Capitolo 25-Ombre Dal Passato

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"Ma costa tutto tantissimo, non me lo posso permettere."

Sangio la guarda, mentre arriccia il naso e strizza gli occhi osservando i prezzi sul menu', poco convinta da quella scelta di locale per cenare.

"Sei mia ospite, non ti devi preoccupare del prezzo, prendi quello che ti piace."

Lei scuote la testa, ancora indecisa se proporgli di cambiare ristorante.

"Facciamo così, stasera offro io, festeggiamo i miei primi veri guadagni con la musica. Le cose stanno andando abbastanza bene e dal prossimo mese dovrei iniziare un tour in club, con un vero pubblico pagante."

"Non me l'avevi detto! Sono felicissima per te. Ero sicura che prima o poi sarebbe successo."

"Ti ho convinta?"

Gli fa cenno con la testa, sorridendo e tuffando nuovamente lo sguardo nella lista dei piatti.

"Posso prendere tutto?"

Se non fossero in un luogo pubblico avrebbe saputo come risponderle, si limita a fissare le sue labbra desiderando di baciarle e a giocherellare con le sue dita, sfiorandole appena.

Dopo aver ordinato, meravigliando il cameriere per l'appetito che era stata in grado di mostrare, chiedendo di portarle molto di più di quello che probabilmente è in grado di mangiare, aveva trascorso l'attesa del cibo giocando con Sangio, disegnando forme strane sul tovagliolo di carta, che lui doveva indovinare.
Ad ogni disegno, gli passava la salvietta allungandola sotto al tavolo e lui doveva scrivere cosa pensava rappresentasse. Puntualmente sbagliava, indispettito e lei rideva per la faccia che riusciva a fare.
Il cameriere li trova così, che si guardano ridendo e quando si accorgono di lui, cercano di nascondere inutilmente le tracce di quel gioco, facendo ridere anche lui.

"Avevi ragione, è tutto buonissimo, ora mi sento un po' in colpa per aver ordinato tutta quella roba."

"Non preoccuparti, la finisco io se il tuo piccolo stomaco non ce la fa."

"Mi stai sfidando?"
Lo guarda con la forchetta sospesa in aria e quell'espressione candida ed innocente e si costringe a fissare i suoi occhi per non perdersi su quelle labbra troppo invitanti.

"Giulia, Giovanni, che coincidenza incontrarvi qui."

Entrambi si voltano al suono di quella voce, riconoscendone all'istante il proprietario.

"Luigi, che ci fai qui?"

Giulia si alza in piedi per abbracciare il suo vecchio compagno di accademia, che si era diplomato qualche mese prima e che non vedeva da allora.

"Ora ci abito a Milano, tu piuttosto, che fai da queste parti?" continua a guardarla, ignorando quasi Giovanni, che li osserva attento.

"Siamo venuti per un funerale, ma domani torniamo a Roma. Come stai?"

"Sto lavorando in una compagnia di qui, è molto impegnativo ma sono felice, tu ancora in accademia?"

"Si, ma a Maggio mi diplomo. Spero di avere la tua stessa fortuna. Un po' mi spaventa il dopo."

In quel momento il cellulare di Giulia inizia a squillare e, guardato il mittente della chiamata, lo afferra per rispondere.

"Mi scusate un attimo? Mi libero in fretta e torno da voi."
Si allontana fuori dal locale per parlare con calma, mentre Luigi finalmente decide di rivolgere la sua attenzione verso Sangio.

"E tu Giovanni? Mi meraviglia vederti qui con lei, siete tornati insieme?"

Si ricorda bene di Luigi, non aveva mai provato molta simpatia per lui, gli era sempre sembrato avesse un interesse troppo morboso per Giulia e non gli era mai andato a genio.

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