Capitolo 32-Abbiamo Attraversato L'ignoto

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Era passata lenta una settimana, anche il tempo aveva deciso di accompagnare con un clima freddo e piovoso il grigio che era sceso nei loro cuori.
Serena passava la maggior parte del tempo stesa nel letto, in uno stato di totale apatia. Si era data malata e solo dopo tre giorni Giulia l'aveva costretta a tornare alle lezioni in accademia, non senza estrema fatica. Anche lei non era del solito umore, quella pioggia le metteva una strana agitazione addosso. Da quando si erano ritrovati non avevano mai passato così tanto tempo senza sentirsi, lei aspettava che fosse lui, sbollita la rabbia, a fare il primo passo, ma da quel versante tutto taceva.
Neanche il messaggio della buonanotte, che non era mai mancato. Non ce la faceva più a vedere Serena in quello stato, le sembrava di essere tornata indietro di un anno, quando si era ripiegata su se stessa annullandosi, doveva fare qualcosa. Doveva parlare con Daniele e spiegargli quali percorsi mentali ne avevano avvelenato i pensieri, cosa l'avesse portata a percepire certe sensazioni in maniera totalmente errata. Forse non sarebbe cambiato nulla, ma lui doveva sapere.
L'aveva cercato al cellulare ma risultava staccato, aveva quindi provato a casa sua e la mamma le aveva detto che fosse a casa di Giovanni. Con un sospiro, aveva preso il coraggio a due mani ed era andata a suonare alla sua porta. Sangio era comparso dietro l'uscio, scalzo, con indosso un paio di pantaloncini ed una maglietta, la barba incolta di qualche giorno. Si era spostato per farla entrare, non troppo sorpreso di vederla.

"Ciao Giovanni, sono qui per parlare con Daniele, a casa sua mi hanno detto che era qui da te."

"Si, è di la in camera."
I suoi occhi la scrutano attenti, apparentemente senza nessuna particolare emozione, lasciandola scossa, perché non sa cosa pensare.

"Come stai?"

"Sto bene Giulia, non preoccuparti." Ancora lo sguardo che sostiene il suo, senza lasciar trasparire niente.

"Vado da Daniele."

"Certo, la strada la conosci."

Si volta per salire le scale, cercherà dopo di capire cosa gli passi per la testa, ora deve raccontare tutto a Daniele, perché forse non cambierà le cose, ma lui deve sapere.

La porta della camera è socchiusa e lei sente uno strano brivido scuoterle la pelle quando vi mette piede dentro, quello stesso luogo dove hanno passato tanti bei momenti e forse qualcuno orribile, che vorrebbe cancellare dalla sua memoria.

"Posso, Daniele?"

Lo vede alzare la testa guardandola con sorpresa, non appena scorge il suo profilo.

"Ciao Giulia, che ci fai qui? Se ti ha mandato Serena sappi che è tutto inutile. Le puoi dire che mi hai trovato bene, non ho altro da condividere con lei."

Daniele è seduto sul letto ed entrando Giulia si accomoda su una delle sedie della scrivania.

"Non mi manda Serena, non ha idea che io sia qui. Volevo parlarti perché è giusto che tu sappia delle cose di lei, forse non cambieranno quello che è accaduto ma ti aiuteranno a comprenderlo. Ti prego di ascoltarmi, dopo potrai dire e fare ciò che vuoi, ma lasciami parlare."

Le trema un po' la voce, non è abituata a discorsi troppo lunghi e complessi ma stavolta ha proprio bisogno che lui la stia ad ascoltare.

"Solo perché sei venuta fin qua, vuol dire che lo ritieni importante, ti ascolto."

"Due anni fa Serena ha conosciuto un ragazzo, faceva il barista e lavorava nel locale di fronte all'accademia. Si chiama Loris ed è bastato poco per farla innamorare perdutamente. All'inizio sembrava l'uomo dei suoi sogni, dolce e premuroso, la riempiva di attenzioni e regali e non perdeva occasione per dirle quanto l'amasse e quanto lei fosse bella e speciale. Sembrava proprio il ragazzo perfetto ma rapidamente tutto è cambiato. Ha incominciato ad essere geloso in maniera ossessiva, prima dei suoi amici, poi dei suoi familiari, dei colleghi di accademia. Ha incominciato a chiederle di non indossare le gonne, di non mostrare le gambe, che lui era l'unico che dovesse vederla. Serena trovava ogni scusa per non uscire con noi, i suoi amici, stava con lui o chiusa in casa, anche nei fine settimana. All'inizio non mi sono accorta di nulla, poi ho incominciato a sospettare, ma c'è voluto del tempo prima che riucissi a farla parlare. Il suo umore è rapidamente cambiato, ha incominciato a mangiare poco, a vestirsi di scuro e coprendosi il  più possibile, a non voler parlare con me. Una sera l'ho messa alle strette, mentre si cambiava, nascosta nella sua stanza, ho notato dei lividi sulla sua schiena."

Perso Nel BuioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora