Mi guardo intorno, nella penombra, cercando di far abituare i miei occhi al buio che mi circonda. Non riesco a prendere sonno, neanche stanotte. Temo quello che potrebbe accadere, i miei incubi che mi vengono a visitare. Ne ho ancora più paura perché c'è lei accanto a me e non voglio che ne venga spaventata. Mi giro quel tanto che basta per osservarla; la sua pelle candida che quasi risplende al buio, sento il suo respiro leggero nel silenzio della notte, il volto sereno con quel leggero broncio quando le sue labbra si schiudono per respirare meglio. Così abbandonata, mezza nuda fra le lenzuola, mi sembra quasi un'apparizione di cui non sono consapevole, che tende a sfuggirmi. Abbraccio il cuscino e lo giro per avvicinarmi a lei, un leggero colpo di tosse per vedere se si sveglia e posa il suo sguardo su di me e magari mi sorride, perché quando lo fa il mio mondo si illumina. Invece si muove appena, sento che il suo respiro si interrompe per un attimo, per riprendere con quella cadenza costante, da sonno profondo. Anche se addormentata muove la mano a cercarmi, fino a che non sfiora la mia, per tranquillizzarsi.
Quanto è bella; rimango a fissare il suo profilo e a pensare che ho rischiato di perderla per la mia stupida paura, perché non riesco a trovare il coraggio di perdonarmi, come invece riesce a fare lei, con un'ostinazione che mi chiedo dove trovi. Dalla finestra aperta arriva una folata d'aria che le scompiglia leggermente i capelli, mentre la luce della luna alta nel cielo illumina il suo viso.
Dovrei alzarmi per chiudere le imposte, ma non riesco a distogliere lo sguardo dal suo profilo, non riesco a non pensare che se non fosse stato per lei ora sarei completamente perso, abbandonato a me stesso.
La copro con il lenzuolo, stringendomi più a lei, che sembra così piccola abbandonata in quel letto, come una fragile stella di mare, ma che è così forte quando difende ciò che ama.
Mentre la guardo e la stringo a me, sento le palpebre farsi pesanti e quasi senza che ne abbia una reale percezione, scivolo nel sonno profondo, cullato dal suo respiro.Attraverso le nebbie del sonno avverte il suo agitarsi accanto a sé. Apre gli occhi e lo vede madido di sudore, mentre stringe il lenzuolo con forza, arpionandolo tra le dita.
"C'è troppo rumore, non lo sopporto, e fa caldo, troppo caldo." lo sente urlare, squarciando il silenzio della notte. Poi grida il suo nome, mentre lei ormai sveglia gli è accanto, carezzandogli il braccio, cercando di calmarlo."Non è niente, tranquillo." cerca di sussurrare dolcemente, per non spaventarlo, ma non ottiene l'effetto sperato. Continua ad essere immerso in quell'incubo, senza via d'uscita.
"Dove sei Giulia? Stai attenta, è pericoloso." Poi un urlo, mentre si porta le braccia al viso, come per proteggersi.
"Sveglia, è solo un sogno." Lo scuote con maggior forza e lo vede riaprire gli occhi, il respiro affannato, le pupille dilatate anche in quell'oscurita'.
"Stai bene?" Lo guarda preoccupata e appoggiando la mano sul suo petto sente il battito scomposto del suo cuore, che salta come impazzito.
"Ora si, scusa era il mio solito incubo."
"Ti succede spesso?"
"Quasi tutte le notti da quando faccio terapia. Forse il mio cervello cerca di dirmi qualcosa, ma non riesco a comprendere. Mi spiace averti spaventato." Si porta le mani al viso, passandole sulle guance e dietro il collo, massaggiandolo.
"Cosa succede nel tuo sogno?"
"È sempre uguale. Prima avverto quel suono assordante, come un martello che mi perfora il cervello, e sento caldo, tanto caldo. Non vedo nulla è tutto buio, ma so che sei accanto a me, avverto la tua presenza. So che siamo in pericolo, che sei in pericolo, ma non so cosa fare e sono terrorizzato. A questo punto mi sveglio urlando." Si porta le mani al viso, cercando di annullare quel ricordo.
"Non c'è altro, non sento e vedo altro. Nulla che mi aiuti a capire. Sono in un vicolo cieco e non riesco ad uscirne."
Giulia si avvicina a lui per abbracciarlo, perché vorrebbe poter far sparire l'ansia dal suo petto.
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Perso Nel Buio
FanfictionSvegliarsi una mattina ed aver perso memoria dell'ultimo anno della propria vita; svegliarsi e trovare tutto cambiato, e non sempre in meglio. Giovanni, il giorno del suo ventitreesimo compleanno, si trova a fare i conti con una nuova vita, di cui n...