4. A CASA

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A CASA

Era notte fonda.

Nel camino in salotto, ardevano gli ultimi spiragli di braci e il silenzio avvolgeva ogni cosa.

Lei si svegliò.

Si rese conto di essersi addormentata sul divano e una calda coperta, le era stata adagiata sopra.

Certa che fosse stato lui, d' istinto si volse verso la porta della sua camera.

Quasi inconsapevolmente, l' aveva portata al viso, inspirandone a lungo le note dolci di quel profumo.

Mentre un piccolo sorriso le si accese sulle labbra.

Era lo stesso profumo di lui.

Lo aveva sentito durante il viaggio, seduta con lui sul sedile posteriore della sua auto, guidata da Angus.

Ripiegò con cura la coperta e si diresse nella sua camera illuminata dalla luce soffusa di una candela.

Si mise sotto le lenzuola, piena di buoni propositi.

Nei suoi pensieri si fece strada la consapevolezza che alle sue spalle oltre il muro, dormiva colui a cui si era affidata, sperando di gettare le basi per il proprio futuro.

Poi chiuse gli occhi, pensando a lui.

Era mattina inoltrata, il sole era già alto e i raggi filtravano fra le fibre intrecciate delle tende, invadendo la stanza.

Cercava di svegliarsi, con gli occhi ancora chiusi.

Un giorno nuovo le si protendeva.

Si vestì e uscendo dalla sua camera, vide che quella di lui era già aperta aspettandosi di vederlo nel suo studio o in cucina.

Si diresse in cucina per colazione.

Trovò un biglietto che la avvisava che lui sarebbe stato fuori tutta la mattina e avrebbe fatto rientro nel pomeriggio.

Fece con calma, si prese del tempo per ambientarsi, sedendosi in giardino sulle scale del gazebo circondato da rose rampicanti, che riposavano al calore del primo tepore autunnale.

L' aria era fresca, ma nonostante tutto, era piacevole stare fuori.

Sorseggiava la sua tazza di caffè-latte, mentre lo sguardo viaggiava nelle circostanze per catturarne ogni piccolo particolare, mentre il timido sole rischiarava la mattinata.

Dopo colazione, si impose di disfare le valigie, oltre che cercare di studiare.

Ma nonostante le buone intenzioni, passò almeno una buona mezz'ora, imponendosi di leggere le parole sul libro davanti a sé.

Era praticamente inutile, visto i continui e ripetuti flash con cui rivedeva gli innumerevoli dettagli di lui.

Rivedeva la sua pelle, gli occhi e il profilo delle labbra.

Ma erano soprattutto le braccia che non poteva e non intendeva cancellare dalla mente.

Continuava a vedere il suo fisico fin troppo definito sotto i vestiti per la sua condizione e per la sua età.

Quando era giovane e aveva ancora il governo del proprio corpo, lui amava correre e allenarsi.

Per lui era inconcepibile restare fermo.

Diceva che tenersi in moto, gli dava un senso di libertà e di sfida alla sorte.

Ginnastica e cibo sano, erano alcuni dei suoi mantra.

Ovviamente dopo l' incidente, fu un vero colpo quando si ritrovò bloccato a letto, senza più potersi muovere in completa autonomia e tutto questo ebbe ripercussioni sulla famiglia, sul lavoro e si chiuse in se stesso diventando odioso e insopportabile.

Gli affari pure ne risentirono e li trascurò a tal punto, che rischiò di perdere tutto.

Ma fu solo quando la moglie minacciò di lasciarlo, che ricominciò a combattere.

Solo allora, volle riappropriarsi della sua vita o almeno di quel che poteva ancora avere.

Quindi ricominciò a prendersi cura del suo corpo e così, anche della mente e per quanto la sua nuova condizione lo limitasse, non fu abbastanza opprimente da impedirgli di concentrarsi sul suo fisico e sulle braccia.

Nonostante fosse un uomo maturo, la sua presenza ancora si imponeva e si faceva notare.

Ora, tutto questo non le era sfuggito, anche se non era ciò che avrebbe dovuto importarle, ma era comunque abbastanza per poterla distrarre.

Non le fu possibile studiare con lui che invadeva I suoi pensieri e dopo pranzo si distese nel suo letto, chiuse gli occhi e lasciò le briglie della mente libere e tra i ripetuti flash di lui.

COME NELLE FAVOLE, PER SEMPRE. SIR E FENICEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora