24. LIBERTA'

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LIBERTÀ

Lui le massaggiava la pelle con dolci e leggeri tocchi.

Sazio finalmente di quella donna che tanto aveva desiderato, ma che credeva di non poter avere.

Tanto aveva bramato la sua carne, arrivando a combattere una guerra tra ragione e desiderio.

Ora che la aveva addosso a sé, nuda, bella e sinuosa come montagne selvagge, intendeva assimilarne ogni sensazione, ogni brivido che ancora gli provocava la sua vicinanza.

Le mani percorrevano in lungo e in largo il suo corpo e la mente riviveva quegli attimi disinibiti e passionali vissuti con lei, con un sorriso che gli si disegnava in volto.

D' un tratto, voltò la testa per cercare il contatto con lei.

"Posso farti una confessione?"

Lei alzò il viso dal suo petto, per agganciare il suo sguardo, per cercare i suoi occhi, appoggiandosi al mento.

"Era da prima che avessi l' incidente che non stavo con una donna e ben 13 anni che non dormivo con qualcuno. Tu sei la prima dopo moltissimo tempo. Ho dovuto aspettarti a lungo ed è successo tutto in una sola settimana."

Continuò:

"Cosa mi stai facendo?"

Lei compiaciuta da quella rivelazione, si mise più alta appoggiando le braccia al suo petto.

"È stato bellissimo, ma non spaventarti se ti dico che ti voglio ancora mio Sir."

Gli scappò una risatina e poi le rispose:

"Non avevo dubbi."

Passarono così la serata avvinghiati insieme, avvolti nella loro coperta sul divano, nudi e riscaldati dal fuoco del camino.

Passarono la notte, senza cenare fino al mattino grigio di una domenica piovosa.

Quando si svegliarono quella domenica, non ebbero fretta di adempiere ai doveri quotidiani.

Rimasero nudi.

Bastava uno sguardo, una carezza che gli facesse capire ad entrambi, di ricominciare a desiderare di toccarsi ancora, vibrando come una corda di violino.

Gli piaceva vederla così disinibita, senza vergogna per la sua nudità.

Lei era la sua trasgressione.

A lei piaceva sentirsi desiderata.

Sentiva i suoi occhi su di se.

Si sentiva divorata dagli occhi di lui.

Fecero l' amore molte volte, lasciando cavalcare le loro fantasie lussuriose.

Sul tappeto davanti al camino, o mentre lei sedeva sullo sgabello della cucina e gli offriva il suo frutto proibito, divaricando le gambe e lui ne assaggiava il gusto intimo con la lingua, oppure mentre lo cavalcava sulla sua sedia.

Finché non venne il momento di una doccia rinfrescante e allora riempirono di acqua calda la vasca, dove lui la vide perdersi di piacere stimolandosi da sola con le proprie dita mentre lui invadeva la sua femminilità.

Quando venne sera, lui la invitò a stendersi con lui nel letto di camera sua, dove la fece nuovamente sua.

Era lunedì mattina inoltrato e la pendola scandiva il tempo che passava.

Dormivano entrambi profondamente.

Quando lui si svegliò, fece correre le mani sul corpo nudo di lei attaccato al suo sotto.

Lei si mosse.

"Starei qui se potessi."

"Ma devi prepararti. Dai tuoi risultati giudicheranno anche me!" Dichiarò lui.

Con poca voglia, si alzarono e dopo colazione la aiutò a studiare fino all' ora di pranzo.

La mattina passò in fretta e mentre lei si occupava del pranzo, lui la avvisò che doveva fare una telefonata importante e gli ordinò di chiudere la porta dello studio.

Le parve strana quella sua richiesta e si agitò un po'.

Continuava a gettare lo sguardo verso quella porta chiusa e più il tempo passava, più la sua agitazione aumentava.

Quando, finalmente la porta si riaprì, lui uscì con un ghigno sul viso, come un bimbo colpevole di aver commesso l' ennesima marachella.

Quando lei ne chiese spiegazione, non ne ricevette.

Questo la indignò ancora di più.

Fu solo nel tardo pomeriggio che lui le annunciò.

"Mi faresti un favore? Mi prepareresti la valigia per una settimana. Devo prendere un volo domani mattina."

Lei fu scioccata a quella rivelazione perché già sentiva infondersi in lei ansia e paura al solo pensiero di rimanere lì da sola, senza di lui.

La intimoriva il fatto di non averlo accanto, specialmente durante la notte, quando le tenebre e l' oscurità avvolgevano la brughiera.

Odiava già l' idea di non averlo accanto, ora che lo sentiva parte di sé, ora che era la parte più importante.

"Certo, nessun problema."

Gli mentì lei risentita, con tono malcontento e lui lo capì.

"Mi raccomando, porta anche vestiti pesanti. Farà freddo in Russia." disse lui sorridendole.

Lei stava per chiudere la porta, poi ripensò a ciò che le aveva appena detto e la riaprì di nuovo, ormai quasi totalmente chiusa alle sue spalle.

"...che?"

"Hai capito! Pensavi che andassi al week-end di gara da solo e che ti avrei lasciata qui? Ho sempre detto che il miglior modo per imparare è quello di fare pratica sul campo. Con la direzione gara me la vedo io."

Lei esterrefatta, per un attimo si bloccò.

"Ma non posso entrare nel box come operativa"!

"Come operativa no. Ma come visitatrice sì. Voglio che prendi confidenza con l' ambiente, con i ragazzi. Prendi appunti. Osserva tutto ciò che puoi. Ti affiancherò a qualcuno che ti mostrerà cosa tenere d' occhio. Voglio che i ragazzi vedano il potenziale che vedo io. Voglio che loro, ti vedano già come una di loro, in modo da potersi poi fidare del tuo lavoro."

Lei si fece prendere dal panico.

Si sedette sulla poltrona, portandosi le mani alla testa, con le dita fra i capelli.

"Ma non sono pronta. Non me la sento ancora. E poi la direzione gara non acconsentirà. Lo sai già questo!"

"Lo so! Non preoccuparti di loro. Ti ho già detto che ci penso io. Tu goditi l' esperienza di una gara da dietro le quinte. Cerca di imparare più che puoi. È un mondo spietato e non avranno alcuna pietà a farti fuori. Ecco perché preferisco gettarti subito nella mischia. Devi farti le ossa!"

"Solo ad una condizione: che tu sarai sempre nei dintorni e che in ogni momento possa raggiungerti!"

"Accordato. Ma tu promettimi che ti divertirai facendoti strada a morsi e graffi. Sii spietata e vedrai che ti rispetteranno."

Lei fece assenso con un leggero cenno del capo.

"Vieni qui!"

Lui allungò le braccia e lei a svolta si gettò addosso a lui, stringendogli le braccia attorno alle spalle.

"Ti meriti ogni cosa. Lo sai questo, vero?"

La strinse a sé.

COME NELLE FAVOLE, PER SEMPRE. SIR E FENICEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora