DESIDERIO
Si rese conto di averla turbata, con la paura di aver osato troppo, cercò di fermarla, allungando la mano verso di lei come per afferrarle la sua, schiuse la bocca ma riuscì solo a pronunciare un "Io..." prima che lei uscisse dalla stanza.
Voleva rimediare in qualche modo. Si sentì colpevole.
Andò alla sua porta e bussò e attese un attimo.
"Posso entrare?"
Aspettò, ma non ricevendo risposta, si convinse a giocarsi il tutto.
Si fece coraggio, abbassò la maniglia e lentamente aprì la porta.
La vide seduta sul letto a testa bassa e i capelli che le nascondevano il viso.
Non la vide in volto, ma sapeva di averle procurato una fitta con le sue parole.
Entrò con cautela.
"Ti chiedo scusa. Non volevo insinuare nulla. Sto solo cercando di conoscerti. Voglio solo mantenere la parte del mio compito nei tuoi confronti. Ti chiedo scusa."
Lei continuava ad evadere lo sguardo di lui, sembrava volesse rimanere distante.
Rassegnato fece per voltarsi ed uscire, ma all' improvviso lei si gettò addosso e si rese conto di essere bloccato quando capì di avere le braccia di lei attorno al collo.
I suoi capelli emanavano un dolce profumo di balsamo e lui ne aveva affondato il volto, respirandone la fragranza.
Lei gli si era fiondata inaspettatamente addosso, abbracciandolo.
Con le braccia al suo collo e stringendosi a lui con forza, percepì le sue dita affondargli nella pelle.
Così improvviso, così celestiale.
Le sue mura, compatte ed invalicabili fino a quel momento, avevano iniziato a cedere.
Piccole crepe cominciavano a formarsi lungo il loro perimetro.
La sua armatura lentamente cadeva a pezzi.
Eppure lei eri lì, attaccata a lui, seduta sulle sue gambe, stringendolo con forza.
Il suo viso era finito nell' incavo tra collo e spalla e respirava il profumo del dopo barba sulla sua pelle.
Presi da quell' euforia il cuore di lui, cominciò a galoppare nel petto.
Trovando un po' di quella forza che aveva dentro, senza staccarsi da lui e con il viso ancora nel suo collo, gli disse:
"Ti prego, non ancora."
Lui capì che voleva sentirsi al sicuro prima di lasciarsi andare, prima di raccontare la sua storia.
D' istinto le portò le braccia attorno al suo corpo cingendolo alla vita e con l' altra mano, affondò fra i suoi capelli.
"Non so chi sia stato o cosa ti sia capitato. Ma ho promesso che mi sarei preso cura di te. Non vado da nessuna parte, mi hai capito. Sono qui per te."
La strinse ancora più forte e continuò:
"Sei mia, adesso."
Rimasero così, legati stretti.
Il tempo sembrava essersi fermato.
Erano solo loro e nient' altro.
Quando lui allentò lentamente la presa senza staccarla da sé, le spostò la mano sulla guancia e lei lasciò che lui le accarezzasse dolcemente il viso.
Lasciò accogliere il suo viso nel palmo della sua mano, lasciandola accoccolarsi nel suo calore.
Fu quando lei alzò lo sguardo, che lui si accorse dei suoi occhi: erano lucidi e pieni di dolore.
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COME NELLE FAVOLE, PER SEMPRE. SIR E FENICE
RomanceScozia, giorni nostri. Lui, un cinquantenne titolare di una squadra di corse automobilistiche, vedovo e costretto sulla sedia a rotelle dopo un incidente, accetta di fare da tutor per uno stage di lavoro presso il suo team ad una ragazza poco più ch...