalava.

Così quando lei fece ritorno dallo studio con il pacchetto tra le mani e il viso interrogatorio, egli provò di nuovo quel brivido di compiacimento e le labbra si allargarono in un sorriso, mentre pregava che il suo gesto le fosse gradito.

Lei si sedette a tavola, spostò la tazza di tè caldo ancora fumante e guardandolo in viso con aria interrogativa, gli chiese:

"Non capisco!"

Lui la guardò di rimando.

"Per chiederti scusa, riguardo al mio comportamento non troppo signorile. Non credo che fosse così che avresti voluto cominciare. Non avrei dovuto comportarmi come ho fatto e fino adesso non sono stato un buon esempio. Ti chiedo scusa."

Parlava con un tono così caldo, aveva un ché di affettuoso, diverso da quello con cui fino alla sera prima si era espresso.

Era un cambiamento così drastico, repentino e imprevisto, ma anche sperato, che per un attimo dovette fermarsi per trovare le parole con cui ringraziarlo.

"Non ce ne era assolutamente bisogno. Non devi scusarti di nulla. Piuttosto sono io che mi sento di chiederti scusa. Ti sono praticamente piombata in casa."

Le rivolse uno sguardo quasi intimidatorio, guardandola dritta negli occhi.

"È vero, ma devo ammettere che la mia curiosità di conoscerti non ha fatto altro che aumentare. Tutto ciò che hai fatto, lo hai fatto solo per te stessa. Sei spinta a cercare continui stimoli per sentirti viva. È questo che mi è piaciuto di te. Sei viva dentro e mi ricordi chi ero una volta. Ero assetato di riscatto e in parte lo sono ancora."

A quelle parole lei ebbe una fitta: non sapeva se piangere, sorridere o gettarsi al suo collo.

Era una sensazione forte in quel momento: ripensò al profumo che aveva sentito la notte prima sulla coperta e allora si scoprì profondamente desiderosa di sentirlo ancora.

Il suo petto, iniziò a velocizzare i movimenti.

Quando si accorse che la stava ancora fissando, si scostò quel che bastava per tornare alla realtà.

"Io... Io non so cosa dire... "

"Non dire nulla. Aprilo, spero ti piaccia!"

Lei abbassò lo sguardo sul pacchetto, prese tra le mani la piccola busta e ne lesse il contenuto.

"...Se tutto il mondo sparisse e Heathcliff rimanesse, io continuerei ad esistere."

Sorrise guardandolo.

A quelle parole scritte di suo pugno, si chiese che cosa avesse voluto dire, ma volle comunque imporsi di pensarci più tardi, o almeno non in quel momento.

Ora voleva aprire il pacchetto.

Così pose la busta e il biglietto sul tavolo e aprì la confezione.

Adagiato in un velo blu di carta velina, c' era quel vecchio libro blu sgualcito che tanto amava.

Lo aveva già letto, ma quello sembrava avere qualcosa di diverso, sembrava avere un significato particolare fra quelle pagine così vecchie e ingiallite, che profumavano di anni passati su chissà quante librerie e in altrettante mani.

Sapeva già che fra le sue pagine nascondeva qualcosa di tutto nuovo, profondo e ricercato.

"Cime Tempestose!"

Riuscì a dire solo questo, rivolgendogli lo sguardo.

<<Io... Grazie ma..."

Lui la interruppe.

"So che ami la letteratura inglese e le grandi storie di vecchi tempi. Lui aspettava solo di essere portato via, per arrivare nelle mani di chi lo avrebbe apprezzato. Spero che ti piaccia...".

"Io... Certo che mi piace. È uno dei miei preferiti, ma non dovevi assolutamente disturbarti!"

Lui le ribatté.

"Tranquilla è stato un piacere e poi sentivo di doverti delle scuse, te l' ho detto. Se ti va possiamo leggerlo un po' dopo."

In quel momento, in lei scoppiò un uragano di emozioni.

Non sapeva cosa pensare e continuava chiedersi cosa avesse voluto dire con le parole di Catherine per Heathcliff.

Si disse che ci avrebbe pensato più tardi.

"Molto volentieri. Ma solo se va anche a te."

Lui le annuì e sorseggiando il tè continuava a compiacersi del fatto che forse, era riuscito a gettare il primo mattone di un rapporto che sentiva, averlo già cambiato.

Era già tutto diverso.

Averla a casa, vicina, lo portava a provare un calore che non provava di molto tempo e che pensava di non poter provare più.

Si sentì meno solo.

La presenza di lei in casa, lo giovava e il suo cuore batteva di linfa nuova.

Davanti a lui c' era solo lei con il suo libro e la sua voglia di sentirsi trasportata in una di quelle storie che cantavano di amori folli, così forti che conducevano quasi alla pazzia, bruciando di passione.

Lui aveva iniziato a guardarla con occhi diversi, lui era diverso.

Ora non aveva occhi che per lei.

COME NELLE FAVOLE, PER SEMPRE. SIR E FENICEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora