Capitolo 13-Mi Riconosci?

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Aveva trascorso una notte agitata, popolata di sogni strani, di segnali che non riusciva a cogliere. Avrebbe voluto correre da lei e stringerla fino a toglierle il fiato, perché in quel momento non riusciva a sintetizzare in parole quello che provava e solo il contatto fisico avrebbe potuto comunicare tutto ciò che lo agitava dentro. Si era svegliato più stanco di prima e senza forze, con nessuna voglia di andare in banca a passare una mattinata intera rinchiuso in un ufficio. Era un po' che ci pensava e aveva capito che la routine di un lavoro ripetitivo non faceva per lui e per quello aveva deciso che avrebbe lasciato quell'incarico per dedicarsi totalmente alla musica. Avrebbe dovuto comunicarlo ai genitori e non era certo l'avrebbero presa bene, ma lui era deciso e convinto, come era certo che avrebbe fatto di tutto per riavere Giulia nella sua vita.
Uscendo in giardino aveva trovato sua mamma che si occupava delle rose, gli dava le spalle e non l'aveva sentito arrivare e, quando lui l'aveva abbracciata e baciata sul collo, l'aveva sentita sussultare.

"Giovanni, mi vuoi far venire un infarto? Non dovresti essere al lavoro?"

"Oggi no, preferisco passarlo con te a spaventarti a morte."

La stringe un po' di più e la sente ridere.

"Accidenti a te, resti a pranzo con noi?"

"Penso di pranzare fuori, ci sono stasera."

Si scioglie dall'abbraccio per osservarla in viso. Ogni giorno che passa il suo contorno assume nuove sfumature, una ruga di espressione in più per tutte le nuove volte che ha riso o pianto, una nuova ombra sotto gli occhi se il mare della vita l'ha privata del riposo, se l'onda dei giorni ha incupito un po' di più il suo sguardo. Vorrebbe fermare il tempo, per averla sempre così come ora, i tratti distesi, quella luce dolce negli occhi e quelle mille attenzioni per lui. Fa scivolare la mano a carezzare i suoi capelli, come faceva lei quando era piccolo e allungando le dita trovava la sua testolina piena di ricci all'altezza giusta, per posarle e dolcemente farle scorrere fra i suoi capelli. Era un gesto che l'aveva sempre rassicurato e fatto sentire amato.

"Tutto bene?"

Trova i suoi occhi che lo scrutano indagatori, con quel sesto senso che solo le mamme sanno avere.

"Ti trovi mai a pensare come fare a recuperare gli attimi persi? Come si possa riavere qualcosa che non c'è più o che si è smarrito?"

Continua a fissarlo in fondo a quegli occhi chiari e limpidi, come a cercare in quella profondità un pezzo della sua anima, quella che sta cercando di mostrarsi in tutta la sua fragilità.

" È come con queste rose. Bisogna prendersene cura perché crescano belle rigogliose, alle volte qualcuna sfugge alle mie attenzioni, magari viene su un po' meno fiorita, si nasconde ai miei occhi, ma se la cerco con amore alla fine si mostra e si lascia curare per tornare ad essere più bella delle altre. Tutto ciò che amiamo ha bisogno solo delle nostre attenzioni quotidiane, solo in questo modo potrà percepire la forza del nostro sentimento."

Giovanni la stringe forte tra le braccia, perché sa quanto lei abbia capito dalle sue parole, anche senza pronunciarle. Sa che l'amore che prova per lui sarà sempre il suo sostegno e anche se ora non può dirle tutto quello che sta accadendo, sa che lei ci sarà sempre.

Sua mamma ha ragione, deve prendersi cura di Giulia e farle capire che voltandosi lo troverà al suo fianco, senza bisogno di cercarlo.
Deve essere consapevole che non ha mai smesso di pensare a lei rivolgendole lo stesso sguardo che tanto le piaceva e che accoglieva sempre con un sorriso ed un leggero rossore sulle guance, deve sapere che quei dubbi che ha letto nei suoi occhi e nelle sue parole non erano reali.
Sa che quella mattina non ha lezione, ricorda che un giorno a settimana hanno la mattinata libera ed era andato a controllare sul sito dell'accademia. Probabilmente Giulia dorme ancora, non sono neanche le dieci di mattina e lui ricorda bene che sfruttava quelle giornate per recuperare un po' di sonno a meno che lui non si fermasse a dormire da lei, in quel caso spesso le piaceva svegliarsi un po' prima e passare il tempo fra coccole e prese in giro. Passa al supermercato a comprare i suoi biscotti preferiti ed il succo di frutta alla pera che era l' unico che riuscisse a bere in gravidanza, nonostante la nausea. Si blocca con la bottiglia in mano mentre questo pensiero attraversa il suo cervello, come fa ad averne certezza, se non ricorda nulla di quel periodo?
Un altro ricordo che riemerge dal suo passato, a piccoli passi la sua memoria sta cercando di farsi spazio nella nebbia del passato e lo costringe a serrare con forza gli occhi per non cadere, appoggiandosi con una mano allo scaffale delle bevande.

Perso Nel BuioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora