44. UNA SOLA ANIMA

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UNA SOLA ANIMA

Lui la sollevò dal suo petto con decisione e la allontanò da sé, per poi guardarla con lo sguardo sorpreso e incredulo, ma anche furioso.

"Ma che diavolo... ... Perché me lo hai tenuto nascosto? Perché non mi hai mai detto nulla? Pensavo che ormai ti fidassi di me. Pensavo che sapessi che non ti avrei mai fatto del male. Lo sai ora cosa hai fatto? Io sono due settimane che aspetto di averti. Mi sento morire perché non ti ho mai nascosto quasi nulla se non un paio di cose che non posso spiegarti ora, ma fidati avrai le tue risposte. Mi sono innamorato di quella ragazza testarda e cocciuta che cercava la sua libertà e non la lascerò adesso che finalmente si è aperta davvero con me. Non vuoi sposarmi? Bene, non farlo! Ma non scapperai ancora. Non ora che so che ho bisogno di te. Almeno lasciati amare e permettimi di abusare di quel tuo caldo e invitante corpo perché, che tu lo voglia o no, non me ne priverò proprio ora che ti ho trovata. Tu sei e sarai per sempre la mia Fenice. Mi hai capito? Non potrai mai liberarti di me così facilmente. E ora, credo sia giusto che tu venga punita per aver dubitato di me. Voglio che ti spogli. Adesso!"

Lei rimase immobilizzata. Non capiva se gioire di quel suo uomo autoritario che si era condannato per lei o rassegnarsi ad una vita di sesso sfrenato e devozione indiscutibile con lui.

Lui la baciò dolcemente, poi continuò.

"Mi hai sentito? Togliti i vestiti! Sconterai la tua pena a vita, insieme a me."

Lei, sorridendo cominciò a sfilarsi la maglia e il reggiseno, svelando i seni palpitanti sotto il suo respiro nel petto.

Si stava avvicinando a lui per baciarlo, ma lui la fermò.

"Togli tutto e voltati."

Lei gli sorrise, poi si voltò, posando la schiena sul suo petto.

Davanti al letto c' era un grande armadio con uno specchio sulle ante.

Lei si vide nuda fra le gambe di colui che aveva temuto di perdere.

Lui si sfilò il maglione e sbottonò la camicia, rimanendo a petto nudo.

"Adesso guarda e dimmi cosa vedi in quello specchio."

Lei alzò lo sguardo e vide loro due riflessi.

Lui le aveva posato le mani all' interno delle cosce aperte salendo e scendendo sulla sua pelle, fino a sfiorare la sua carne calda.

Lei iniziò a gemere e appoggiò la testa al suo petto.

"Aprì gli occhi mia Fenice, dimmi cosa vedi."

Lei aprì gli occhi e ciò che vide era la sua voglia di essere toccata con rispetto. Vide la sua voglia di essere toccata solo da lui.

"Noi. Io vedo noi."

"Esatto bambina. Non ti farei mai del male, perché senza di te non respiro. Ho bisogno di te e non ho intenzione di rinunciare a tutto questo. Tu sei la parte migliore di me."

Lei approdò sulla sua bocca così velocemente che lui non ebbe il tempo di reagire, ma poi volle vederla in faccia.

"Dimmi cosa vuoi ragazza."

Lei fece scivolare la mano dal suo petto fino al bottone dei pantaloni. Lo aprì e abbassò la cerniera, poi fece scivolare la mano all' interno dei suoi boxer.

"Voglio questo. Voglio abusare del tuo corpo e perdermi nella tua anima."

"Posso concederti il mio corpo, ma non posso darti la mia anima perché si è già fusa da tempo con la tua. Voglio che ti guardi allo specchio mentre mi approprio del tuo corpo. Girati."

Lei si voltò e si guardò allo specchio mentre divaricava le gambe.

"Goditi lo spettacolo bambina, ma non emettere un fiato o non avrai quello che tanto desideri."

Lui cominciò a massaggiare il suo corpo su e giù con le mani, mentre la sua bocca si impadroniva del suo lobo dell'orecchio.

Lei per un attimo solo, si abbandonò e lasciò che un piccolo verso di piacere le uscì della bocca.

Lui si fermò subito e le coprì la bocca con una mano per impedirle di gemere ancora.

"Non mi avrai se disubbidisci. Zitta bambina."

Lei annuì con la testa, sorridendo sotto la sua mano.

Con la mano libera si piazzò fra le sue gambe e cominciò ad invadere la sua carne sempre più velocemente.

Lei si perse fra quelle emozioni.

Portò le mani dietro la testa, ancorandosi al suo collo.

"So che lo vorresti, ma sono due settimane che non faccio sesso a causa tua. Ti punirò nel peggior modo che meriti: non ti permetterò di venire!"

Tolse le mani dal suo corpo, liberandola dalle sue braccia.

Lei aprì gli occhi e si ritrovò nuda, davanti allo specchio libera e in astinenza di quelle braccia che l' avevano lasciata sul più bello.

Si girò di scatto verso di lui e protestò.

"Non puoi fare così. Non puoi prendermi per poi lasciarmi insoddisfatta!"

Lui incrociò le braccia al petto e sorrise compiaciuto.

"Posso eccome invece. Il bello è proprio qui. Se vuoi godere devi finire da sola mentre io ti guardo. Fallo e sarai ripagata."

Lei si voltò verso lo specchio e vide lui riflesso.

"Toccati per me."

Le sussurrò all' orecchio.

Si risistemò fra le sue gambe e divaricò le sue.

Poi cominciò a toccarsi.

Accelerando la mano, mentre si guardava nello specchio.

"È per questo che vivo. Voglio vederti libera. Non hai bisogno di me per vivere. Ma scegli di appoggiarti a me perché sai che io vivo di te sulla tua pelle. Vola per me Fenice."

Lei si muoveva sempre più velocemente e quando lui capì che stava per raggiungere il piacere, la prese con forza e la girò verso di se. La face sedere sulle sue gambe.

"Non puoi venire senza di me. Prendimi."

Lei non se lo fece ripetere.

Gli sfilò i pantaloni e si sistemò sul suo membro turgido.

Cominciò ad ondeggiare con violenza finché con la bocca coperta dalla sua mano, raggiunse il culmine, abbandonandosi su di lui.

"Mi è mancato tutto questo."

Gli disse, poi continuò.

"Non posso vivere senza di te sul mio corpo."

Mentre i loro fiati si calmavano, lui le disse:

"È giusto che anche tu sappia con chi fai sesso. Sono 41."

Lei si corrucciò:

"41? Cosa?"

"Sono un animale, lo so. Facevo sesso in ogni posto e con qualsiasi donna fosse consenziente. In tutto sono state 41, prima e dopo aver sposato Janet."

"41 donne? Sono un bel numero! Anzi direi spaventoso!"

"Lo so, ma voglio dirti una cosa. Non ho intenzione di allungare la lista. Tu sei l' ultima che vedrà le gioie del sesso su questo corpo martoriato. D'ora in avanti voglio solo te."

"Sarà meglio!"

"Vieni qui bambina."

Si addormentarono così, riuniti di nuovo nella carne e nell'anima.

COME NELLE FAVOLE, PER SEMPRE. SIR E FENICEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora