16. IN CITTA'

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IN CITTÀ

Quando arrivarono sulla costa, giunsero in un piccolo chiosco.

Nell' aria salmastra risuonavano note di musica folk e garriti di gabbiani. Lui la invitò a sedersi mentre ordinava al banco.

Assaporava quel posto come se fosse stata lì da sempre.

Lui la raggiunse alle sue spalle, ma non le disse nulla.

Lei si sentì rapita da quel posto.

"C'è pace qui. Ora ho capito perché ti piaceva venire."

Lui le cinse il mignolo della mano con il suo:

"Ci ho passato molto momenti felici qui. Ci passavo ore a sporcarmi con la sabbia. A volte dovevano portarmi via con la forza. I miei mi guardavano abbracciati a quel tavolo, mentre correvo come un pazzo con gli altri bambini a piedi nudi su e giù per la baia. Mi faceva male non vederli più insieme. Forse è per questo che ho smesso di venirci."

Lui raccontava e parlava continuamente. Lei scherzando dichiarò:

"Sei una radio. Non smetti parlare un attimo."

Lui ne rise mentre non le staccava lo sguardo.

Lui le propose:

"Perché non provi l' acqua? Forza! Togli le scarpe."

Lei ribatté che il mare era freddo, ma lui la convinse e quando fu coi piedi in acqua gli urlò quanto fosse gelida.

Nonostante questo rimase sul bagnasciuga di sabbia e proseguì lungo la costa, percorrendo la baia.

Lui rimase sulla passerella a guardarla.

Poi squillò il telefono.

Quando lesse il nome sul display si stupì.

Scivolò la cornetta verde e portò la mano all'orecchio.

"Deve essere esplosa una guerra per costringerti a chiamarmi. Non ti vedo da 6 mesi. La fine del mondo è vicina!"

Dall' altra parte dell' apparecchio una voce maschile sentenziò:

"Credimi è quello che mi hanno detto poco fa, quando mi hanno detto che eri in città con una dolce e giovane ragazza. Per caso è tornato il lupacchiotto di una volta?"

Lei sentendolo parlare si voltò a guardarlo ma rimase lontana ad aspettare che finisse di parlare.

Lui riprese:

"Ciao Jacob. No, è per lavoro. Sono con la ragazza di cui ti avevo detto per lo stage in azienda. È arrivata lunedì. È una brava ragazza. Pensavo solo, che dato che starà con me, sarebbe stato carino farle conoscere un po' i dintorni dove vivrà. Sai un po' di buona ospitalità scozzese!"

All' orecchio d' improvviso risuonò una voce femminile in lontananza.

"È arrivata? Digli di portarla a cena stasera. Sto facendo l' arrosto a forno. E digli che è un ordine. Quella povera ragazza lontana dal suo paese ha bisogno di sentirsi a casa."

Quando ebbe finito la donna di parlare, Jacob disse:

"Hai sentito Judith? Sai che non puoi discutere con lei. Si obbedisce e basta. Ti aspettiamo a cena, senza scuse."

"Digli anche che staranno da noi per stanotte, per ripagarci dei sei mesi che non viene a trovarci e raramente si fa sentire."

Sentenziò Judith.

Quelle parole gli fecero esplodere una risata sonora che incuriosì anche lei.

Poi lui rispose:

"Dille che ci saremo, perché se non veniamo, so già che è capace di presentarsi a casa con l' arrosto nella pirofila. Quella donna dovrebbero farla santa, visto quello che riesce a sopportare a vivere con te."

Jacob rise.

"Hai ragione, sono insopportabile. Vi aspettiamo. A stasera."

"Ok, a stasera." E poi chiuse la chiamata.

Lei fece per avvicinarsi a lui, mentre lo guardava ridere di gusto.

"Che c'è?"

Cercando di riprendere il controllo di se, lui la informò del programma che sarebbe seguito quella sera:

"Hai appetito? Ti va di assaggiare la vera cucina scozzese?"

Lei dubbiosa rispose:

"...che?"

Lui le espose con chi era stato al telefono.

"Era un mio amico, abita con sua moglie non lontano da qui e hanno saputo che sono in città... ...con te. Vorrebbero conoscerti. Quindi ci hanno invitato a cena a casa loro e per "Invitato" significa che, o vai, oppure te li ritrovi a casa con la cena nelle pentole. Non credo abbiamo molta scelta. Se conosco bene la cara Judith insisterà per farci restare anche per la notte."

Lei entrò in panico.

Non era nemmeno una settimana che era arrivata in Scozia ed era stata una battaglia fino a quella mattina accettare di svegliarsi fra le sue braccia.

Ora avrebbe dormito in una casa di altre persone estranee, di cui non conosceva nulla.

In più vi era il problema che al risveglio, sentire quel tepore caldo, avvolta in braccia così sicure e protettive le aveva infuso l' idea di aver trovato un posto che le si adattava addosso come un vestito cucitole su misura.

Era lì, in quel letto, fra quelle lenzuola e su quella pelle che cominciava a pregustare di ritrovarsi ancora quella sera.

Cominciava ad amare l' intimità di quel cottage sperduto nella brughiera e quell' invito minava ciò che era cresciuto a vista d' occhio, fra loro in quei pochi giorni.

Lo guardò dritto in volto e senza alcun giro di parole sentenziò:

"No, grazie. Preferisco mangiare con te a casa tua. Preferisco restare sola con te. Non mi va ancora di vedere altre persone se non sono per lo stage."

Lui intuì la sua diffidenza e le ricordò:

"Non ti lascerò sola nemmeno per un attimo, nemmeno per dormire, se questo può farti stare tranquilla. Dormirai con me, dirò a Judith di preparare la camera grande degli ospiti per noi. Fidati ti piaceranno. Ti sentirai a casa anche con loro, vedrai. Avviso Angus che staremo fuori ci porterà qualcosa per il cambio."

Lui digitò un messaggio e lo inviò ad Angus, poi disse:

"Andiamo, dobbiamo ancora mangiare."

Pranzarono al volo poi, la prese per mano e la fece sedere su di sé, spinse la sedia fuori dal patio del chiosco e la condusse verso il luogo prestabilito prima con Angus e lo attesero fino al suo arrivo.

Quando salirono in auto e si avviarono verso la casa dei suoi amici, le permise di accoccolarsi sotto la salsa presa delle sue braccia e appoggiò il viso sulla sua spalla, le avvolse una mano sulla guancia che accarezzo col pollice e poi disse:

"Deve essere stata Roxanne, quella vecchia impicciona."

Continuarono il viaggio in silenzio cercandosi più e più volte, con gli occhi e ancora di fra loro, con le dita, fino al loro arrivo a casa di Jacob e Judith.

COME NELLE FAVOLE, PER SEMPRE. SIR E FENICEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora