Capito 47-Ri-nascita

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Siedo sul bordo della vasca reggendomi con le mani per paura di cadere, la testa mi gira in un vortice che mi fa chiudere gli occhi, visto che le piastrelle del pavimento si confondono al mio sguardo. Non può essere accaduto di nuovo, e per quanto non ne sia ancora certa, c'è una voce dentro di me che mi dice che è sicuro. Stavolta è meno terribile ma altrettanto imprevisto, non perché non sia qualcosa che desideri o che abbia cercato di evitare a tutti i costi, solo perché... Forse lo desidero troppo e forse sono solo io a volerlo.. Non ne abbiamo più parlato da quel giorno...

"Giulia tutto bene? È quasi un'ora che sei chiusa la dentro, mi fai entrare?"

Gli avevo detto di non sentirmi troppo bene ed ero corsa a rinchiudermi qui, come se quella porta che ci separava potesse evitare di dover parlare, di ammettere i miei dubbi.

"Mi rispondi o devo sfondare la porta?" Il suo tono preoccupato mi mette in allarme, devo dirgli qualcosa per rassicurarlo altrimenti penserà che come minimo sono svenuta in questo bagno.

"Sto uscendo, dammi un attimo."
Sento il suo respiro oltre questa porta, deve avere il viso appoggiato al freddo legno ed altrettanto faccio io, ascoltando il suono del suo cuore, che arriva fino a me.
Mi sciacquo Il viso con l'acqua fredda, per cancellare gli occhi gonfi ed esco ad affrontarlo.
Me lo trovo di fronte appena varco quella porta, lo sguardo ansioso e la sua mano che si posa sul mio braccio, per attirarmi a lui. Il solo averlo accanto e sentire il suo calore mi fa uno strano effetto e mi lascio avvolgere tra le sue braccia, come se fossero il rifugio da tutte le paure.

"Non stai bene?"

Scuoto la testa, liberandomi dal suo abbraccio per andarmi a sedere sul letto, mentre lui mi raggiunge.

"Solo un po' di mal di pancia."

"Quel mal di pancia?"

Scuoto di nuovo la testa, sembra che io non sia in grado di articolare delle frasi di senso compiuto.

"Giulia, ti prego, dimmi cos'hai..."
I suoi occhi sono la sofferenza più grande e la cura migliore. Mi guardano come se volessero entrarmi dentro per capire cosa si nasconda in me ed in un altro momento l'avrei lasciato fare, ma non oggi, non ora. Ho troppa paura, il respiro si intensifica, come se avessi corso ed il nodo che mi stringe la gola mi impedisce di parlare.

"Giulia se stai male devi dirmelo. Riguarda noi? Qualsiasi cosa, anche spiacevole, l'accettero'."

È così tenero e premuroso, così consapevole di non volermi fare altro male, che crollo e sputo fuori tutto ciò che mi stringe il petto.

"Mi sono svegliata con la nausea, in realtà è parecchi giorni che mi succede, stamattina è più forte.
E poi ho un ritardo, di qualche giorno. Sangio, sappiamo entrambi che vuol dire."

Non lo guardo, tengo lo sguardo basso e stringo le mani fra di loro, fino a farle diventare bianche.

Appoggia con delicatezza le sue sulle mie spalle, la sua fronte alla mia.

"Ne sei sicura?" sento che la sua voce trema, non so capire se sia un bene od un male.

"No, però lo so, non può essere altro."

Stavolta il suo sguardo cerca con urgenza il mio e mi fermo a pensare quanto sia bello quando mi guarda in quel modo, così limpido e sincero da provocarmi un dolore sordo in fondo allo stomaco.

"E pensi che sia una cosa brutta?"

"Non lo so, tu cosa pensi?"

Mi sorride debolmente e capisco che anche lui abbia tanta confusione dentro, forse più di me. Non risponde, afferra solo la mia mano per appoggiarla sul suo petto, all'altezza del cuore e farmi sentire quanto stia battendo forte, in maniera così irregolare da spaventarmi.
Poi mi stringe fra le braccia, avvolgendomi con così tanta decisione, ma anche delicatezza, da farmi sentire strana, confusa.

Perso Nel BuioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora