43. PASSATO

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PASSATO

Quando Judith e Jacob si svegliarono, non la trovarono nella sua stanza e temendo se ne fosse andata via, si precipitarono allarmati in camera dove dormiva lui.

Sorrisero quando la videro abbracciata a lui mentre dormiva beatamente sotto le coperte.

Lui fece segno di fare silenzio e di uscire.

Così richiusero la porta.

In quel momento lei aprì gli occhi e vide lui che la fissava trasognato, mentre la accarezzava dietro le spalle.

Le sorrise, le baciò delicatamente la fronte e la fece risistemare sul suo petto.

"Ti amo Fenice e non vado da nessuna parte senza di te."

Lei chiuse gli occhi, allungò il suo braccio fino a dietro la schiena di lui e lo strinse più forte che poté incrociando le sue gambe a quelle di lui.

Passarono giorni in cui lei non gli rivolse una sola parola, ma si permise coccole e carezze addosso a lui.

Lui comunque, fu grato di averla ancora sulla sua pelle, anche se non voleva parlargli.

Passavano le giornate sdraiati nel letto della loro stanza a casa Steward.

Lui le parlava, le raccontava aneddoti di gioventù, le leggeva libri o la accarezzava, ma il più delle volte restavano in silenzio, guardandosi e sfiorandosi con le dita, stretti uno all' altra.

Nonostante tutto, si desideravano oltre ogni misura.

Le mancava avere il suo tocco, ma sapeva che le aveva nascosto qualcosa che ancora non conosceva, perciò non volle parlargli.

Quelle due settimane passarono comunque in fretta e mancavano solo due giorni a Natale.

Il giorno prima della vigilia, lui la avvisò che sarebbe partito.

Fu un colpo pesante da digerire per lei, perché anche se non gli parlava, la mancanza fisica di lui era molto più opprimente di quanto potesse immaginare.

Così, quel pomeriggio, mentre lui le leggeva come di consueto, lei si decise ad evolvere quella tregua e riappropriarsi di ciò che considerava suo: rivoleva lui e il suo corpo eccitante e rassicurante.

D' improvviso gli chiuse il libro che reggeva in mano, lo mise sul letto e lo attirò a sé con forza e violenza, baciandolo ardentemente.

Lui non la respinse.

Al contrario, appena si rese conto che lo stava baciando, le avvolse il viso fra le sue mani e si fece trasportare dalla passione, così iniziò la discesa sul suo collo.

Lei rispose alle sue carezze, abbandonando la testa indietro.

Ma poi lui, gli si distaccò.

"Non posso e non voglio averti se non mi dici perché mi hai lasciato!"

"Io invece ti pretendo, perché a causa tua non posso più vivere senza fare tutto quel sesso, a cui mi hai iniziato tu."

Lui le rispose con tono infuriato.

"Quasi due settimane senza parlarmi e ora pretendi di avermi senza dare nulla in cambio? Se vuoi avermi, dovrai meritarmelo, tesoro! Dimmi perché sei scappata."

Le si riempirono gli occhi di lacrime.

Si lasciò cadere sul suo petto.

Lui percepì la sua paura nel parlare, così le disse.

"Sai che puoi parlarmi di tutto. Forza, dimmi tutto bambina."

Lei si fece coraggio e cominciò.

"Ero timida e impacciata. Mi piaceva un ragazzo che vedevo sempre all' uscita di scuola. Se ne stava sempre coi suoi amici. Hai presente, il tipico bello e dannato? Un giorno, iniziò a salutarmi. Poi Cominciarono le galanterie: prima un cioccolatino, poi un fiore, dopo una rosa... Io ero ingenua, così ci cascai facilmente. Ho cominciato a vederlo come un principe azzurro nelle favole. Si era spinto perfino a presentarsi ai miei genitori. Insomma tutto si svolse in fretta, mi veniva a prendere all' uscita di scuola e mi faceva credere di avere il mondo in pugno. Ha conquistato la mia fiducia in fretta e io credendo di essere sua, poi mi concessi a lui. Prima una, due poi sempre più spesso. Mi piaceva fare l' amore con lui. Mi diceva che mi trovava eccitante. Andai avanti per quasi un anno. I miei non lo vedevano di buon occhio. Una sera mi disse che voleva portare il nostro rapporto ad un altro livello. Mi portò a casa sua e stavamo per farlo. Arrivarono i suoi amici e fra una chiacchiera e l' altra mi disse che gli sarebbe piaciuto vedermi a letto con un altro, così mi propose di farlo con i suoi due amici. Io pensavo scherzasse, ma poi uno dei due si avvicinò e iniziò a toccarmi. Io li pregavo di smetterla ma non ascoltavano. Mi ritrovai uno dei due, che cercava di abbassarmi i jeans. Io cercavo di liberarmi. Lui che diceva di amarmi, iniziò a schiaffeggiarmi per costringermi a stare ferma. Non so come ma riuscì a liberarmi. Scappai fuori e mi nascosi. Tornai a casa solo all' alba. I miei si lamentarono del fatto che non rispondevo al telefono e che tornai ad un orario indecente. Quando raccontai quello che mi era successo, pensarono che fosse bene tacere e nascondere la faccia, dato che per loro non c'era alcuna effettiva violenza fisica, ma solo un tentativo.

Mi resi conto che non avevo mai avuto il pieno controllo di me stessa. Feci come dissero e sconvolta tacqui l' accaduto. Lui da quella sera mi ignorò e io capì di essere stata solo una pedina. Lui era il primo vero ragazzo. Tutto quello che era successo e come mi trattarono i miei, mi spinse a cercare la mia strada altrove e colsi l' occasione del concorso. Speravo di trovare la mia autonomia. Ma poi ho trovato te e mi hai amato con semplicità, senza pretese. Mi sono innamorata di te dal momento che ti ho visto alla selezione, ma non pensavo potesse essere vero. Quando mi hai chiesto di sposarti ho avuto paura di rivivere tutto quello e poi c'è stato Harris che ci ha provato e non volevo più sentirmi così debole e sottomessa. Io..."

COME NELLE FAVOLE, PER SEMPRE. SIR E FENICEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora