Capitolo 8-Alex

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La sintonia con Alex era stata immediata, tanto che Giovanni si era chiesto cosa l'avesse fatto dubitare fino ad allora. Il ragazzo era poco più grande di lui, ma era già molto conosciuto come produttore e manager e aveva già lanciato alcuni talenti emergenti, con successo.
Gli era piaciuto subito il suo approccio, l'aveva fatto parlare senza interromperlo, di sé stesso, di quello che gli piaceva e di come vedeva l'arte e la musica.
Dopo quel primo incontro si erano rivisti tutti i giorni per una settimana, approfondendo quella conoscenza ed imparando a rispettare il mondo l'uno dell'altro, fino a trovare una connessione che era diventata in maniera naturale una tacita collaborazione, senza bisogno di mettere niente nero su bianco.
Si trovavano tutti i pomeriggi, dopo che lui rientrava dal suo lavoro in banca, e passavano ore a cercare di fondere le loro esperienze e le loro emozioni per cercare il giusto equilibrio per accompagnare le parole che Giovanni aveva urgenza di esprimere.
C'erano emozioni che gli facevano ancora troppo male e che teneva implose in lui, ma i suoi occhi fremevano di passione e Alex era un buon osservatore.

"Cosa c'è Giovanni? Ti sei tirato indietro su quelle strofe, eppure stava andando tutto bene, qualcosa non va?"

Si è avvicinato, le mani sulle sue spalle massaggiandole lentamente, cercando di sciogliere quel nodo di tensione che sente contrarle.

"Non lo so, è come se non riuscissi più a trasformare le mie emozioni in parole, si bloccano in fondo allo stomaco e non trovano la strada per uscire. Non mi è mai successo, ed è terribile, proprio non capisco."

Alex legge lo sgomento nel suo sguardo, quella sensazione di smarrimento che lui per primo conosce così bene.

" Di cosa hai paura? Di quello che si trova qui? O di quello che conservi qui? "
Ha allungato una mano a toccargli prima la pancia e poi il petto all'altezza del cuore, lasciandola li, mentre Giovanni sente il battito accelerare per la forza delle sensazioni che lo agitano.

"Di tutto, potrebbe esserci qualcosa di orribile in me di cui non ho consapevolezza, ho fatto del male volutamente alle persone che amo, pensi che possa essere reale essere una persona cattiva e non averne coscienza?"

Alex sorride, quente volte si è trovato nella stessa situazione e quante volte non ha trovato risposta alla stessa domanda.

"Benvenuto nel club Giovanni. Non hai niente di sbagliato, sei semplicemente umano e fragile. Tu però hai un vantaggio, puoi far sì che queste tue debolezze servano a qualcuno, tirandole fuori e mettendole in musica. Sono proprio le fragilità che la gente cerca da noi artisti, per potersi immedesimare. I nostri errori possono essere d'aiuto agli altri, per identificarsi e sentirsi parte di qualcosa. Feriamo tutti i giorni le persone che amiamo, più o meno consapevolmente. Devi solo lasciar parlare le tue emozioni, anche se dolorose, lasciale vivere come se non facessero più parte di te ma avessero una storia loro, solo così potrai trovare una ragione."

Sentire quelle parole ed avvertire il calore della sua mano appoggiata sul petto lo tranquillizza e lo fa sentire compreso. Deve fidarsi delle proprie percezioni e lasciare andare il flusso senza bloccarlo, anche se doloroso.
Ed è inevitabile per la sua mente tornare a quel giorno di tre anni prima, quando tutto era iniziato ed i suoi occhi per la prima volta avevano incrociato quelli di Giulia, non riuscendo più a staccarsene.

"Hey bro, che ne dici se ci fermiamo in questo bar? Sono ore che siamo in giro per trovare quel cavolo di regalo per tua sorella, sembra che si sposi solo lei al mondo, che sarà mai?"

Guardo Daniele sorridendo, lo so che lo sto facendo impazzire ma devo trovare il tappeto con le stampe che lei cerca, da mettere nella sua nuova casa di Londra dove si trasferirà dopo il matrimonio, e deve essere proprio quello che lei vuole, su questo sono inflessibile.

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