30. TORMENTO

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TORMENTO

Quei tre giorni passarono in un lampo.

Non ebbero alcun tipo di contatto con l'esterno.

Fu uno strazio per lei, lasciare quel luogo che li aveva nascosto al mondo e permesso di vivere in completa armonia.

Sapere di dover lasciare quell' universo in cui avevano vissuto quei giorni passati in completo isolamento, la rendeva irrequieta.

Ma purtroppo, era giunto il momento di tornare a casa.

Significava tornare a lavoro e allo studio.

Significava passare meno momenti di coccole e carezze ma soprattutto significava sapere se finalmente sarebbe potuta entrare ufficialmente come operativa nel team, conoscendo il risultato del test.

Avevano sempre tenuto il telefono spento e ora lei, aveva il terrore anche solo ad appoggiare il dito sul pulsante.

Angus arrivò nella prima mattinata.

Caricò le valigie nel bagagliaio e attese paziente che loro fossero pronti.

Mentre l' auto cominciava a muoversi, lei ebbe una stretta al petto.

Si girò indietro e vide diventare sempre più piccolo quel cottage, che li aveva, non solo ospitati ma anche celato al mondo, permettendo loro di esplorare ogni tipo di carezza e lussuria.

Lui la vide, inquietarsi.

"Ti è piaciuto stare qui, vero? Tranquilla ti ci porterò ancora."

Una volta giunti a casa, lei sembra ancora evitare di riaccendere il telefono.

Si teneva occupata tra faccende e studio.

Quando giunse sera, lui non stava più nella pelle dalla curiosità e le chiese se avesse già riacceso il telefono per poter leggere la mail della federazione con il risultato del test.

Lei negò e spiegò che aveva il timore di scoprire un eventuale pessimo risultato e che quindi il suo futuro lì, non aveva più ragione di esistere se non in forma di accompagnatrice, se lui le avesse voluta ancora al suo fianco.

Aveva accettato di firmare un contratto che le avrebbe permesso di lavorare ed imparare al suo fianco.

Ora però dopo aver assaggiato le gioie di un amore così viscerale da poter cambiare e scombussolare la sua vita e i propri programmi, tutto questo non le bastava più: voleva tutto!

Voleva lavorare e dimostrare soprattutto a sé stessa, che era in grado di potercela fare da sola, ma allo stesso tempo voleva continuare a vivere quell' amore che la aveva cambiata e fatta crescere, rendendola più forte, libera e sicura di sé.

Lui era il suo porto sicuro.

Voleva anche lui al suo fianco, lungo il cammino.

Ormai era sera inoltrata, era quasi ora di dormire, lui era già nel letto, sotto il piumone, aspettando che anche lei si coricasse.

La frustrazione per lui fu tale, da minacciarla che se non lo avesse fatto lei, si sarebbe deciso ad accendere lui stesso il telefono, volente o nolente.

La obbligò a riaccendere il telefono.

Così lei si obbligò ad accenderlo, abbassando lo schermo sul piumone del letto, cominciando a vibrare per le notifiche ricevute.

Ma lei non le guardò.

Offrì a lui la possibilità di controllare l' esito.

Lei guardava la brughiera attraverso la finestra della loro camera, dove ormai da 3 mesi dormivano insieme ogni notte.

Lui prese in mano il suo telefono che ancora trillava per le notifiche che arrivavano e accese lo schermo.

Tutto un tratto le disse:

"Tesoro, mi dispiace."

Lei si fece prendere dal panico, si voltò verso di lui e incredula, si lasciò prendere dall' agitazione.

"Come? Ti prego dimmi che non è vero. Mi sono impegnata tanto. Non capisco. Dove ho sbagliato?"

Lui lasciò cadere il telefono sul piumone, celandole lo schermo.

La strinse a sé accogliendola fra le sue braccia, mentre lei era in preda allo sconforto.

"Mi dispiace tanto mia Fenice... ... Non tornerai a casa per un sacco di tempo."

Lei si voltò verso lui, con lo sguardo incredulo e carico di dubbi.

"Cosa?"

Lui continuò:

"Mi dispiace perché non vedrai il tuo paese per molto tempo ancora. Resterai per altrettanto tempo ancora qui con me. Sarai spesso in viaggio fra week end di gara e serate nel nostro letto a darmi piacere."

Le sorrise.

"Sei passata e con un ottimo voto direi."

Lei prese in mano il telefono e rilesse il messaggio più volte.

Poi non riuscì più a controllarsi.

Non riusciva a credere di aver superato il test.

Si avventò su di lui, iniziando a baciarlo furiosamente.

"Sei finalmente la mia amante e stagista ufficiale.

Ora mantieni la tua parte dell' accordo: verrai con me al galà di premiazione. Ora però voglio festeggiare come si deve."

"O mio Dio, non posso crederci"!

Rispose lei.

"Credici perché almeno per stasera voglio avere il comando e farai quello che ti ordino."

"Come vuoi tu, Mio Sir."

COME NELLE FAVOLE, PER SEMPRE. SIR E FENICEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora