Capitolo 3-Giulia

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Abbassa la maniglia con un sospiro trattenuto ed entra nello studio della dottoressa. Le sale d'attesa le mettono sempre un po' d'ansia, con quell'odore asettico di disinfettante e anche se questa è l'anticamera di una terapeuta, non si sottrae alla regola. Chiude gli occhi e respira a fondo, perché il cuore ha accelerato senza volere e l'ultimo studio medico in cui era stata le aveva portato solo dolore. Da allora era precipitato tutto, un buco nero senza ritorno.
Una lacrima cerca di fare breccia fra le ciglia ma lei la respinge indietro.

-Non piangerò, non ora. Accidenti se faccio così ora cosa mi succederà quando dovrò raccontare tutto? Ne sarò capace? Fa ancora così male, così maledettamente male... -

Sente chiamare il suo nome e si ridesta dai pensieri, entrando nello studio medico.
La sua terapeuta è molto giovane, avrà a malapena trent'anni, un viso simpatico tempestato di lentiggini e capelli rossi, tagliati corti. Ha voluto assolutamente che la chiamasse per nome, sono semplicemente Chiara e Giulia, e questo l'ha messa subito a suo agio.
L'ha fatta parlare della sua infanzia, trascorsa a Roma con la sua famiglia, che ora è lontana da lei, per lavoro suo padre ha dovuto trasferirsi a Milano, ormai da due anni. Per fortuna c'era Giovanni accanto a lei, c'era... Questa evidenza le fa sempre male, non sempre riesce a pensare al presente, spesso le capita di percepire come se fossero ancora insieme ed invece deve fare i conti con la realtà.
A Chiara ha raccontato della loro storia, che durava ormai da tre anni e le ha detto che non stanno più insieme, ancora non hanno sviscerato i motivi, la parte più dolorosa del racconto.

"Ho rivisto Giovanni."

Chiara rimane in silenzio, osservandola.

"Immagino che tu voglia sapere come sto."

"Se ti va di dirmelo."

Giulia si guarda le mani, osservando i solchi che attraversano i palmi, cercando di concentrarsi su quel dedalo di incroci che li attraversano.

"Era bello come lo ricordavo, mi guardava con quegli occhi azzurri ed io pensavo solo che avrei voluto baciarlo, dopo tutto quello che è successo riuscivo a pensare solo al sapore delle sue labbra, sono orribile..."

"Facciamo un gioco Giulia, io ti dico il nome di un oggetto e tu mi dici a cosa ti fa pensare, ti va?"

Giulia alza il viso per guardarla, stringendosi nelle spalle.

"Casa, qual è la prima cosa che ti viene in mente?"

"Mamma, papà, mi mancano tanto, sopratutto ultimamente."

Chiara le sorride e Giulia si trova a pensare quanto sarebbe più facile se ci fosse lei al suo posto, e le domande le potesse fare lei, non si sentirebbe come un condannato a morte.

"Penna, a cosa ti fa pensare?"

"Questa è scorretta."

"Perche scorretta Giulia?"

Non le aveva ancora raccontato del talento nella scrittura di Giovanni e lei, senza saperlo,
era andata a colpire dritto allo stomaco.

"Ok, cambiamo oggetto, dado."

"Mi fa pensare al caso, tiri il dado e ti può venire qualsiasi numero, non lo sai prima di lanciarlo. Un po' come nella vita no?"

"Giusto. L'ultima parola, culla."

Stavolta il pugno allo stomaco è diretto, sente il dolore allargarsi nel suo petto, come se l'avessero trafitta a morte. Le lacrime prendono a scorrere lungo le guance senza nessun controllo, annebbiando la sua vista, vede solo Chiara allungarle la scatola dei fazzoletti perché possa soffiarsi il naso.

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